Sono passati esattamente 30 anni da quando, in una bollente serata di agosto, venne uccisa Simonetta Cesaroni. E’ ricordato come “il giallo di via Poma”.
Un giallo che non ha mai trovato il suo colpevole, e rappresenta una delle pagine più vergognose della “non giustizia” che ormai da decenni regna incontrastata nel nostro Paese.
Accusa Federica Mondani, il legale della famiglia Cesaroni. “Si sarebbe potuto fare molto di più, in particolare coinvolgendo esperti, anche stranieri. Tecnicamente si può sempre riaprire l’inchiesta, la possibilità processuale c’è ma servirebbe un passo da parte della Procura. Se lo Stato decidesse un approfondimento processuale dimostrerebbe un grande senso di civiltà”
Continua: “Il caso di via Poma è una sconfitta del sistema giudiziario italiano, non si è mai individuato il colpevole”.
E incalza: “con perizie di livello qualitativo superiore si sarebbero potuti fare passi in avanti verso la verità. Come parte civile avevamo chiesto di coinvolgere periti, esperti oltre confine, purtroppo tutto questo non è stato fatto e oggi resta un grande dolore per la famiglia, il tempo non aiuta a superare le ferite”.
Da rammentare che Simonetta venne uccisa con ben 29 pugnalate in uno stabile del centro di Roma, via Poma. Subito sbattuto in prima pagina come il mostro di turno, il portiere dello stesso stabile. Una croce, per lui, durata troppo, fino a che non morì stroncato da un infarto. Sotto accusa anche l’allora fidanzato di Simonetta, che però venne assolto.
Poi il buio più totale. Un muro di gomma mai scalfito.
La famiglia parla di perizie, di esperti anche esteri. Con le nuove tecniche per il DNA forse si potrebbe fare qualcosa.
Come è successo, per fare un solo esempio, per un giallo ancora più complesso, quello sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Quattro anni fa i familiari riuscirono a far effettuare una perizia, dalla quale risultò con chiarezza che sulla scena del crimine non c’erano solo il celebre regista e il presunto killer, Pino Pelosi, ma di certo anche un’altra persona (forse due) della quale (o delle quali) vennero trovate tracce di DNA.
Una svolta clamorosa, del tutto idonea a dare un’accelerazione a quell’inchiesta morta e sepolta.
E cosa pensate che abbia fatto la procura guidata da Giuseppe Pignatone? Niente, il silenzio più assoluto, nessuna iniziativa.
Figuriamoci se oggi qualcuno fa qualcosa per la povera Simonetta…
Siamo sempre in quel vergognoso porto delle nebbie.
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