Covid e pensiero divergente

L’angosciante decorso della pandemia si accompagna all’ambivalente binomio speranza-disillusione. Il primo round della disputa ottimismo-pessimismo si è concluso con il brusco ritorno alla realtà del dopo lockdown, della fase successiva all’illusione primaverile di aver concluso la fase 1 della pandemia con la vittoria degli italiani sul malefico coronavirus. Spiagge gremite, discoteche sovraffollate, rifiuto di mascherine, distanziamenti, precauzioni igieniche disattese: la stolta presunzione della collettività èdiventata diffusa incoscienza, sconfinata in forme di negazionismo suicida.  A smontare la fiducia nel rigore dei protocolli sicurezza ha contribuito la guerriglia scientifica intrapresa da virologi e scienziati a vario titolo, gli uni spinti a scongiurare il mancato rigore delle restrizioni, gli altri, per superficialità o perché cinghie di trasmissione del disfattismo antigoverno, dispensatori di menzogne, di negazione del Covid.
La coesione scientifica e politica, componente decisiva per contenere la pandemia, si è progressivamente sfaldata per obbedire a diverse scuole di pensiero, o peggio alla tutela di interessi ‘materiali’.  Scuole aperte o chiuse, stop a sport, cinema, teatri, discoteche, ristoranti, palestre, piscine, sagre paesane, matrimoni e funerali, feste private. Eventi proibiti o leciti, prima la salute o l’economia? Crisanti/Zangrillo, Fauci/Trump, mascherine, ma quali le protettive, pochi tamponi, vaccini a breve o chissà quando, eccetera, eccetera. Inevitabile la seconda ondata e delittuoso negarla, criminale cavalcare le violenze di piazza per legittimare la contestazione delle minoranze al governo. C’è tutto questo nel drammatico ritorno all’emergenza, a contagi, ricoveri e morti in aumento esponenziale, che impongono nuovi lockdown e severe riflessioni sull’anarchia, che per citare comportamenti estremi, racconta di una splendida giornata di sole vissuta da micidiali assembramenti dei napoletani nell’area del lungomare.

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