Un pezzo da novanta delle fiamme gialle prima e dei servizi segreti poi alla guida di Leonardo. L’attuale numero uno dell’ex gruppo Finmeccanica e a suo tempo vertice della polizia in sella al colosso energetico di casa nostra, Eni.
Un assetto davvero militarizzato – forse conseguenza del clima da coronavirus – quello che potrebbero assumere le due corazzate del nostro settore industriale.
I due nomi in ballo – nel prossimo totonomine del settore pubblico – sono quelli di Luciano Carta e Gianni De Gennaro.
Un totonomine, comunque, in tono molto minore rispetto alla consueta orgia di maxi poltrone ruotanti. Il governo, infatti, è intenzionato – per evidenti motivi – a non creare scossoni e a dare segnali di continuità nelle delicatissime conduzioni aziendali. A questo punto, quindi, l’unico spostamento possibile sembra proprio quello appena descritto. Che ancora bolle in pentola.
Partiamo dall’eterno De Gennaro, un potente per tutte le stagioni politiche, da quando ha lasciato il vertice della Polizia, passando indenne anche nella bufera del caso Genova per i tragici fatti del G8. Da allora un susseguirsi di prestigiose poltrone pubbliche ai vertici del parastato, sotto tutti i governi che si sono succeduti nell’ultimo quasi ventennio.
Ora potrebbe essere l’uomo giusto al posto giusto, al timone di Eni, la super corazzata negli ultimi anni alle prese con non poche bufere giudiziarie, per via di pesanti inchieste nazionali ed internazionali che l’hanno investita. Tutte per “corruzione internazionale”, ossia per una serie di maxi tangenti che – secondo le accuse – sono state versate per ottenere appalti e commesse in mezzo mondo. Dall’Africa al Sud America.
In pole position c’è l’inchiesta “Lava Jato” della procura brasiliana, per l’affaire Petrobras che ha decapitato mezza classe politica carioca: circa 5 miliardi di dollari fino ad oggi accertati. E c’è un’analoga inchiesta anche alla procura di Milano: coinvolti sia l’ex numero uno che l’attuale vertice di Eni, rispettivamente Paolo Scaroni e Claudio Descalzi.
Nel cambio di poltrona, quindi, Descalzi potrebbe lasciare il passo a De Gennaro.
Passiamo in casa Leonardo-Finmeccanica. Dove la poltrona fino ad oggi occupata dall’ex super capo della Polizia può essere appannaggio del direttore dell’AISE, ossia il nostro Servizio segreto estero, vale a dire Luciano Carta.
Una vita ai vertici delle Fiamme Gialle, quella di Carta. Negli anni di Mani pulite è stato uno degli uomini di punta, coordinando – con il pool – alcune maxi inchieste, da Enimont a Fininvest fino alla corruzione all’interno della stessa Guardia di Finanza. Si è occupato delle maxi evasioni fiscali attraverso il paradiso di San Marino.
Poi la nomina a capo di stato maggiore, anticamera per l’ascesa al vertice del corpo. Ma l’esecutivo capeggiato da Matteo Renzi gli preferì il generale Giorgio Toschi.
Carta venne invece dirottato all’Aise, come numero due del generale Alberto Manenti, scelto dallo stesso Renzi e proprio in questi giorni nominato come componente del consiglio d’amministrazione di Banca BPM.
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