“Talebano!” “Presente”

Lancia in resta per il primo assalto, poi durlindane, pugnali, mazze chiodate e infine cazzotti: immaginiamo così la sfida inconsapevole che vede duellare un signor professionista della medicina e una borgatara della politica. L’esito della singolar tenzone? Un pari e patta, qui da giustificare. In quel del Lago Maggiore, per la precisione nell’adiacente Cittiglio, nella camera operatoria del locale nosocomio, è in corso un impegnativo intervento. Quel che disturba il primario chirurgo, mentre impugna il bisturi, non è tanto la complessità del caso, ma l’omosessualità del paziente. L’audio, a commento, è il seguente: “Perché devo operare questo frocio di m…a, questo sieropositivo del c…o?”  “Mi scusi gli chiede uno dei medici” “Io sono omosessuale, le dà fastidio?”. Il primario: “Esci fuori di qui” e lo espelle.
Nel covo della destra televisiva, uno di quelli che Mediaset include nel suo meraviglioso pacchetto autoincensante sulla propria offerta informativa, uno dei più accaniti e faziosi supporter di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, il Porro ceduto (per nostra fortuna) dalla Rai, interroga Giorgia Meloni per la rubrica “Quarta Repubblica”, sollecita risposte al complesso tema del razzismo che in tempo di globalizzazione non conosce confini. La capintesta di FI spara una bordata contro il sentimento universale degli antirazzisti: li paragona ai talebani! Non finisce qui. Ripropone il caso dell’indignazione di quanti hanno accusato Montanelli dal reato di pedofilia per aver ‘comprato’ una sposa bambina africana di appena dodici anni. La Meloni nel patetico tentativo di giustificare il famoso giornalista, come lei di destra, azzarda il seguente arzigogolo: “Si dimentica che da quelle parti si sposano bambine anche di nove anni”. Lo dice con disgusto, l’identico che così trasferisce su Montanelli, paragonato al peggio della ‘sharia’.
A disturbare la competizione tra i gli sfidanti citati,  il caso di Baldé Diao Keità, calciatore del Monaco, ex Lazio e Inter. Succede che il volto impresentabile della Spagna nega in quel di Llorida, Catalogna, l’ospitalità alberghiera a 150 senegalesi assunti come lavoratori stagionali. Keità, senegalese da una vita in Europa, ha rimediato con un gesto di straordinaria solidarietà. Ha procurato a sue spese alloggio e alimentazione ai connazionali per un mese. Ne venisse a conoscenza la Meloni, strepiterebbe che anche Keita è un talebano.
La risposta sublime all’omofobia del chirurgo di Cittiglio, a prescindere dallo straordinario esempio di edizione a un lavoro improbo, quando pericoloso, letale in molti casi, di medici e infermieri che hanno salvato e continuano a salvare la vita di chi è colpito da Covid, ecco la vita ‘normale’ restituita a Ervina e Prefina, le due gemelle siamesi africane di due anni, unite con la nuca e con gran parte del sistema nervoso. Sono state separate con un lungo e difficilissimo intervento eseguito, unico al mondo, nell’ospedale romano del Bambin Gesù. L’operazione è perfettamente riuscita e a un mese di distanza i medici confermano che le bambine stanno bene. Il ‘miracolo’ si compie grazie all’iniziativa di Mariella Enoc, in missione a Bangui, che incontrato il caso delle sorelline siamesi, ha deciso di portarle in Italia.  Il primo intervento a maggio 2019, il secondo a giugno 2019 e il terzo a giugno 2020 con la separazione definitiva. Impegnata un’équipe di oltre 30 persone tra medici, chirurghi e infermieri. I controlli post-operatori indicano che il cervello è integro e il sistema ricreato funziona. Le due gemelle ora hanno la possibilità di crescere regolarmente e avere una vita normale. Ermine, la loro mamma, spera che le due figlie possano studiare, diventare medici e salvare vite a loro volta.

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