Migranti e Open Arms: ‘En attente du 30 juillet’.

È detestabile il gioco d’azzardo. Dominato dal caso, si propone con il massimo dell’aleatorietà ed è perciò simbolo dell’irrazionale. Illudersi che il Senato dimostri per una volta di non essere casta omertosa, cioè a difesa pregiudiziale dei suoi soci, equivale a investire denaro nello chemin de fer o sull’incognita della roulette. Tra otto giorni palazzo Madama, aria di vacanze permettendo, dirà se i reati contestati dalla magistratura a Salvini sono da processare. Scommettere sul ‘no’ dei suoi colleghi è un azzardo da evitare, ma dubbi sul protezionismo trasversale dei senatori è ragionevole e motivato da un dossier di analoghi salvataggi, sanciti in nome della fratellanza estemporanea, la stessa che impedisce di ridurre il numero dei parlamentari, di eliminare lo scandalo dei vitalizi, di abusare dell’immunità e di remunerare lautamente anche gli ‘eletti’ dal popolo assenteisti seriali dalle aule di Montecitorio, o di Palazzo Madama. Per capire le ragioni del timore di un nuovo ‘salvacondotto’ è utile ricordare che l’ex ministro dell’interno deve risponde di sequestro aggravato di persona e abuso d’ufficio (nave Open Arms) e che è stato graziato in altra analoga circostanza. Sarà il caso di riparlarne il 30 luglio, quando il Senato dovrà pronunciarsi sull’autorizzazione a procedere. In delirio di onnipotenza e nonostante il costante calo di consensi Salvini twitta: “Orgoglioso di quello che ho fatto, non vedo l’ora di vincere le elezioni per tornare al governo e difendere l’Italia e gli italiani”. Tanta baldanza equivale al narcisismo che lo sottopone al faticoso concedersi ai selfie dei fan leghisti.
Il caldo ha la sua quota di responsabilità, lo stress da protagonismo quotidiano è certamente un effetto collaterale, la gestione della popolarità senza adeguato rodaggio completa il quadro della ‘patologia’ manifestata da Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano. Il prof ha perso la pazienza durante un collegamento con “Focus In Onda” di La7. Ha detto di essere molto stanco e di provare rammarico per il comportamento del Comitato Tecnico Scientifico, che nasconderebbe una verità agli italiani.  Aggiunge di non farne parte ed è forse questa la vera ragione del rammarico. E poi l’azzardo di uno spericolato invito ai cittadini: “Riprendete le abitudini pre-Covid, uscite tranquillamente, riprendete a vivere, andate al ristorante, andate in banca, andate in vacanza”. Poi, pensando di aver esagerato: “Se entrate in un locale chiuso mettete la mascherina, ma continuate a vivere più di prima perché altrimenti la società non riparte”. Tutto qui? Magari. Il medico sconfina nel territorio di altra specializzazione e suo ruolo anomalo esterna un grintoso giudizia in tema di ‘recovery fund’: “Alla fine, tra due anni, se c’è ancora, Conte dovrà andare a chiedere 800 di miliardi. E non basteranno”. Tutto qui? Nel successivo step della comparsata televisiva Zangrillo si auto elogia: “Sono molto stanco, sono stato dall’inizio uno di quelli che cerca di dire quello che osserva e inizio ad avere anche le palle piene”. Che abbia urgenza di riposare è, come dire, palese, anche per la successiva considerazione sul caso Lombardia, esteso imprudentemente all’Italia intera: “È assolutamente evidente quello che accade. Se noi oggi in Lombardia abbiamo un morto dichiarato per Covid, vuol dire che non sta succedendo nulla. Punto. Poi possiamo costruire tutte le favole che vogliamo, ma questa è la realtà italiana oggi”. E il succedersi di focolai, i contagi, i decessi in corso, le previsioni scientifiche di possibili recrudescenze autunnali del coronavirus, la devastante aggressione del Covid nel mondo che ha inevitabili conseguenze anche sull’Italia?
Un’intera, completa serata di Rai2 è occupata dal comic show “Made in Sud” che ha uno share (indice d’ascolto) del modestissimo 8% pari a nemmeno un milione mezzo di telespettatori. Sarebbe un evidente spreco di risorse, considerati i costi del programma e la resa in termini di audience. E passi, alla Rai si potrebbero addebitare ben altri flop, per esempio alcuni format di intrattenimento ritirati in fretta dal palinsesto per il numero di ascoltatori da emittente locale, di quartiere. Il peggio della comicità approssimativa di ‘Made in Sud’, a tratti decisamente folcloristica o addirittura che sfiora la volgarità, somiglia molto a beneficenza regionalista, a una specie di reddito di cittadinanza per comici e affini che altrimenti, come disoccupati dovrebbero iscriversi agli uffici del collocamento e godere della cassa integrazione. Con rare eccezioni, di personaggi che meriterebbero bel altra collocazione televisiva (uno per tutti Lello Arena),‘Made in Sud’ si iscrive nel libro nero dei biglietti da visita che alimentano la peggiore letteratura su Napoli, al pari di  Gomorra e di pseudo musica leggera di alcuni neomelodici, delle barzellette milanesi sui napoletani fannulloni, della città tutta pizza  e mandolini. Evidentemente soddisfatta dell’8% che raccoglie il programma, la Rai trasferisce le repliche di ‘Made in Sud’ su Rai Premium, che conta su poco più di duecentomila spettatori per uno share dell’1, 6%. Beneficiano dell’ingaggio per l’edizione 2020 la bellezza di 40 soggetti e dispiace che tra loro ci sia anche l’immenso Enzo Avitabile. A che titolo immetterlo nella mediocre promiscuità di Made in Sud’?

Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento