Dall’Italia agli Stati Uniti. I conflitti d’interesse non muoiono mai. Anzi sembrano rappresentare sempre di più la faccia di questo turbocapitalismo che sta portando le economie allo sfascio.
Senza più alcun potere di controllo, senza più alcuno straccio d’autorità in grado di verificare quel minimo di etica & trasparenza degno di comunità e società civili.
Da quasi trent’anni si parla di conflitti, a cominciare dal caso Berlusconi. Ma tanti, tantissimi Silvio crescono, nelle praterie dell’Italia senza regole, della disamministrazione selvaggia, dell’assalto quotidiano alla diligenza.
Abbiamo dettagliato una storia emblematica nelle settimane e nei giorni scorsi, quella dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, un tassello fondamentale nel nostro assetto pubblico. Che sulla carta dovrebbe occuparsi di garantire i flussi statali in entrata e in uscita, ossigeno per le casse pubbliche, per assicurare i servizi di tutti i giorni, per la vita dei cittadini.
Ma abbiamo visto in che modo viene gestita. In mezzo ai più smaccati conflitti d’interesse senza che nessuno muova un dito. Anzi, con un Governo che pochi mesi fa, a gennaio 2020, ha gettato benzina sul fuoco, rinominando il già ex Direttore generale.
Proprio mentre nei giorni scorsi i 5 Stelle hanno evidenziato la necessità di mettere a punto presto (presto?) una legge ad hoc.
Ma ci sono o ci fanno?
Di seguito potere quindi leggere gli ultimi aggiornamenti sulla “Agenzia Entrate” story e un’altra story in salsa americana.
Con il presidente Donald Trump e il suo fedelissimo ministro William Barr impegnati nel mettere bavagli & museruole ai funzionari della giustizia americana che osano puntare i riflettori sui colossi bancari.
AGENZIA ENTRATE / ALTRI CONFLITTI PER IL SUPER DIRETTORE RUFFINI
Spuntano come i funghi i conflitti d’interesse per il neo Direttore generale dell’Agenzia Entrate-Riscossione Ernesto Maria Ruffini. Scavando tra fascicoli & carte della pubblica amministrazione di casa nostra ne abbiamo scoperti altri tre, dopo quelli già segnalati.
Stavolta viene fuori che il Super Direttore ha difeso gli interessi di tre clienti privati come Banca Popolare dell’Emilia Romagna (BPER), Enel NewHydro srl e ALSE Holding, in conteziosi contro quella stessa Agenzia delle Entrate che ora dirige.
Un conflitto d’interessi che più grosso non si può, tenuto conto dell’incarico strategico ricoperto da Ernesto Maria Ruffini, figlio dell’un tempo storico ministro della Difesa della DC, Attilio Ruffini, e fratello del plenipotenziario mediatico in Vaticano, l’ex giornalista del Mattino Paolo Ruffini.
Facciamo attenzione alle date, dal momento che per Ruffini le porte statali sono generosamente girevoli. E quindi rivediamo le ultime tappe della dorata carriera del Burocrate Maximo.
2016 – Il governo guidato da Paolo Gentiloni lo nomina commissario straordinario per la istituzione dell’Ente pubblico di Riscossione, che deve raccogliere la pesante e super contestata eredità di Equitalia, il carrozzone che ha dissanguato i cittadini italiani per anni.
2017 – Lo stesso governo Gentiloni, su proposta del ministro per l’Economia Pier Carlo Padoan, nomina Ruffini Direttore generale delle Entrate. In contemporanea, Ruffini diventa anche Presidente della nascente Agenzia delle Entrate-Riscossioni.
Passiamo al primo governo guidato da Giuseppe Conte a trazione Lega-5 Stelle. Ruffini lascia il posto al generale della Guardia di Finanza Antonino Maggiore, e torna ad esercitare la sua professione di avvocato, ovviamente specializzato in contenziosi nei confronti della pubblica amministrazione.
Siamo a gennaio 2020, quindi pochi mesi fa. Quando il Conte II a trazione Pd-5 Stelle lo piazza di nuovo sulla poltrona di Direttore generale delle Entrate-Riscossione.
Veniamo adesso ai nuovi contenziosi scoperti dalla Voce, con un Ruffini nelle vesti di controparte della “sua” Agenzia delle Entrate.
2016 – La società Enel NewHydro ingaggia una battaglia legale contro l’Agenzia delle Entrate e si fa patrocinare da Ruffini. Il quale vince il contenzioso, dal momento che il tribunale accoglie il suo ricorso.
Passiamo a controversie molto più recenti, griffate 2019, l’anno ‘sabbatico’ che si è concesso il super direttore tra un incarico e l’altro, patrocinando varie cause con successo.
Come ad esempio il ricorso vinto il 9 gennaio 2019 a bordo di ALSE Holding, per una questione di pagamenti IVA.
O quello per un cliente da novanta, la Banca Popolare dell’Emilia Romagna. A quanto pare si tratta di un contenzioso targato Meliorbanca, prima che questa venisse incorporata in BPER.
L’unica sigla sindacale fino ad oggi scesa in campo per denunciare tali conflitti d’interesse e in generale lo stato totalmente confusionale in cui versa la nostra (dis)amministrazione finanziaria è DirPubblica, che ha presentato diversi esposti su questo fronte. Mentre le sigle sindacali storiche dormono.
A livello politico si segnalano – coma ha riportato la Voce nei giorni scorsi – le dettagliate interrogazioni parlamentari presentate al ministro dell’Economia da Elio Lannutti (più altri) e Paola Nugnes (più altri).
TRUMP & BARR DECAPITANO I CONTROLLI
Donald Trump scende in campo per difendere i banchieri di Wall Street. Alla faccia degli impegni virtuali di dar battaglia al Deep State e alle lobbies di potere.
Il suo segugio maximo, il procuratore generale William Barr, ha infatti appena licenziato in tronco il procuratore degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York, Geoffrey Berman, l’unico in grado di mettere sotto accusa i vampiri di Wall Street, dal momento che sovrintende ai principali procedimenti giudiziari intentati contro i colossi del credito a stelle e strisce.
Non basta. Perché nel giro di due mesi, tra aprile e maggio, Trump ha licenziato altri cinque ispettori generali delle agenzie federali. Di fatto sgominando le possibilità di indagare sui moloch bancari che ne stanno combinando di cotte e di crude in questi mesi di pesantissima crisi finanziaria per i cittadini e le imprese.
Ecco cosa scrivono due giornalisti investigavi, Pam e Russ Martens, nel loro prezioso sito di controinformazione “Wall Street on Paradise”.
“Il presidente Trump ha licenziato i cani da guardia federali alla velocità della luce. In appena sei settimane ha licenziato cinque ispettori delle agenzie federali. Anche la Federal Reserve Bank di New York, che è responsabile della maggior parte dei programmi di salvataggio della FED, risiede in quel distretto. Il presidente e Barr vogliono mettere un uomo senza esperienza come incaricato di quell’ufficio, Jay Claiton, che attualmente dirige la Security and Exchange Commission la quale ha solo poteri di esecuzione civile”.
Una vera marionetta nelle mani dell’amministrazione a stelle e strisce, Claiton ed in colossale conflitto d’interessi. Nel suo pedigree, infatti, fanno bella mostra le esperienze maturate con Goldaman Sachs e JP Morgan Chase, due stars a Wall Street e – guarda caso – attualmente sottoposte ad indagini penali da parte del Dipartimento di Giustizia.
Indagini che, d’ora in poi, si immagina bene quale piega possano prendere.
Non è finita. Perché il futuro, scodinzolante segugio di Wall Street, Claiton, è stato anche socio nello studio legale Sullivan & Cromwell, che attualmente rappresenta proprio Goldman Sachs nel procedimento penale e JP Morgan in vari contenziosi.
Alla faccia della democrazia a stelle e strisce!
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