Abbiamo ricevuto una mail del signor Mario Scaramella che contesta il nostro ultimo articolo sul caso di Alexei Navalny e sul giallo di Alexander Litvinenko che quasi 15 anni fa lo vide protagonista.
Pubblichiamo di seguito in modo integrale la sua mail, senza entrare nel merito. Per evitare ulteriori polemiche.
Sottolineando al tempo stesso che confermiamo per filo e per segno, dettaglio per dettaglio, elemento per elemento, tutto quanto da noi scritto sulla Scaramella story a partire dal 2006, con il reportage che ci è valso il Premio Saint Vincent per il giornalismo d’inchiesta.
Fino all’ultimo articolo di fine agosto, che potete leggere cliccando sul link in basso.
Così come confermiamo i termini “faccendiere” e “pataccaro” da noi utilizzati.
Ma diamo spazio alle sue “ragioni”: al fine di rispettare il diritto-dovere ad una completa informazione. Per i quali lottiamo da oltre trent’anni e continueremo a lottare.
Di seguito la mail firmata da Mario Scaramella ed un allegato.
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From: Mario Scaramella
Gentile sig. Andrea Cinquegrani, le ho chiesto -come da previsione normativa- di rettificare il suo articolo del 27/8/20 e di cancellare le attribuzioni gratuite ed offensive, ho invece ricevuto una ennesima aggressione. Intravedo fra tante falsità il suo sforzo investigativo di collezione e diffusione di notizie al mio riguardo, ma noto che la raccolta e’ sempre da fonti inaffidabili, già condannate per diffamazione ai miei danni, ed e’ relativa sistematicamente ad informazioni del tutto prive di fondamento; voglio credere che il suo impegno sia animato da genuina ricerca di verità e per questo rispondo ancora una volta alle falsità, confidando finalmente nella cancellazione delle offese e degli epiteti diffamanti: lei sostiene nel suo ultimo articolo su la Voce del 4/9/20 che le “patacche” su cui si basa la aggettivazione “pataccaro” siano 1) il mio rapporto alla Protezione Civile e SISMI circa le mine nucleari lasciate da un sottomarino russo nel Golfo di Napoli 2) i miei rapporti alla Commissione parlamentare sul dossier Mitrokhin e sulla intelligence italiana, che -lei asserisce- secondo il più importante defezionista ed ex Colonnello KGB Oleg Gordievsky sarebbero un “falso materiale”, le comunico al proposito che il documento ufficiale della Agenzia Atomica Internazionale delle Nazioni Unite (IAEA International Atomic Energy Agency), che trasmette il report n. IMO Tecdoc 1412, a firma del Direttore Sicurezza Nucleare Tiberio Cabianca a me inviato, relativo alla segnalazione di un sottomarino russo ed al connesso posizionamento di derivazioni nucleari nel golfo di Napoli in data 10 gennaio 1970, con la specifica che gli ordigni non furono mai recuperati, documento per esclusivo uso ufficiale con cui io fui informato delle derivazioni nucleari nel golfo di Napoli, e’ il solo documento da me inoltrato agli organi competenti (ovvero Presidenza del Consiglio, Dipartimento Protezione Civile, SISMI e Procura Repubblica di Napoli), potrà verificare che la notizia non è una “patacca”, che non e’ mai menzionato il sottomarino K8, sua invenzione, che il sottoscritto si è limitato a ricevere una nota del tutto credibile perché ufficiale, protocollata, da fonte istituzionale ed autorevole e ad informare le autorità, le quali peraltro ottennero ampio riscontr; le trasmetto anche la lettera ufficiale del Col. Oleg Gordievsky al proposito di sue dichiarazioni sul mio conto che lei cita, che Gordievsky in persona descrive come manipolate e fasulle. Per il resto lei cita a supporto della qualificazione di faccendiere e di pataccaro a) le mie datate attività nella Commissione NASC, presieduta dal Generale dei Carabinieri Rodriguez, che non ho certo fondato io ma di cui sono stato commissario unitamente ad altri avvocati e docenti universitari e che svolse importanti funzioni in materia di polizia ambientale negli anni ‘80 e ‘90 su delega dell’ Alto Commissario Antimafia e della Autorità Giudiziaria (non “sciolta dal Prefetto di Salerno” ma congedata al momento della riforma dell’Alto Commissariato Antimafia), e b) la mancata inchiesta del Giudice Owen, in realtà ad una prima indagine con poteri limitati il Giudice della Alta Corte Sir Robert Owen ha ottenuto ed ha effettivamente compiuto una inchiesta con pieni poteri ed accesso illimitato ai documenti segreti sulla morte di Alexander Litvinienko ed ha ricostruito il ruolo importante del sottoscritto nello svolgimento indagini, con encomio e ringraziamento fattomi recapitare dal procuratore della inchiesta, nessun addebito in quella vicenda dove il mio ruolo ha invece ottenuto pieno riconoscimento.
Per le altre sue affermazioni la informo che non sono stato arrestato nel Natale 2006 il “per traffico di armi e violazione di segreti” ma per una ipotizzata calunnia contro un ufficiale dei servizi russi che avevo accusato di tale traffico, similmente le Procure di Bologna e di Rimini non mi hanno accusato di “traffico di materiale radioattivo” ma di una ipotizzata calunnia perché io avevo denunciato quel traffico, infine lei mi accusa di un ritardo nella reazione alla sua ricostruzione, premiata per giornalismo d’inchiesta, devo risponderle che all’epoca della sua indagine ero isolato in ospedale e poi impossibilitato a ricevere notizie e tantomeno a comunicare per disposizioni della AG romana. Oggi sono invece nella posizione di difendermi da manipolazioni e diffamazioni. Credo davvero che questi chiarimenti le consentiranno -se vi fosse buona fede e quindi un operoso ravvedimento- di cancellare le attribuzioni di “pataccaro” e di “faccendiere” dai suoi titoli, cosi da riportare nel contesto della verità fattuale, documentale, storica e processuale la sua narrativa.
Grazie, Mario
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