Ha lasciato tutti a bocca aperta per la sceneggiata sulla percentuale di efficacia del suo vaccino, rimbalzato nel giro di poche ore dal 90 poi al 70 quindi di nuovo al 90 per cento.
Si tratta di AstraZeneca, il colosso farmaceutico britannico-svedese che corre per tagliare da vincitore il nastro nella corsa al vaccino, l’affare del secolo. Suoi competitor principali, ad ora, le statunitensi Pfizer e Moderna, che hanno dato vita, nei giorni scorsi, ad un’altra sceneggiata a colpi di 90, 94 e 94,5 per cento.
Vergognose sfide sulla pelle dei cittadini di tutto il mondo, solo per vedere crescere in modo vertiginoso ed in tempo reale i loro profitti.
Emblematico il caso del CEO di Pfizer che, come nel mitico film di Woody Allen, “Prendi i soldi e scappa”, appena annunciato il grande risultato che ha visto l’exploit in borsa, è corso all’incasso, guadagnando 9 volte quanto aveva investito!
Ottima indagine per FBI, SEC, FDA, sempre sollecite nell’aprire inchiesta e stavolta – fino ad ora – con le mani in mano.
BANCHE & MISTERI AZIONARI
Ma vediamo ad AstraZeneca. Che presenta subito una incredibile somiglianza con Pfizer, visto che anche il suo CEO, come quello di Pzifer – Albert Bourla – è un veterinario. Laureato all’università di Atene, quello della multinazionale a stelle e strisce; all’Ecole nationale veterinaire d’Alfort a Maisons-Alfort, a sud di Parigi, il secondo, ossia il condottiero di AstraZeneca, il sessantunenne francese Pascal Claude Soriot.
Ma c’è subito un altro denominatore comune, tra le due star di Big Pharma.
Oltre la metà della platea azionaria (l’altra metà è del tutto ignota) è rappresentata, anche stavolta, da banche, assicurazioni e soprattutto i ricchi fondi d’investimento di mezzo mondo, veri re nell’odierno panorama finanziario internazionale.
Eccoli in rapida carrellata:
Solo un cenno storico – non proprio incoraggiante – sulla londinese “Legal & General”. Ad inizio anni ’80 il suo Ceo, Ron Peet, fu uno dei protagonisti nella campagna di promozione del famigerato Talomide. Se il buongiorno si vede dal mattino…
AstraZeneca, comunque, nasce più di vent’anni fa, aprile 1999, dalla fusione della svedese Astra AB, all’epoca specializzata in farmaci gastrointestinali, cardiovascolari, per la respirazione e per l’anestesia, con la londinese Zeneca Group PLC, a sua volta impegnata nella produzione di farmaci oncologici, per il sistema nervoso centrale, cardiovascolari e per la respirazione.
Oggi AstraZeneca è presente in circa 100 paesi con 58 mila dipendenti. A seguire potere leggere l’elenco di tutte le società partecipate e controllate a livello internazionale.
Eccoci ora ad una panoramica ‘legale’, la ‘fedina penale’, vale a dire la lunghissima sequela di sanzioni, multe, condanne, contenziosi giudiziari che hanno costellato i vent’anni di vita della star di Big Pharma, la quale con la partnership scientifica dell’Università di Oxford e quella di non si sa bene quale tipo fornita da un istituto di Pomezia, intende aggiudicarsi la corsa stramiliardaria al vaccino.
Un elenco forse noioso, burocratico: ma molto utile per fornire ai lettori-cittadini una interpretazione di come funzionano le cose nell’universo di Big Pharma e, ora, per la corsa al vaccino che dovrebbe garantire la salute di tutti ma – in queste condizioni di ‘gara’ – sembra un vero terno al lotto, giocato appunto sulla pelle dei cittadini di tutto il mondo.
Andiamo per ordine cronologico.
2003 – AstraZeneca Pharmaceuticals LP si dichiara colpevole presso il tribunale distrettuale di Wilmingam, nel Delaware, e accetta di pagare 355 milioni di dollari per risolvere accuse penali e responsabilità civili relative ai prezzi dei farmaci ed in particolare dello Zoladex, usato soprattutto per il trattamento del cancro alla prostata.
2007 – Caso Nexium. Al centro delle polemiche uno dei farmaci più popolari, l’omeoprazolo, usato come protezione per lo stomaco. AstraZeneca finisce sotto inchiesta con un’accusa gravissima: aver falsificato l’esito delle ricerche sull’efficienza del farmaco, incamerando illecitamente giganteschi profitti. Ad accusare la casa anglo svedese è Marcia Angell, docente di medicina sociale alla facoltà di Harvard e all’epoca redattore capo del New England Journal of Medicine.
2007 – AstraZeneca è implicata, con altre aziende farmaceutiche, nel caso ‘farmatruffa’ in Italia. La società patteggia per 900 mila euro da versare al Sistema Sanitario Nazionale che aveva truffato. I suoi informatori farmaceutici, infatti, avevano persuaso molti medici a redigere ricette false, alcune intestate anche a pazienti morti.
2007 – A giugno di quell’anno AstraZeneca mette a segno un colpo grosso, comprando una società che produce vaccini, Medimmune, sborsando 15 miliardi di dollari. Paga una multa salata per aver ‘strapagato’ l’azienda con una misteriosa operazione d’acquisto.
2008 – Nel mix giudiziario c’è anche spazio per un’indagine portata avanti dagli inquirenti svedesi per un conflitto di interessi relativo all’assegnazione del Nobel per la Medicina. Si tratta del candidato tedesco Harald zur Hausen, che aveva effettuato studi sul virus del papilloma umano. Un classico conflitto d’interessi, dovuto al fatto che AstraZeneca stava producendo due vaccini anti HPV molto profittevoli brevettati dal ricercatore.
2009 – AstraZeneca viene dichiarata colpevole di frode da una giuria del Kentucky, per aver gonfiato i prezzi dei suoi farmaci. La sanzione sfiora i 15 milioni di dollari.
2010 – AstraZeneca LP e AstaZeneca Pharmaceuticals LP pagano 5 milioni e mezzo di dollari per spedire sotto la naftalina le accuse secondo cui le società hanno commercializzato illegalmente il farmaco antipsicotico Seroquel, in condizioni non approvate dalla Food and Drug Administration.
2010 – L’accusa, questa volta, coinvolge non solo AstraZeneca, ma anche altre due big del settore, Novartis e GlaxoSmithKline, per aver gonfiato in modo artificioso i prezzi dei propri prodotti. Gli artifici messi in campo prevedevano anche triangolazioni con le Hawaii. La multa è da 10 milioni di dollari, equamente divisa in tre.
2010 – AstraZeneca accetta di pagare 2 milioni e mezzo di multa per aver violato il False Claim Act, una delle più rigorose leggi statunitensi in materia dei prezzi alla vendita.
2010 – La società accetta di pagare una multa da 505 milioni di dollari in un caso che coinvolge il complesso sistema di contabilità fiscale interaziendale. In soldoni, AstraZeneca dichiara di realizzare il 70 per cento dei suoi profitti all’estero e quindi paga le tasse all’estero. Un sistema considerato abusivo negli Usa (ma ad esempio non ancora da noi in Italia, vedi il caso Fiat), e da qui la sanzione.
2011 – L’anno seguente la recidiva AstraZeneca incappa nello stesso reato, ossia la violazione del False Claim Act. Altra sanzione da 2 milioni e mezzo di dollari.
2011 – Un anno maledetto, per la casa farmaceutica, costretta ad ingoiare un altro rospo da 800 mila dollari, per via di un sovrapprezzo ingiustificato praticato per il farmaco Zoladex. Stavolta l’accusa è ancor più grave: il procuratore generale della Florida Charlie Crist dichiara infatti: “non lasceremo che i nostri cittadini vengano ripuliti da aziende che imbrogliano i programmi finanziati dai contribuenti. Questo caso riguarda l’avidità e il vantaggio – scrive il giudice – di coloro che non hanno scelta nei farmaci che acquistano”. Si tratta del programma pubblico ‘Medicaid’.
2011 – C’è anche spazio, in quel 2011, per le discriminazioni sul lavoro. AstraZeneca, infatti, viene condannata al pagamento di 250 mila dollari a 124 donne che sono state oggetto di discriminazione mentre lavoravano al Philadelphia Business Center della società.
2013 – Il 10 giugno di quell’anno la procura di Milano chiude le indagini riguardo la cessione dei rami d’azienda da parte di AstraZeneca e – guarda caso – di Pfizer alla Marvecs Service Italia srl, che – ariguarda caso – era fallita due anni prima, ossia il 14 gennaio 2011. Si è poi rivelato un contenitore aziendale taroccato, Marvecs. Da qui l’inchiesta milanese. A gennaio 2014 i pm della procura meneghina Gaetano Ruta e Luigi Orsi rinviano a giudizio manager, consiglieri ed ex consiglieri delle due big, con l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta.
2013 – C’è il j’accuse dell’Antitrust italiano, che denuncia il comportamento di alcune star del settore farmaceutico, tra cui of course AstraZeneca, perchè “è venuto in rilievo l’abuso di posizione dominante di un’impresa che sfrutta le pieghe della regolazione per mantenere abusivamente una posizione di esclusiva”.
2013 – Il procuratore generale statunitense Jack Conway e i suoi uffici di controllo delle frodi e degli abusi di Medicaid annunciano un accordo da 5 milioni e mezzo di dollari con AstraZeneca Phrmaceuticals LP “per risolvere le accuse di commercializzazione ‘off-label’ dell’antipsicotico Seroquel: ancora lui. Ecco le accuse: “AstraZeneca ha promosso illegalmente gli usi off-label di Seroquel in bambini e adolescenti ben prima di stabilire la sicurezza del farmaco”.
Sembra il copione di oggi per il vaccino anti Covid.
2015 – AstraZeneca, ancora una volta, ammette le sue responsabilità e accetta di pagare una multa da 46 milioni di dollari e mezzo agli Stati Uniti sempre per aver taroccato i prezzi sul fronte del sistema pubblico “Medicaid”.
2015 – Il copione non cambia troppo con la successiva sanzione da 8 milioni di dollari per “reati relativi a contratti governativi”, stavolta in violazione del False Claim Act.
2016 – L’anno successivo arriva la sanzione da 5 milioni e mezzo di dollari per “reati connessi alla concorrenza”. Una brutta storia che vede coinvolte le filiali di AstraZeneca in Cina e in Russia.
Vi basta per capire l’affidabilità di AstraZeneca nel produrre quei vaccini che salveranno il mondo?
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