Salute, diritto negato

C’è da chiedersi: perché il più evidente caso di antipatia, sintesi di una presuntuosa spocchia, qual è il binomio Fiat-Juventus, goda di tifoserie oltre la cintura urbana e dintorni di Torino. Forse è un accostamento azzardato, ma la constatazione che troppi italiani non piemontesi contribuiscono al record di sudditi della cosiddetta ‘signora’ del calcio, molto somiglia al connotato parallelo di una storica dipendenza nostrana da chiunque, a qualsiasi titolo, detenga potere. Si può scommettere e vincere: se la Fiat avesse origini calabresi, il Catanzaro vedrebbe appuntato sulle maglie dei suoi giocatori lo scudetto e l’intero sistema che ruota attorno al pallone sarebbe ai suoi piedi (vertici di Lega e Fgci, classe arbitrale, media).
Per chi ha confidenza con il linguaggio del corpo, l’intervista di Agnelli di legittimazione dello scippo sportivo di ieri racconta molto. Scuro in volto, più volte incappato in un italiano approssimativo, afflitto, condizionato dal burocratese spinto all’esasperazione, il presidente della Juventus ha parlato quasi sempre con lo sguardo rivolto in basso, sfuggente e ha finto di dimenticare, che se il Napoli avesse contraddetto la disposizione della Asl, massino organismo che tutela la salute della regione Campania purtroppo in evidenza per numero di contagi, avrebbe subito sanzioni amministrative e penali.
La ‘signora’ si è proposta con la teatrale rappresentazione di società obbediente al ‘protocollo’ di Lega Calcio e Fgci, organismi indotti  a sorvolare sul rischio di impennate dei contagi dal vuoto delle proprie e delle casse delle società associate. La maligna furbizia che ha ispirato i comportamenti della Juventus si trascinerà in più fasi di conflittualità giudiziaria e una cosa è certa: Lega, Fgci e Juventus hanno mostrato il loro volto di soggetti rapaci, che antepongono interessi di parte e di denaro alla tutela della salute.
Monotono, capzioso, il ritornello di uomini di sport e soprattutto di alcuni giornalisti (con l’eccezione di Varriale, Rai 2 Sport), improntato ad empatia per il ‘colore bianconero’: “Intorno al calcio ruota un importante settore dell’economia, con migliaia di lavoratori, non si può fermare”. Ma in che pianeta vivono?  Le drammatiche conseguenze della pandemia hanno messo in ginocchio l’economia mondiale e nessuno ha contestato le misure precauzionali, il lockdown di interi comparti industriali, le ragioni dello stop per milioni di lavoratori.
Il Corriere ci riprova. Nuova firma, vecchie insinuazioni. Spazio ed evidenza spropositati delle sue pagine ospitano la rinnovata malignità sul buon rapporto De Luca-De Laurentiis, che l’autore dell’articolo insinua sia all’origine della disposizione Asl sulla quarantena del Napoli. Insomma, bis di un sospetto senza prove. Suscettibile di querela?
Memoria sprint del Corriere sul mancato incontro Juventus-Napoli, giorno dopo giorno, ieri e oggi; memoria corta, invece per mettere frettolosamente in archivio l’indagine della magistratura sul caso dell’ingerenza corruttiva della Juventus in combutta con l’Università di Perugia. L’inchiesta è sull’ accordo per risposte imbeccate preventivamente, con lo scopo di ‘promuovere’ in fretta e furia il calciatore Suarez, impegnato con il test di conoscenza dell’italiano, premessa per il riconoscimento della nazionalità del nostro Paese. L’ingaggio del campione è sfumato, ma resta il buco nero della contropartita della Juve per il ‘favore’ richiesto (lo ritiene la magistratura) e cioè la promessa di affidare a quella università i test di italiano dei giovani giocatori stranieri della Juve.
Che dire, non risulta che nella circostanza la Juventus si sia attenuta a regole e comportamenti rispettosi di ‘protocolli’ e non si ha notizia di un’appropriata conferenza stampa di Agnelli.

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