Le sue mitiche inchieste sulle connection tra la camorra, le imprese del dopo terremoto e la politica collusa. Su appalti e subappalti preda dei clan, sul fronte del cemento e del calcestruzzo, sulle cave e il movimento terra.
Dalla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo ai super clan griffati Carmine Alfieri e poi ai Casalesi vincenti prima di Antonio Bardellino poi di Francesco Schiavone, alias Sandokan.
Le ha firmate, a metà-fine anni ’80, Silvestro Montanaro per la Voce della Campania, autentici fari accesi – allora – nelle praterie della camorra imprenditrice, che aveva trovato il suo propellente nei miliardi a fiumi del dopo terremoto per diventare una vera e proprio SPA, in grado di dettare la sua legge, in combutta con i politici – locali e nazionali – di riferimento.
LE GRANDI INCHIESTE DI SILVESTRO
Un amico per la vita, Silvestro, con il quale abbiamo condiviso lo sviluppo e il decollo della Voce della Campania.
In qualche modo una nostra “creatura”, coltivata con spirito pionieristico, senza mezzi economici ma una enorme passione civile, la voglia di cambiare qualcosa nel mondo.
O almeno nel più tormentato pezzo della nostra penisola, la Campania.
Le nostre macchine da scrivere si sono unite sul campo, fin da subito, a pochi mesi dalla ripresa delle pubblicazioni della Voce, nel 1984, dopo quattro anni di pausa. Negli anni ’70 era stata pubblicata dal PCI della Campania e diretta, nel biennio 1979-1980, da Michele Santoro, che dopo alcuni anni ritroverà in Rai come suo braccio destro proprio Silvestro.
Silvestro ha subito passione per le inchieste. Quelle toste, quelle che non guardano in faccia nessuno. E puntano solo ad alzare gli altarini sulle connection sporche, quelle che tirano in ballo politici da novanta, imprenditori insospettabili e uomini dei clan.
Ed è così che nascono, a fine anni ’80, i più grossi reportage della Voce.
Capaci, fin da allora, di alzare il sipario su affari arcimiliardari che sono la manna per l’inarrestabile ascesa di politici & clan, uniti nei business, nei maxi appalti, nei subappalti e in tutto quello che fa camorra super imprenditrice.
Un’inchiesta dietro l’altra, un reportage a seguire l’altro. Uno più forte del precedente, fatti di nomi & cognomi, sigle & prestanome, miliardo dietro miliardo, appalto su appalto.
Quella maxi inchiesta sulla “terza corsia” Roma-Napoli.
Silvestro seppe ricostruire, con pazienza certosina e coraggio senza confini, l’intricata ragnatela dei subappalti, finiti per ingrassare i conti dei clan casertani, quelli che facevano capo alle germoglianti cosche dei Casalesi. A smistarli erano le grandi imprese private e pubbliche, che cominciavano proprio allora a diventare il riferimento base per le imprese di rispetto.
Come mai la magistratura non ha mai mosso un dito?
Un meccanismo perfetto, che poi si consoliderà e olierà man mano negli anni, non solo sul fronte delle opere post terremoto, su tutto l’amplissimo fronte dei lavori pubblici.
Che condurrà fino all’Alta Velocità. La famigerata TAV su cui i primi a puntare i riflettori – rimettendoci la vita – furono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
UNA VITA PER ACCENDERE I RIFLETTORI
Proprio sulle connection tra mafia e camorra comincia a scrivere inchieste per la Voce Silvestro Montanaro. E le firma con Miki Gambino, firma di punta dell’antimafia, quella vera. Al centro dei loro reportage gli affari portati avanti, per fare un solo esempio, tra i Cavalieri dell’Apocalisse mafiosa e i big vesuviani del mattone. Soprattutto per la ricostruzione post terremoto. E non solo.
Poi l’affare stramiliardario gestito con i soldi del dopo terremoto, anche se nulla aveva a che vedere con quello. La “bonifica” (sic) dei Regi Lagni, un’immensa area ai confini tra la provincia di Napoli e quella di Caserta. “I miliardi nel fango”, l’emblematico titolo della super inchiesta firmata da Silvestro, la perfetta ricostruzione dei lavori e dei subappalti spuntati solo per drenare soldi pubblici dalle casse dello Stato, la sbalorditiva cifra partita da 600 miliardi di vecchie lire e poi lievitata fino a quota 900.
Una ragnatela di appalti griffati, e al solito la cascata di subappalti, con tanto di movimento terra gestito regolarmente dalle sigle di camorra, sempre più a suo agio in quel fango miliardario.
Anche in quel caso un’inchiesta della magistratura finita, dopo anni, in flop. Nessun colpevole, tutti gigli candidi. E lo stesso copione – incredibile ma vero – andrà in scena (o in sceneggiata, se preferite) con il maxi processo per il dopo terremoto, durato una decina d’anni.
Non è certo finita. C’è la “Bretella Elastica” di Sant’Antimo, alle porte di Napoli, una ventina di chilometri strategici che squarciano l’hinterland a nord di Napoli, come dettaglia Silvestro. Altri appalti eccellenti, altri subappalti di rispetto. E la mappa del tracciato verrà poi trovata nelle tasche di un boss dei ruspanti casalesi.
Non c’era un’opera pubblica, un appalto, un lavoro che potesse sfuggire alla lente di Silvestro. Che scavava, annotava, faceva visure camerale per tirar fuori gli intrecci societari. Poi scriveva (non di rado scrivevamo insieme) e la Voce pubblicava. Con l’orgoglio di far uscire articoli e inchieste del tutto inedite.
Che nessuno all’epoca avrebbe mai avuto il coraggio né di scrivere né di pubblicare.
Tante inchieste, poi, sul giallo del rapimento di Ciro Cirillo, il potente assessore Dc rapito dalle BR e poi “gestito” dalla camorra. Silvestro ha scritto, all’epoca, decine di articoli che facevano luce sulla sporca connection tra DC, BR e camorra, svelando una serie di episodi, i quali la dicevano lunga – carte e documenti alla mano, riportati sulle colonne della Voce – circa gli sporchi accordi siglati.
Accordi che segneranno il decollo della camorra imprenditrice, attraverso la marea di appalti ricevuti: proprio a suggello del patto per la liberazione di Ciro Cirillo.
COMPAGNO PER SEMPRE
Inchieste esplosive anche sotto il profilo ambientale.
Una su tutte quella che accendeva i riflettori sulla centrale nucleare del Garigliano. Ancora oggi – incredibile ma vero – in fase di smantellamento, di “decommissioning”, come si dice in gergo tecnico. Ma allora, a fine anni ’80, viva e vegeta e in grado di seminare terrore.
Mitico il reportage di Silvestro sui giganteschi danni alla salute e all’ambiente provocati dalla centrale maledetta, documentato per filo e per segno anche attraverso una serie di raccapriccianti foto che aveva scattato lo stesso Silvestro.
Muore un protagonista vero, una autentica anima del giornalismo d’inchiesta; e del giornalismo “sociale”, in tutti i suoi anni seguenti con i mitici docufilm per la Rai.
Un uomo semplice, Silvestro, un comunista nel senso autentico della parola. Un uomo che dava tutto se stesso, la sua professione, la sua vita, per denunciare il malaffare, per essere al fianco degli ultimi, dei diseredati, di chi “non ha voce”.
Sarai sempre al nostro fianco, Silvestro.
Quattro copertine scritte da Andrea Cinquegrani e Silvestro Montanaro.
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