Spine di sardine nel fianco della mancata discontinuità

Mica scherzano le sardine. Anzi, infieriscono sul nervo scoperto di partiti di riferimento non dichiarato, ma evidente come racconta l’esempio probante del consistente scarto di voti con cui è stato sventato il timore del salvinismo vittorioso nella storica regione di sinistra qual è l’Emilia-Romagna. Consapevoli dell’importanza politica di radicamento anche nel Sud, Sartori e i delegati delle regioni meridionali hanno stretto d’assedio il governo. In attesa di verificare le risposte di Conte alle emergenze  del  Paese, si deve probabilmente  anche al confronto con Provenzano, ministro del Mezzogiorno,  l’accelerazione nel rendere pubblico il piano dei ‘Cento miliardi in dieci anni’, concepito come volano istituzionale per stimolare la globalità degli interventi  con cui sanare il vulnus delle storiche e inique disparità Nord-Sud. Chiarissima è la scelta meridionalista di Napoli di metà Marzo per il primo grande appuntamento politico del movimento e non è per nulla casuale il luogo d’incontro nel cuore di Scampia dov’è in atto un processo  di ‘bonifica’, che trasformi i danni della cattiva letteratura in un esempio di riscatto, favorito da operatori del sociale in sinergia con le presenze ‘sane’ del  territorio.  Non è il solo fronte dell’ impegno richiesto per portare a compimento quanto ha generato l’evento “aggregazione”, fortemente connotato dalla contestazione a quanto di  politicamente indecente rappresenta  Salvini.   Il sospetto, che il tema della discontinuità del governo demostellato con l’esecutivo gialloverde  fatichi a concretizzarsi per reciproca  incompatibilità, è la ragione delle rivendicazioni che le sardine pongono a Conte. Non secondario e coerente con l’ ‘ideologia’ antileghista, è  il monito a riscrivere le  norme del contestato decreto sicurezza a firma di Salvini. Sartori e i vertici delle sardine alzano il tiro: “Abolire quelle leggi, che sono una vergogna o  ricorso alle urne” e ipotizzano un incontro anche con il capo dello Stato. A Bologna si salda virtualmente l’asse sardine-studenti solidale con Patrick Zaky e spinge  il governo, ma per estensione l’Europa intera, a ottenere la liberazione dello studente incarcerato e torturato.
Gasparri, presidente della Commissione parlamentare del Senato, motivato da affinità elettiva tutta interna alla destra, ha votato ‘no’ alla richiesta di processare Salvini imputato di sequestro aggravato di persona per la vicenda della nave Gregoretti. Ora è alle prese con una nuova richiesta, questa volta per il caso della nave Open Arms.  Spetterà poi al Senato la decisione finale. Nel frattempo Salvini, che ha provato invano a coinvolgere il governo gialloverde nella prima imputazione, presenta una memoria alla giunta del Senato per convincerla che non toccava al nostro Paese concedere l’approdo in porto, ma alla Spagna a Malta. Salcini finge di dimenticare che la nave era entrata in acque italiane. Sullo sfondo c’è comunque un conflitto tra procura e tribunale e che Salvini è difeso dalla potente avvocatessa Giulia Bongiorno, ex ministra del governo Di Maio-Salvini in quota Lega.
Per non smentire la fama certamente ‘non’ usurpata di truce elemento della destra razzista e sessista, Salvini, nel palazzo romano dei congressi (700 persone, perché l’ex ministro da qualche tempo teme l’ampiezza delle piazze), ha sparlato per farsi bello con chi condivide la sua stessa ideologia dell’odio: “Il ricorso all’aborto? Uno stile di vita incivile”. L’ignominia di questa farneticazione ha strappato l’applauso dei sudditi presenti e ha indignato il resto dell’Italia, per l’indecente censura a uno dei momenti di grande sofferenza della donna. Ha riportato immaginarie dichiarazioni delle ‘infermiere’ di un fantomatico pronto soccorso milanese su ripetuti ricorsi all’aborto di donne, ovviamente di immigrate. Salvini, per  non smentirsi, finge di non sapere che per abortire, lo prescrive la legge 194,  le donne devono presentare la documentazione richiesta e lasciar passare una settimana per consentire possibili ripensamenti. Andare al pronto soccorso per abortire? Una vera maligna idiozia.

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