Pericolosa insofferenza

La destra, Salvini primus stultus inter pares, soffia sul fuoco del disagio che gran parte dell’Italia si porta addosso, oppressa da limitazioni imposte dal coronavirus. “Basta restrizioni” stillano governatori e ‘onorevoli’ di Lega e consanguinei. Forse perché sanno più di tutti di Covid, pandemia e futuro prossimo del virus? Ovviamente no. Gli strepiti sono nel copione dello sceneggiato “Opposizione e dintorni”, che prescrive monologhi, duetti e scene corali contro qualunque cosa abbia il crisma della maggioranza e in modo speciale contro la prudenza del governo, sostenuta dal parere dei virologi, dal timore di una nuova pandemia, ovvero del disastro totale del Paese. Un motivo collaterale di insofferenza per lo slittamento a fine ottobre del protocollo sicurezza è senza dubbio il disegno di catturare la benevolenza, il consenso, di quanti, imprese, commercianti, operatori del turismo, subiscono i danni di una crisi senza precedenti, a dimensione mondiale. È incoscienza suicida illudersi che sia vincente all’infinito, senza se e senza ma, l’esemplare risposta dell’Italia, di un territorio che con il solo parallelismo con la Cina di Wuhan, ha dovuto organizzare per primo nel mondo le molteplici risposte a un virus letale e sconosciuto. Oggi, la decina di focolai e il numero totalmente incoercibile di casi della Lombardia, ma ancor più la recrudescenza di contagi nel virtuoso Veneto, azionano la sirena d’allarme sul pericolo della permanenza in circolo del Covid-19, con l’aggravante di indiscrezioni scientifiche sulla possibilità che i contagiati guariti possano riammalarsi e del timore che prima o poi il mondo si libererà dei protocolli di sicurezza, unici strumenti di contenimento della pandemia. Incombe sull’intero pianeta, Italia inclusa, l’ipotesi degli esperti di un nuovo attacco autunnale dell’infezione, quando in miliardi di dosi non sarà ancora pronto il vaccino, che tra l’altro, secondo un recente sondaggio, non sarebbe preso in considerazione da oltre il 50 per cento degli intervistati. Insomma, non è saggio fare terrorismo, ma neppure sottovalutare le possibili conseguenze di una distrazione di massa, che azzeri le misure di sicurezza, prima della certezza di aver debellato la pandemia. Altro che sbuffare per i disagi che si prolungano. Chi contesta la linea governo-scienziati, si allinea alla sconsideratezza di soggetti da condannare per le stragi procurate ai loro Paesi, per mera cointeressenza con i poteri forti dell’economia.

 

 

 

De Benedetti, consegnato ad Agnelli il gruppo editoriale di Repubblica- Espresso e una serie di iniziative editoriali parallele, informa di restare in campo e lo fa con la sua nuova creatura, il quotidiano “Domani”, che sarà diretto da Feltri, ex vicedirettore del ‘Fatto Quotidiano’. L’idea imprenditoriale sottintesa è che la nuova testata possa calamitare i lettori di sinistra e una parte degli utenti di Repubblica, fortemente delusi dalla linea ‘confindustriale’ dettata dalla nuova proprietà. Sulla considerazione grava l’incognita di cui è protagonista lo stesso De Benedetti. Dice lo storico patron, che se si tratta di isolare Salvini e la Meloni, è favorevole a un governo del Pd che imbarchi Berlusconi. Se il ‘Domani’ risponde a questa logica stiamo freschi! La sorprendente sortita arriva a rimorchio dell’analoga valutazione di Prodi sull’ipotesi di governo con la partecipazione di Forza Italia. Per stupire anche di più, il deus ex machina della Olivetti propone di dare il benservito a Conte: “Rappresenta il vuoto pneumatico. Non è pensabile che sia lui a programmare il futuro dell’Italia per i prossimi anni. È ridicolo pensarlo, considerata l’incapacità di decidere alcunché”. Domanda: ma le critiche al presidente del consiglio non andavano nella direzione opposta, di decisionismo eccessivo?  Con tutto il rispetto, non sarà che l’operosità del premier, sottovalutata al via del governo giallorosso, suscita invidiosa gelosia e disagio per la sua laboriosa indipendenza?  E al posto di Conte, Draghi? De Benedetti: “Magari”. Di nuovo e con tutto il rispetto per l’autorevolezza di Draghi banchiere, quale certezza che abbia le complesse qualità da premier?  Chissà se De Benedetti ha in serbo la sorpresa di partecipare all’immaginifico governo Pd-5Stelle-Forza Italia, magari al posto di Gualtieri. Il suo precoce certificato di garanzia: “Il nuovo governo dovrebbe fare una riforma fiscale che tassi le cose, non le persone e un programma intelligente di modernizzazione del paese”. Ma va? Ecco un paio di idee nuove di zecca!


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