Chi vince, chi perde alla ‘lotteria’ del vaccino anti Covid

Epidemie, pandemie, mali ‘incurabili’, malattie genetiche, cardiache, della mente, gravi forme di artrite e artrosi, eccetera: la ricerca nel mondo soffre di un’infinita frammentazione. Sono molte migliaia i centri internazionali, nazionali, territoriali e tanti in ciascuna di queste localizzazioni. Il loro febbrile lavoro per approdare a soluzioni di problemi complessi, in larga parte insoluti, è un esempio eclatante di sovranismo scientifico. Risorse finanziarie e umane di enorme grandezza si disperdono nei mille rivoli dell’autarchia di bandiera e negano il principio della sinergia, al pari di altre emergenze dell’umanità, come l’energia rinnovabile, l’assistenza solidale dei Paesi dell’agricoltura evoluta ai luoghi della Terra in stato di povertà per non saper sfruttare le risorse naturali di cui dispongono, la sintonia universale nel fermare i mutamenti climatici. Le conseguenze? Ecco un esempio  di stretta attualità: sono trenta i progetti su cui il mondo ha investito in altrettanti istituti e holding impegnati nella ricerca del vaccino anti Covid. Per accelerare la messa a punto dell’antidoto alla pandemia e strutturare la complessa macchina della distribuzione, perché non escluda nessuno e avvenga ovunque in contemporanea, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, avrebbe potuto concentrare la rappresentanza di tutte le eccellenze in un unico iper centro di ricerca al servizio dell’intera umanità. Utopia? Purtroppo sì e allora assistiamo alla gara contro il tempo che contrappone Europa, Stati Uniti, Cina, istituzioni pubbliche e interessi privati, in danno del comune contrasto al coronavirus. Risultato? La discriminazione nei confronti di gran parte dell’umanità che sarà tagliata fuori dall’immunità.
Ci siamo. Domani il Senato è chiamato ad autorizzare il processo a Salvini sul caso Open Arms. A tutti i parlamentari di Palazzo Madama è stato trasmesso il parere di illustri giuristi. La sostanza: ‘Alla luce del diritto i senatori devono concedere l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. Potrebbero negarla solo se dovessero reputare che l’ex ministro abbia agito per la tutela e l’interesse dello Stato, per esigenze eccezionali. Così non era e il ‘no’ si tradurrebbe in un inammissibile privilegio. Che un ministro abbia agito nella convinzione di salvaguardare l’interesse nazionale è del tutto insufficiente per giustificare il diniego dell’autorizzazione a procedere. La legge non ammette una valutazione da parte dei senatori sulla  fondatezza della notizia di reato. Poiché è stato accertato che a bordo della nave Open Arms non vi erano soggetti sospettati di costituire un pericolo per la sicurezza né dello Stato, né del popolo né del territorio, o comunque dell’ordine pubblico, quale interesse pubblico qualificato si può invocare, tanto rilevante da giustificare il divieto dell’ex ministro di indicare un porto sicuro all’Open Arms?’  Salvini sostiene che sarebbe responsabile primario, o esclusivo, il Paese della bandiera della nave. È in contraddizione: lo stesso ex ministro negò l’approdo anche alla ‘Diciotti’ che batteva bandiera italiana, che era addirittura una nave di Stato. In sostanza, gli interessi violati dalla condotta del ministro (libertà personale e dignità dei migranti) sono diritti fondamentali della persona, valori inviolabili. La nostra Costituzione li riconosce sia ai cittadini italiani che a ogni altra persona di qualsiasi nazionalità. Ogni limitazione è reato. Lo confermano le convenzioni internazionali liberamente sottoscritte dall’Italia, le regole di condotta dei comandanti di natanti nelle operazioni di soccorso nei confronti di naufraghi e i doveri che incombono sui Paesi verso cui i natanti siano diretti. Queste convenzioni sono pienamente vincolanti nei confronti dello Stato italiano, che è tenuto ad osservarle. Il verdetto domani.

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