Un autentico ceffone ai familiari delle 140 vittime nella strage del Moby Prince, incendiato nella rada di Livorno la sera del 10 aprile 1991.
Il tribunale civile di Firenze ha negato il naturale risarcimento a quei familiari, vittime innocenti nella collisione fra il traghetto della Navarma e la petroliera Agip Abruzzo di proprietà della Snam.
E ciò nonostante dai lavori portati avanti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sia emerso con chiarezza che i vertici di Navarma e Snam avevano trovato un accordo per risarcire sia i familiari (la Navarma) che lo Stato per i danni ambientali prodotti (la Snam).
La non risarcibilità è stata sentenziata dal giudice gigliato Massimo Donnarumma che ha messo nero su bianco: “Il caso sottoposto alla nostra cognizione deve ritenersi prescritto per il decorso termine di due anni dalla data della sentenza di appello finale del tribunale di Firenze del 5 febbraio 1998, divenuta irrevocabile”.
Per Donnarumma le conclusioni alle quali è giunta la Commissione parlamentare non spostano il contesto di una virgola. “Non ha disvelato – sostiene – verità e certezze nuove”, ma si tratta solo di “un atto politico che non supera quanto è stato già accertato a livello penale”.
Di parere diametralmente opposto le due associazioni di familiari che si sono costituite in giudizio. Sottolinea il presidente di una, Loris Rispoli: “Le conclusioni della Commissione d’inchiesta per noi sono molto importanti perché hanno fatto emergere il documento in cui Navarma e Snam si accordarono per pagare i risarcimenti, senza approfondire a chi spettasse la responsabilità. E abbiamo certezze che sia stata una strage e ora la magistratura deve mettersi all’opera per stabilire la verità”.
Non l’ha fatto per 29 anni, c’è da sperarci ora?
Da rammentare il contesto nel quale maturò la strage. Quella stessa notte era terminata la guerra d’aggressione degli Usa in Iraq: e nella rada di Livorno c’era un intenso movimento di imbarcazioni, con ogni probabilità cariche di armi, anche tenuto conto della presenza, nell’area, della base americana di Camp Derby, epicentro di quei traffici
Ben difficile, dunque, far luce sui veri responsabili di quella strage, visti i possibili, grossi coinvolgimenti anche internazionali.
Va anche rammentata l’assoluta inadeguatezza dei processi, che non hanno tenuto conto di una serie di fatti in parte invece emersi nel corso dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta: uno dei rari casi in cui una Commissione ha funzionato a dovere.
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