Giallo Moro.
Le ultime novità (comunque vecchie di 42 anni) arrivano da Fregene. Qui, stando ad un polveroso verbale della Digos, sarebbe stato tenuto prigioniero lo statista DC prima di essere eliminato.
A riesumare quel verbale è un giornalista e blogger, Paolo Brogi, che si pone e pone tutta una serie di interrogativi (li potete leggere a seguire). Buoni, comunque, per smuovere le acque in uno dei misteri di Stato più bollenti, dopo che la giustizia ha fatto clamorosamente flop e anche i risultati dell’ultima commissione d’inchiesta hanno cavato nemmeno un ragno dal buco.
Ma la verità storica è sotto gli occhi di tutti. Pur se i maitre a penser di casa nostra, i Paolo Mieli e i Giuliano Ferrara di turno, non riescono neanche a intravederla, abbagliati dalla convinzione che siano state le sole Brigate Rosse a organizzare il tutto.
Quando perfino lo 007 americano Steve Pieczenick, l’inviato speciale di Henry Kissinger per affiancare l’allora ministro degli Interni Francesco Cossiga, ha spiegato fin dal 2007 per filo e per segno come sono andate le cose sia al giornalista francese Emmanuel Amara, che ai nostri Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato, autori dell’epico libro verità “Doveva Morire”.
Un personaggio che tutti i media di casa nostra hanno preferito ignorare, Pieczenick, dimenticando e mandando in soffitta le clamorose rivelazioni fatte dall’agente della CIA che ha co-diretto (insieme a Cossiga) quel “Comitato di Crisi” composto da 9 piduisti su 11: un Comitato che doveva organizzare la “non liberazione” di Aldo Moro, decretandone quindi la morte.
Sulla questione-covo è sono stati scritti fiumi di inchiostro. Di seguito potete leggere la pista-Fregene, riesumata, come detto, da Paolo Brogi.
Che nulla cambia alla sostanza del giallo: Moro doveva morire, quel compromesso storico non doveva mai essere fatto.
Aldo Moro fu detenuto e ucciso a Fregene? Il verbale dimenticato
L’ultima prigione di Moro era a Fregene? È un verbale del 10 maggio 1978 a suggerire questa possibilità. Redatto a poche ore di distanza dal ritrovamento del corpo di Moro in via Caetani a Roma questo verbale riguarda un giovane studente non ancora diciottenne che il 10 maggio si presentò spontaneamente in Questura a Roma per riferire quanto aveva visto la mattina precedente a Fregene.
Il verbale è intestato Digos ed è redatto da Nicola Simone alle ore 9,05. Ad essere sentito come testimone è il giovane Sergio Massa, residente a Roma, studente poco più che diciassettenne. Il 9 maggio con la sua fidanzata (Giuseppina R.) visto che era bel tempo Sergio Massa aveva deciso di non andare a scuola e a bordo della sua vespa, dopo essere passato sotto casa della ragazza a prenderla, si era diretto al mare, a Fregene. Partito alle 7,30 era arrivato viaggiando a velocità moderata alle 8,30.
Giunti alla rotonda d’arrivo al mare i due erano proseguiti a destra per parcheggiare infine lo scooter all’altezza di uno stabilimento balneare militare seguito da quello del dopolavoro dei finanzieri. A separare i due impianti una stradina, percorsa la quale i due erano finiti a ridosso di un muretto prospiciente il mare.
Il tempo si era però rapidamente guastato e i due, consumata la pizza che avevano con sé, stavano già per tornarsene indietro quando sono stati sorpresi da un rumore di passi che veniva dalla stradina posta tra i due stabilimenti balneari. Impaurito il ragazzo dice di aver sbirciato allora oltre il muretto e di aver così visto un giovane che veniva verso di lui con passo spedito. Erano circa le 8,55.
“Ho avuto l’impressione – precisa Sergio Massa nel verbale – che avesse notato la mia vespa lì parcheggiata e volesse rendersi conto di c’era intorno. Infatti mi ha visto e, subito, ha abbassato gli occhi, si è voltato indietro e, a passo spedito, si è avviato verso un’autovettura , da me notata solo in quel momento, una Renault 4 di colore rosso amaranto o comunque un tipo particolare di rosso, che penso possa definirsi amaranto, con la carrozzeria piuttosto sporca , impolverata, della quale non ho notato la targa. Preciso che quella macchina era ferma nel punto in cui la stradina sabbiosa cessa di essere percorribile perché dopo diventa spiaggia; la stessa autovettura, e questo particolare mi ha colpito, era parcheggiata con la parte posteriore verso la spiaggia . Praticamente l’auto era entrata nella stradina a marcia indietro”.
Dopodiché mentre il giovane risponde alla ragazza su quanto sta succedendo, non appena rialza la testa sopra il muretto vede l’auto partire in direzione della strada asfaltata antistante che conduce verso il centro commerciale di Fregene. I due giovani erano restati sul posto ancora per una ventina di minuti e poi avevano deciso di tornarsene a Roma. Quando però il ragazzo ha preso a spingere a piedi la sua vespa verso il vialone ha visto che all’inizio del parcheggio dello stabilimento dei finanzieri ora era sopraggiunta anche una Giulia bianca. Il ragazzo aggiunge infine di aver visto nelle vicinanze anche una Fiat 850 di colore verde con a bordo un uomo, che poi era ripartita.
Seguono nel verbale alcune domande e relative risposte. Nella prima il ragazzo descrive il giovane della Renault rossa. Lo tratteggia come “uno tra i 25 e 28 anni, alto all’incirca 1,68, fisicamente piuttosto piazzato, tarchiato come chi pratica culturismo e pesistica, capelli corti non curati di colore nero, corti però in senso attuale e non alla militare, aveva barba folta e piena di colore nero, con baffi dello stesso colore piuttosto folti, tanto che le labbra si vedevano appena, la parte superiore della fronte era coperta dai ciuffi dei capelli che come ho detto non erano curati, le sopracciglia erano folte e nere, il naso era pronunciato, degli occhi non so precisare il colore ma certamente non erano chiari. Lo stesso giovane indossava un giubbotto di pelle, di colore marrone chiaro, sotto aveva qualcosa di chiaro, non so se una camicia o qualche altro indumento, senza cravatta, i calzoni erano neri, non posso descrivere le scarpe perché da dove guardavo non sono riuscito a vederle, come tipo mi è parso piuttosto rozzo”.
Sergio Massa descrive poi anche l’uomo della 850, come uno tra i 35 e i 40 anni, alto 1,70, mingherlino, con occhiali. Al teste vengono allora sottoposte le foto di presunti brigatisti rossi, la sua attenzione si sofferma su un romano di 32 anni, tale L.L., che poi interpellata la Questura di Verona pare non essersi allontanato quel giorno dalla città in cui presumibilmente era andato a vivere. Di più, oltre al nome per esteso del presunto brigatista, non si apprende dal verbale.
Il 19 maggio 1978 la Digos riferisce alla Procura della repubblica presso la corte d’appello di Roma in relazione alle dichiarazioni di Sergio Massa e a una serie di accertamenti successivi effettuati a Fregene. Dopo aver ricordato che lo studente ha creduto di riconoscere in un brigatista romano residente a Verona il giovane della R4 – riconoscimento invalidato però dalle verifiche in loco dalla polizia di Verona di cui non viene fornita però alcuna documentazione – vengono relazionati una serie di accertamenti relativi all’auto R4 (una R4 targata MC 95137 era stata rubata il 1 marzo a Roma in via Federico Cesi, come aveva denunciato il suo proprietario, il marchigiano Filippo Bartoli). Sono relativi a Fregene e all’immediato litorale.
Gli accertamenti ci cui la Digos dà conto alla Procura riguardano il gestore di una pompa di benzina Agip a Fregene, Franco Frioni, che il 5 maggio aveva rifornito una R4 rossa. L’auto proveniva da via Lerici, che è di fronte al distributore Agip, e dopo essere stata rifornita (litri 10 con 5000 lire) era proseguita su via Castellammare sud.
Frioni ricordava l’auto come di color amaranto e piuttosto sporca, purtroppo non era in grado di fornirne la targa. Quanto al conducente il benzinaio lo descrive come uno sui 30-.35 anni, barba e baffi folti di colore scuro, capelli ricci fin sopra le orecchie. Il Frioni non l’aveva mai visto in precedenza. Dice anche di non aver rilevato accenti particolari.
Un altro teste, Armando Solidani aveva invece incrociato tra Maccarese e Fiumicino l’8 maggio una Renault rossa targata Mc. Stesso avvistamento è stato fatto da Antonietta Agostini, sempre per una R4 targata Mc, stavolta a Fregene. I titolati di una tabaccheria di Fregene, Giovanni e Vittorio Bitelli, avevano a loro volta riferito sulle compere nel loro negozio da parte di una donna mai vista in precedenza.
Tra le carte dell’inchiesta, sempre in relazione alla R4, compare infine una nota così concepita: “Fonte attendibile che non intende venire allo scoperto, riferisce che nella notte precedente il rinvenimento del cadavere di Aldo Moro, verso le 01,30-0,2 è transitata al casello autostradale della Roma Civitavecchia, in uscita per Maccarese Fregane, auto R4 Renault, colore rosso,. Sui sedili posteriori alcuni giornali dell’estrema sinistra. Occupavano il veicolo due persone: alla guida un uomo 25-30 anni, bruno, barba crescente, carnagione chiara, parlava con voce roca e accento spiccatamente romano, indossava jeans e un maglione grigio girocollo. Una donna dai capelli lunghi, biondi, piuttosto avvenente, sui 25 anni, indossante una gonna (il teste non ha potuto vedere di più perché la donna era in ombra)”. A firmare la nota è il dirigente del C.O.T., centro operativo telecomunicazioni della Questura di Roma, V:Sucato, la nota è diretta al dirigente della Digos di Roma.
C’è infine un ulteriore documento, è un rapporto per la Squadra Mobile, su Fregene nord litorale, ed è relativo ad accertamenti sulle ville della zona nord di Fregene. Lelenco scorre tra le ville, in genere abitate solo d’estate, tra via Santa Marinella e via Marina di Pisa passando per via Sistiana. Un arido elenco di ville, perlopiù disabitate, con poche annotazioni ma anche qualche suggestione come quella di scoprirvi iscritti alla P2 (che nel 1978 erano ancora da svelare, il famoso elenco sarebbe divenuto pubblico solo nel 1981)…Fermiamoci qua.
Riassumiamo dunque. La famigerata R4 ha circolato per Fregene a partire almeno da cinque giorni prima della morte di Aldo Moro. Com’è noto Aldo Moro fu trovato al momento del rinvenimento con la carnagione piuttosto abbronzata, che mal si addice con 55 giorni passati una cella chiusa come quella raccontata per il covo di via Montalcini a Roma. Dove aveva preso quel sole?
L’R4 e gli abiti di Moro portavano segni di una sabbia che non appartiene certo a quella di Ostia-Coccia di Morto come la famosa sabbia del depistaggio raccontata nelle versioni “ufficiali” dei brigatisti rossi. La sabbia sull’R4 e nel risvolto dei pantaloni di Moro è di un tipo diverso da quella di Ostia-Coccia di morto, è più scura ed èì rintracciabile solo nel litorale più a nord della provincia di Roma.
Secondo le ipotesi di Sergio Flamigni l’ultima prigione sarebbe stata allora nell’area costiera di Ladispoli. E non potrebbe essere molto più semplicemente a Fregene, in una delle tante ville in genere chiuse durante le stagioni non estive? Ed è lì che è stato ucciso Aldo Moro?
PAOLO BROGI
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