“Illuminata moderazione”

Sempre meno italiani s’interrogano su quantità e qualità residuali della sinistra e non è un buon segno. I dubbi più assillanti: al contenuto delle parole onestà, trasparenza, correttezza istituzionale, integrità, c’è ancora chi può esibire appartenenza senza se e senza ma? L’ideologia della giustizia sociale, del bene comune, della democrazia militante, ha corrispondenza significativa nel cosmo fortemente imperfetto di chi afferma di collocarsi a distanza dalla galassia della destra?  Gli interrogativi prendono forma consistente con il racconto della cronaca che ha difficoltà a separare i fatti della politica dai misfatti della ‘nera’, in cui sono tutti coinvolti: certo con metro disomogeneo se indaga il pianeta rosso, rosso sbiadito del centrosinistra, o il nero profondo della destra.  Ma la matrice degli uni e degli altri mostra una sinistra tendenza all’emulazione, di là dai rispettivi stereotipi che obbligano il linguaggio del centrosinistra a rappresentarsi come progressista e la destra a soddisfare il sovranismo dei suoi associati. È pessimismo che eccede la realtà? È possibile, anzi probabile e influenzato dalla nostalgia per gli strumenti di condivisione politica  che la sinistra ha cancellato dalla  sua identità: la scuola di partito delle Frattocchie, il rigore deontologico dei militanti, le grandi battaglie corali per conquiste sociali rilevanti e, non determinante, la spinta divulgativa garantita da testate storiche: l’Unità, Paese Sera, Rinascita, pubblicazioni sindacali, tutti desaparecidos.
Ultimi atti di un’espropriazione per nulla proletaria del sistema di amplificazione della sinistra, sono le due operazioni che assecondano il progetto di contenere i rapporti interclassisti nell’involucro della moderazione. Il disegno è firmato dai ‘moderati illuminati’, categoria in sé contraddittoria, dai liberal soft, dai ‘vorrei ma non posso’, dal “colpa  della sinistra se tutto va male appena eventi negativi del mondo globalizzato soffrono della bonaccia per cui stentano a bypassare la boa che porta al traguardo; dai ben pensanti eternamente nel mezzo del guado, così da non spogliarsi della pietas teorica per i diseredati, ma anche da ritenersi senza colpa se il fenomeno è senza via d’uscita; dai timorati di dio che peccano, si pentono, si confessano, si assolvono con 10 Ave Maria e tre Pater Noster, sicuri di potersi presentare a San Pietro con la password corretta. A tutti loro strizza l’occhio il baratto De Benedetti-Elkann, che ha disegnato la nuova linea editoriale del quotidiano fondato da Scalfari, in concomitanza con l’evidente faziosità dell’informazione Rai, inquinata dalla destra con il letale accordo del defunto governo gialloverde.
Il governo delle menzogne: spaccia il niente, o al più, ignora le conseguenze cicliche dell’annuale epidemia influenzale, ribattezzata pandemia da Covid-19; inventa la morte di 34 mila italiani e e il contagio di 233.000 italiani. Tutto falso, strillano in piazza la ‘brava gente’ che tifa per la riedizione del famigerato Ventennio fascista, i camerati di Casa Pound e Marcia su Roma”: le bugie del governo, questa la tesi, nascondono l’intenzione di schedare i cittadini e che la crisi sanitaria è il pretesto per attuare il vero, losco proposito. Quale sarà la fase successiva alla protesta di piazza, che a Milano ha visto il protagonismo dei ‘gilet arancione’ guidato dall’ex generale Pappalardo, esagitato esponente della destra? Immaginiamo che sarà lo sputtanamento di chi parla di sei milioni di contagiati e di oltre 350.000 morti da coronavirus nel mondo. Tutto inventato, dichiarano i neofascisti italiani: contagi e decessi in Russia, Gran Bretagna, Spagna, Francia, Stati Uniti, Brasile, Messico, Canada. Terapie intensive, pazienti intubati, in rianimazione, Medici e infermieri vittime del Covid? Una diabolica macchinazione di Conte e dei suoi ministri, un complotto, un perverso disegno anti democratico. In coerenza con l’assunto descritto, gran parte dei manifestanti hanno protestato uno accanto all’altro, senza maschere protettive e hanno ignorato la distanza di sicurezza.
È possibile rintracciarli con le immagini delle telecamere di sorveglianza e denunciarli oltre a che ha infliggere il massino importo della contravvenzione per aver trasgredito alle disposizioni in vigore.
Onorevole chi? Tale Sara Cunial, eletta in quota 5Stelle ed emigrata nel gruppo misto: ha parlato, grazie alla facoltà dei deputati di parlare nell’aula di Montecitorio, e nel corso di un intervento da neurodeliri sul tema del Covid ha detto testualmente: “Tso, multe, deportazioni sono avallate dallo scientismo dogmatico protetto dal nostro pluripresidente della Repubblica, che è la vera epidemia culturale di questo Paese”.  Che peccato! Dicono gli esperti che neppure in presenza di vilipendio della Repubblica si può cacciare dall’aula, a calci nel sedere, una ‘dis-onorevole’ come la Cunial.
Il despota, razzista, suprematista, premier ungherese Orban e gli Stati dell’est europeo politicamente contigui (oltre all’Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia), ovvero i Paesi anti europeisti, che incamerano la parte maggiore dei fondi europei per i programmi di sviluppo,  piantano i piedi per terra e a pugni chiusi, in atteggiamento minaccioso si schierano contro il piano Recovery  dei finanziamenti per affrontare la grave crisi economica provocata dalla pandemia del Covid. Non è impropria la domanda: cosa aspetta l’Europa a espellere dalla Ue la mela marcia di Orban, che dalla comunità riceve risorse ingenti e restituisce attacchi velenosi?
Non è meno deplorevole lo stop ai turisti italiani annunciato dalla Grecia. “Esigiamo rispetto” tuona Di Maio, ministro degli esteri, contro il Paese che con il turismo italiani ha ricevuto per decenni ingenti risorse.  “Se qualcuno pensa di trattarci come un lazzaretto sappia che non resteremo immobili. La pazienza ha un limite”.
In apertura Sara Cunial

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