Un gran vaffanculo all’intervista fiume di Antonio Di Pietro del 19 gennaio scorso rilasciata all’inviata speciale dell’Espresso a Montenero di Bisaccia, Susanna Turco, genuflessa davanti all’ex pm, all’epoca di Mani pulite inviato altrettanto speciale della Cia per “rivoltare l’Italia come un calzino”, secondo il Verbo dell’amico e collega Piercamillo Davigo.
Protagonisti del Vaffa intonato per ‘O pm sono Maria Speranza Gardini, la figlia di Raul Gardini, al centro delle choccanti dichiarazioni del fondatore-affondatore di Italia dei Valori; e Giovanni Maria Flick, ex ministro della Giustizia e storico legale di Gardini.
Un j’accuse in piena regola, quello della figlia e dell’avvocato, che inchiodano Di Pietro alle sue fesserie o, se preferite, ai suoi comportamenti fuorilegge.
Così si rivolge – ridicolizzandolo – Maria Speranza Gardini all’inquisitore di suo padre: sono “certa che saprà comprendere quale indignazione abbiano generato in noi le sue parole, tanto più drammatiche perché usate per narrare supposti aspetti deplorevoli e agghiaccianti della vita di un uomo che non c’è più, che non ha potuto raccontare la sua verità allora e che, adesso, non può difendere il proprio onore e la propria reputazione. Ho meditato su quanto la sua intervista possa avere contenuti diffamatori e offensivi per la memoria di mio padre e quindi, di conseguenza, per i suoi famigliari; ho riflettuto su quanto le sue parole possano aver leso l’immagine che tante persone conservano ancora di lui”.
E ancora: “Lei ha inutilmente creduto di mettere in dubbio le mie certezze con un ‘teorema dei se’ che di certezze, invece, ne ha ben poche”. O meglio, nessuna.
Non meno dure – nella sostanza – le parole di Flick.
“Già nel 2013 mi era capitato di dover puntualizzare i ricordi dell’ex pm Antonio Di Pietro sul suicidio di Raul Gardini, del quale ero difensore insieme all’avvocato Marco De Luca. Gardini non era all’estero e, alla vigilia del suicidio, non rientrò a tarda notte a Palazzo Belgioioso, dove invece aveva trascorso il pomeriggio e la serata con me e l’avvocato De Luca”.
Poi: “Ma questa volta nei ricordi di Di Pietro c’è una novità: l’ex pm, senza citarmi, parla di un co-difensore di Gardini, l’ex sostituto procuratore a Milano, con il quale aveva concordato modalità e tempi dell’interrogatorio che avrebbe potuto evitargli l’arresto. Non mi risulta che avesse un terzo difensore, ed io, ex magistrato, non avevo mai prestato servizio a Milano”.
Ancora: “Nel 2013 Di Pietro sosteneva che, se avesse fatto arrestare Gardini prima dell’interrogatorio, gli avrebbe salvato la vita; ora sostiene che Gardini, già vestito, si affacciò, vide i carabinieri, pensò che Di Pietro lo avesse ‘tradito’ e lì decise di suicidarsi per evitare il carcere. A parte il fatto che Gardini non era vestito ma in accappatoio e non aveva potuto vedere i carabinieri, delle due l’una: era meglio arrestarlo per salvargli la vita, o perse la vita proprio perché lo stavano per arrestare?”.
Come si sente, oggi, Di Pietro davanti a tali circostanziate accuse, davanti ad un dolore ancora così straziante?
Ma è mai stato per un solo momento un vero Uomo, Di Pietro, un autentico Magistrato?
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