Il nuovo capo della Casa Bianca (per ora, viste le tante inchieste avviate sul voto e il prossimo riconteggio per la Georgia) Joe Biden ci impiega ben poco a “gettare la maschera” e a mostrare il suo vero volto, mettendo in campo una task force, il cosiddetto “Transition Team” che nei suoi sogni dovrebbe emulare le prodezze del più noto dream team del basket a stelle e strisce.
Un “Team” tutto composto di star che fino a ieri hanno popolato i posti chiave in quella Silicon Valley tanto cara a clintoniani, obamiani e ora bideniani.
Nonché i posti chiave del sistema che ruota intorno a Wall Street, i colossi finanziari tipo Goldman Sachs e le banche di maggior peso.
Come volevasi dimostrare. Al subitaneo appello di mister Biden rispondono all’unisono gli uomini che formano e danno corpo a quel “Deep State” che ormai detta legge negli Stati Uniti (e non solo) da un ventennio ed al quale Donald Trump – pur con tutti i suoi macroscopici difetti e magalomanie – intendeva assestare un colpo mortale.
I TANTO DEMOCRATICI “SOCIAL”
Vediamo quindi come si sta mettendo in campo il Team, per ammazzare quel poco di democrazia sempre più agonizzante e seppellire i diritti dei cittadini.
Partiamo dal dorato mondo dei social e tuffiamoci nella Silicon Valley.
GOOGLE – Ai vertici del nuovo sistema griffato Joe Biden, secondo un’anticipazione del Financial Times, si collocherà Eric Emerson Schmidt, ossia mister Google. 67 anni, nato a Washington, è il vero padre del colosso, amministratore delegato dal 2001 al 2011 e poi presidente del consiglio d’amministrazione.
Nella classifica stilata da Forbes è tra i più ricchi del mondo, occupa la posizione numero 119, con un patrimonio valutato in 11,1 miliardi di dollari. Sangue democratico doc nelle vene, ha curato la campagna elettorale di Hillary Clinton per le passate presidenziali, mentre in questa ha provveduto a dirigere l’orchestra di Alphabet Inc. Legatissimo agli ambienti del Dipartimento della Difesa fin dai tempi della presidenza di Barack Obama, conta tra i suoi big friends il governatore di New York e rampante democratico Andrew Cuomo. Attualmente Schmidt è Chairman del DoD’s Defence Innovation Advisory Board, poltrona non da poco.
APPLE – Passiamo a Cynthia Hogan, una star di Apple. Altra democratica di provatissima e incrollabile fede. E’ già stata alla corte di Joe Biden dal 2009 al 2013, quando ricopriva la carica di vicepresidente con Obama. E negli scorsi mesi di campagna elettorale è stata uno degli elementi di punta. Sette anni fa, nel 2013, ha ricoperto due importanti incarichi: uno come vicepresidente della commissione di affari pubblici per sovrintendere alla “National Football League”; e l’altro, sempre all’interno della stessa commissione, per occuparsi dei rapporti del Governo con Apple. E proprio in quel periodo è sbocciato l’amore con il colosso dell’hi tech. Un sogno coronato con le nozze celebrate nel 2016, quando inizia la sua ascesa in azienda, andando ad occuparsi, guarda caso, dei rapporti con il Governo. Nei tanto democratici States, come si vede, ci si può occupare dello stesso tema, da una parte o dall’altra della barricata. Scalata compiuta, per l’avvocato sessantaduenne Hogan, con la conquista della vicepresidenza di Apple. Fino all’odierno arruolamento nelle postazioni di vertice del Team made in Biden.
FACEBOOK – E’ la volta di un’altra donna che va di gran carriera. Si tratta di Jessica Hertz, pezzo grosso di Facebook ora volata nella task force allestita da mister Biden per piantare subito radici alla Casa Bianca. Si occuperà, d’ora in poi, di “questioni etiche”. Una nomina che sta suscitando non poche ire nelle frange (ormai poche) della sinistra all’interno del partito democratico. Hertz sarà il responsabile per la “applicazione, la supervisione e la conformità” del piano etico che il team ha appena presentato. Un piano che – secondo i rumors – intende seguire le linee guida che l’ex presidente Obama istituì per ‘limare’ il ruolo dei lobbisti all’interno dell’amministrazione. Come è successo nel caso Hogan, anche stavolta il copione è simile: per Facebook Hertz si è occupata dei rapporti con il Governo, così come adesso si occuperà di quelli governativi con Facebook. Il gioco delle due carte, tra amici.
TWITTER – Passiamo ad un’altra grossa pedina nello scacchiere super social. Ed eccoci a Twitter, dalle cui fila arriva per popolare l’agguerrito Team un altro big: è Carlos Monje, che ha fino a poche settimane fa diretto le politiche pubbliche di Twitter. Quindi, tanto per cambiare, la solita musica: in precedenza era l’interfaccia della super azienda con il governo. Quale sarà, d’ora in poi, il nuovo incarico nel Team? Co-presidente per la politica delle infrastrutture. Siamo sempre lì…
Un poker d’assi, dunque, nelle larghe mani di Joe Biden.
E a questo punto emerge in tutta la sua ora lampante chiarezza il disegno portato avanti in questi mesi dai potenti social e padroni di Big Data e Big Tech: osteggiare in modo sfrontato, addirittura con incredibili censure, Donald Trump, tirando la volata alle truppe bideniane.
TUTTI I BANKSTER, POSTAZIONE PER POSTAZIONE
Passiamo, adesso, al mondo dei Banksters, come è titolato un recente volume che sta spopolando negli Usa.
Ecco cosa scrive il sito Breibart: “Wall Street e le più grandi banche statunitensi, dopo aver speso una fortuna per spodestare il presidente Trump, stanno ottenendo punti chiave nel team di transizione del democratico Joe Biden ideato prima della certificazione delle elezioni presidenziali. L’elenco comprende ex dipendenti di Wall Street e coloro che hanno legami con Wall Street. Molte delle grandi banche con collegamenti ai membri del team sono stati i principali donatori di Biden”.
Come del resto in colosso Pfizer, controllato dalle banche.
Si parte con Goldman Sachs Group Inc., la corazzata della finanza a stelle e strisce. Dalle sue fila, infatti, proviene Jake Siewert, che – come nelle più classiche porte girevoli e sempre dorate – ha prima prestato ‘servizio’ alla Casa Bianca di Bill Clinton, poi al Dipartimento del Tesoro nell’era Obana, quindi è passato nell’orbita Goldman Sachs in posizioni apicali: per far rientro, oggi, nella sempre ospitale magione dei Democratici, odierno padrone Joe Biden.
Sempre Goldman Sachs nel prestigioso curriculum di Gary Gansler, “uno dei principali regolatori di Wall Street nell’amministrazione Obama”, come viene definito dagli amici, tra i principali consulenti di Hillary Clinton nella sua sfortunata corsa alla Casa Bianca. Docente alla MIT Sloan School of Management, Gansler si occuperà all’interno del Team di Federal Reserve, Banking and Securities Regolators: roba di grossa sostanza.
Non è finita. Perchè in arrivo da Goldman Sachs sta per approdare ai lidi democratici una rampante finanziera, la trentanovenne Margaret Anadu, il cui nome potrebbe anche rappresentare la sorpresa nel prossimo esecutivo di gennaio, per una rilevante poltrona economica. Fino a ieri Anadu si occupava delle iniziative di investimento urbano per il colosso finanziario yankee.
Da un dipartimento urbanistico all’altro, eccoci in compagnia di un’altra democratica in fase di lancio, Marisa Lago, di evidenti origini italiane. Ha lavorato, infatti, al Dipartimento di Urbanistica di New York City e in precedenza ha supervisionato la conformità globale presso Citigroup.
Un altro amicone arriva dal Dipartimento del Tesoro. Si chiama Don Graves, ed ha lavorato per anni (fino a qualche mese fa) per la KeyBank. Ma anche al servizio diretto, in precedenza, dello stesso Biden, in qualità di direttore della politica interna ed economica.
Dalle fila dell’accorsato think tank “Third Way” proviene Ellen Huges-Cromwick, già capo economista al Dipartimento del Commercio di Barack Obama e responsabile commerciale alla nota casa automobilistica Ford. Ottimo e abbondante, per entrare a vele spiegate nel Team pro Biden.
E sempre di Commercio si dovrà interessare per il nuovo inquilino della Casa Bianca Geovette Washington, docente all’Università di Pittsbourgh. In precedenza lady Washington ha lavorato come consulente generale e consulente politico presso l’Office of Management and Budget.
Nel sempre fruttuoso campo dei rapporti e delle relazioni con il governo ha lavorato, per conto di VISA, Arun Venkataraman, con importanti precedenti in qualità di direttore delle politiche presso il Dipartimento del Commercio (arieccoci) sotto Obama. Ora, of course, segue il Verbo di Biden.
Un Team nel quale faranno certo il loro trionfale ingresso altri grossi calibri, c’è da giurarne.
Una modesta proposta: perché non arruolare subito un dirigente di Pfizer, la star numero uno al mondo nel settore farmaceutico e oggi sugli scudi per il vaccino anti Covid efficace al 90 per cento?
Tanto i soci di Pfizer sono tutti, al 100 per cento, banchieri, finanzieri e assicuratori di grido. Proprio quei Banksters…
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2 pensieri riguardo “JOE BIDEN / TRUPPE IN CAMPO, DAI BANKSTER AI RE DI SOCIAL E BIG DATA”