Il disastro annunciato all’Ospedale del Mare di Napoli, il “fiore all’occhiello” della Regione Campania, e il completo collasso dell’area parcheggio che solo per un miracolo – degno di un San Gennaro tornato in forma dopo il fresco mancato ‘scioglimento’ – non ha causato vittime, visto che erano le 6 e 30 della mattina.
Annunciato – quel disastro – da oltre un anno.
MOZZICONI GALEOTTI
Per la precisione dal 6 ottobre 2018, quando la ormai classica bomba d’acqua da 4-5 minuti rischiò di provocare un’altra devastazione, con l’allagamento di interi reparti e strutture.
I vertici dell’Azienda sanitaria locale, come al solito, cercarono di mettere una pezza a colori: tutto causato dai mozziconi di sigarette che aveva intasato le condotte.
Da “Scherzi a parte”.
Più nel dettaglio cercò di scendere il commissario straordinario dell’ASL, Ciro Verdoliva, l’uomo ovunque nella sanità campana da quinto mondo. “Le strutture – osservò pensoso – vanno gestite e adeguatamente manutenute. Le superfici terrazzate devono essere ripulite da materiali che possono creare inopportuni intasamenti”.
Sarebbe stato più preciso un alunno delle elementari.
Pensate che qualcuno abbia mai avviato un’inchiesta? Che la magistratura abbia puntato i riflettori? A quanto pare nulla, zero assoluto.
L’unico a puntare i riflettori è stato l’avvocato Gennaro Oliviero, che di sanità se ne intende, avendo per anni ricoperto la carica di commissario straordinario al celebre istituto per i tumori di Napoli, il “Pascale”.
Mandò in rete un significativo post, Oliviero: “Indagate su progettisti e costruttori”.
Pare davvero difficile, ora, mettere i mozziconi di sigarette sul banco degli imputati. O puntare l’indice contro le condotte che perdono un po’ troppo.
Ha scritto la Voce (potete leggere l’articolo linkando in basso) quel 6 ottobre 2018: “Lavori arcimilionari per gli appetiti di progettisti e costruttori, che si sono potuti esibire perfino in strutture di acciaio per passare tra padiglioni e reparti”.
CHI HA FIRMATO L’OSPEDALE CHE SUBITO CROLLA?
Corre ora d’obbligo la domanda: chi ha mai progettato e costruito la faraonica struttura, inaugurata dall’ex presidente della Regione Stefano Caldoro, berlusconiano doc, e re-inaugurata pochi mesi dopo dal suo successore, il Governatore-Zar Vincenzo De Luca?
Così scriveva, il 13 marzo 2015, il sito Soldionline: “La inaugurazione è avvenuta alla presenza del presidente Stefano Caldoro, del sindaco Luigi De Magistris, del prefetto Gerarda Pantalone, del cardinale Crescenzio Sepe. La struttura è stata realizzata dal gruppo ASTALDI, mentre la progettazione, costruzione e messa in servizio di tutta la componente impiantistica è stata curata da NBI, una società del gruppo Astaldi”.
Il gruppo Astaldi, da anni, è in fase di liquidazione (parlando di acque & perdite…).
Ma sbirciamo l’attuale pedigree di NBI. Si tratta di una società “specializzata in impiantistica industriale e civile, costruzioni integrate, manutenzione impiantistica, efficientamento energetico. Nelle manutenzioni impiantistiche NBI risponde a tutte le esigenze legate per i settori della Sanità, delle infrastrutture, Direzione, Commerciale, Industriale”. E viene ulteriormente sottolineata “l’esperienza particolarmente significativa in ambito ospedaliero e in generale nella gestione specialistica di asset tecnologici e utilities”.
Perché non aggiungere qualcosa sulle esperienze maturate in tema di parcheggi?
E a proposito di parcheggi, l’allarme sullo stato del martoriato sottosuolo partenopeo e sulla realizzazione di aree ad hoc suona, a Napoli, da oltre un ventennio.
20 ANNI FA, IL PARCHEGGIO KILLER DELLA PRETURA
E’ infatti proprio di venti (20) anni fa un’altra storia che ha dell’incredibile. E che la Voce documentò con un’inchiesta di copertina titolata “Jurassic Parking”. Ve ne riproponiamo la lettura a seguire.
Già allora emergevano clamorose responsabilità a carico di progettisti e costruttori (nonché amministratori comunali) che non hanno subito alcuna conseguenza – of course – per quanto rischiava di succedere. Sì, perché allora si riuscì ad evitare il crollo del parcheggio che era stato realizzato nel cuore antico di Napoli, nel piazzale antistante la vecchia Pretura.
Solo una denuncia preventiva, firmata dal geologo Riccardo Caniparoli, fece evitare il peggio.
Era la spia di una situazione che investe tutto il fragilissimo sottosuolo partenopeo. Messo a durissima prova dall’impatto di devastanti opere pubbliche. Come è stato per la Linea Tranviaria Rapida – la famigerata LTR – ideata per i Mondiali 1990 di calcio e per fortuna abortita.
Ma proseguita, quella maledetta Linea, sotto mentite spoglie anni dopo, con la realizzazione della Linea Metrò numero 6 che squarcia Napoli.
Una linea killer su cui la Voce ha scritto decine di articoli e inchieste. Una linea denunciata altrettante decine di volte da Riccardo Caniparoli, sempre lui. Un architetto dalla schiena dritta, e proprio per questo “ambientalmente incompatibile” (come è capitato, ad esempio, con l’ex capo della procura di Napoli Agostino Cordova), visto che si è trasferito, per sua volontà, a Massa Carrara.
IL METRO’ CHE SQUARCIA NAPOLI
I j’accuse di Caniparoli erano (e sono, visto che è di prossima uscita un volume-denuncia) estremamente circostanziati e documentati: i lavori per il Metrò mettono a repentaglio la tenuta del tessuto urbano di Napoli, soprattutto quel centro storico che vive in condizioni precarie, mai ‘curato’ a dovere con adeguate, decise opere di manutenzione strutturale.
Gli effetti si sono visti nel corso degli anni.
Interi quartieri a rischio, lesioni e crepe sui muri dei palazzi, come è successo addirittura a pochi metri da piazza Municipio, dove ha sede il Comune guidato dal sindaco Luigi de Magistris (l’inchiesta avviata nel 2009 dalla magistratura partenopea è abortita dopo neanche un anno). Poi chiese transennate e da anni impraticabili. Fino ad un’altra tragedia sfiorata, sei anni fa, quando è crollata un’intera ala di ‘Palazzo Guevara’ lungo la storica Riviera di Chiaia.
I lavori per ripristinarne l’uso completo sono ancora in corso, come è in corso il processo per il crollo che solo per prodigio – anche allora, nel 2014 – non ha causato vittime.
Ma fino a quando San Gennaro continuerà a farne, di miracoli geologici?
P.S. Nel corso della trasmissione Tagadà è stato precisato che la realizzazione dell’Ospedale del Mare risale al 1998 e il termine dei lavori è del 2004. A quegli anni, infatti, risalgono idee e progetti iniziali.
Ma il primo taglio del nastro (doppio, come raccontato: prima Caldoro, poi De Luca) si è verificato solo nel 2015. Qualche annetto più tardi.
C’è chi fornisce una spiegazione per un intervallo così lungo, tra le prime idee progettuali e l’esecuzione a distanza di tanti anni. Sono alcuni ‘pentiti’, che hanno parlato di interramento (e/o cementificazione), proprio in quei suoli, di vittime di camorra.
Ma questa è un’altra storia…
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