REFERENDUM FARSA / PERCHE’ NO ALL’OMICIDIO DELLA DEMOCRAZIA

Referendum farsa.

Invece di tagliare gli stratosferici stipendi della Kasta, i fastosi guadagni dei politici di casa nostra,

se ne riduce il numero, calpestando quel che resta della democrazia e della rappresentatività. E facendo a pezzi la Costituzione, trattata come carta straccia.

E’ questo il senso del referendum che gli italiani sono costretti a votare, una marea di soldi spesi per preparare il terreno ad un Parlamento ridotto a poca cosa, ben al di sotto degli standard europei.

Un vero ceffone per tutti i cittadini, che avranno circa un terzo in meno di coloro i quali – almeno in via teorica – dovrebbero rappresentarli.

Ma quelli che rimangono a pascolare tra i banchi di Montecitorio e di palazzo Madama potranno ingrassare quanto e più di prima, continuando a beccare la solita barca di soldi pubblici come in nessun altro paese al mondo.

Ai confini della realtà.

 

UN REPORT RISERVATO

Invece dei soliti pistolotti e discorsi al vento, meglio far parlare i numeri, le percentuali, i confronti che più di ogni altra cosa possono fornire una spiegazione plastica di quanto d’incredibile sta accadendo nel nostro Paese. Un assassinio della democrazia in piena regola, un massacro dei diritti allo stato puro. Invocando un risparmio che non esiste (del tutto ridicolo) e una maggiore efficienza del tutto campata per aria.

Per accompagnarci nella disamina, ci serviamo di uno studio riservato (ma ovviamente ben conosciuto da tutti i parlamentari) condotto dal Servizio Studi congiunto di Camera e Senato, numero di protocollo 280/2020. Il rapporto si occupa di illustrare i profili della legge parlamentare sulla “Riduzione del numero dei parlamentari” (il tema del referendum) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 12 ottobre 2019. Ma finisce, coi soli numeri, per ridicolizzare quella stessa legge che siamo adesso chiamati ad approvare in via referendaria.

Il SI al referendum punta alla sforbiciata di oltre un terzo dei parlamentari: il 36,5 per cento in meno, con i deputati che passano da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200.

Se vincono i SI, il rapporto tra numero medio di abitanti e parlamentari eletti schizza verso l’alto – viene evidenziato nello studio – allargando di molto la ‘forbice’: per la Camera si passa da 96 mila abitanti a 151.210 deputati, per il Senato il salto si fa impressionante, con un numero di abitanti per senatore quasi triplicato, passando da 188.424 a 302.402.

Una rappresentanza letteralmente falcidiata, da vera e propria dittatura!

Passiamo ai confronti europei.

 

COSA SUCCEDE IN EUROPA

Semplice il paragone tra le cosiddette Camere ‘basse’, molto più complesso per quanto concerne il nostro Senato.

Già oggi – viene fatto notare nello Studio – l’Italia non ha la Camera bassa (ossia la Camera dei deputati) con il numero più alto di deputati, perché è superata dal Bundestag tedesco (709 membri) e dalla Camera dei Comuni del Regno Unito (650). Seguono la Francia (577), la Polonia (460), la Spagna (350), la Svezia (349), la Romania (329), la Grecia (300).

In base al taglio di 230 deputati il nostro Paese, con 400 membri, crollerebbe al quinto posto della classifica, poco al di sopra di paesi molto meno popolosi del nostro.

Ciò che conta ancora di più – emerge dal rapporto dell’Ufficio Studi – non è solo il numero dei parlamentari in assoluto, ma il rapporto tra questi e la popolazione di ciascun paese. Ad esempio la Germania, che ha il maggior numero di abitanti nella UE (82 milioni), conta circa 0,9 deputati ogni 100 mila cittadini. Rapporto quasi identico in Francia (67 milioni di abitanti), che però ha meno deputati dell’Italia, così come la Spagna, con una percentuale di 0,8 parlamentari ogni 100 mila abitanti.

Attualmente il nostro Paese ha circa 1 deputato ogni 100 abitanti e si trova già al 24esimo posto nella graduatoria delle Camere basse. Con il taglio dei parlamentari, il rapporto scenderebbe drasticamente a 0,7, il più basso in tutta Europa: un autentico primato da Guinness in negativo!

Mettendo insieme i dati di Camere basse e alte (da noi Montecitorio e palazzo Madama) ecco cosa viene fuori, secondo quanto elaborato dallo Studio.

“Aggiungendo i membri della Camera bassa a quelli della Camera alta, oggi l’Italia si piazza seconda, e non prima, in questa classifica con gli attuali 950 parlamentari. Ma tagliando il numero dei parlamentari sarebbe il nostro Paese a crollare in fondo alla classifica, sia in numero assoluto che nel rapporto tra eletti ed elettori”.

Numeri che parlano da soli circa lo scientifico progetto di ammazzare la democrazia e il basilare criterio di rappresentanza in Italia!

 

I PAPERONI DI CASA NOSTRA

Passiano al secondo grande tema, vale a dire gli stratosferici compensi dei parlamentari di casa nostra, soprattutto se confrontati con quelli dei colleghi degli altri Paesi Ue.

Prendiamo in esame, anche stavolta, uno studio zeppo di dati, percentuali e raffronti. E’ stato elaborato da un sito irlandese di informazioni sulla politica Ue, thejournal.ie.

Emerge subito con chiarezza il “primato italiano”, con i nostri parlamentari che “guadagnano di più in tutta Europa”.

Italia, Austria e Germania – viene sottolineato – occupano le prime tre posizioni, con un certo distacco sulla Danimarca. Gli stipendi medi italiani si attestano sui 125 mila euro annui, una cifra molto elevata rispetto agli altri Paesi: al National Autrichen guadagnano 121 euro, al Bundestag tedesco 108 mila, in Bulgaria e Romania sono addirittura attestati sotto i 20 mila euro.

Ancora. “Il nostro Paese non si distingue solo per avere gli stipendi parlamentari più alti d’Europa, ma anche per avere il peggior rapporto tra la paga media degli eletti e la paga media dei cittadini, quest’ ultima attestata a quota 29 mila euro, senza dubbio il rapporto più distanziato d’Europa”.

Secondo una rilevazione effettuata dalla Independent Parliamentary Standard Authority, i parlamentari italiani beccano il 60 per cento in più dei colleghi europei.

Un report del “Telegraph” colloca la Kasta politica italiana al vertice mondiale, con un ‘salario’ (sic) da 120 mila sterline. Seguono a ruota Australia (117 mila), Stati Uniti (114 mila), Canada (100 mila), Norvegia (87 mila).

I Paperoni di casa nostra, quindi, se la godono e sguazzano nei mari di danaro pubblico, vale a dire i soldi di tutti i cittadini.

Non era il caso di fare una riformina semplice semplice, allineando lo stipendio dei predoni di casa nostra a quello dei colleghi europei e, se volete, di tutto il mondo?

Senza auto-castrarci riducendo il numero dei nostri pur impresentabili e ingordi parlamentari?

 

 

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