Non solo Greta. C’è anche  Licypriya, piccola e indiana

In pieno inverno, quando abbondanti nevicate, primi picchi di gelo, pioggia alluvionale e venti impetuosi fanno dimenticare siccità, iceberg in dissolvimento, rischi di surriscaldamento del pianeta Terra, s’affaccia all’orizzonte l’ottimismo di una primavera salvifica, generazionale, progettata dal mondo dei giovani e giovanissimi. A scuoterli dall’apatia senza colpa, perché indotta dall’irresponsabilità degli adulti, sordi e ciechi in tema di mutamenti climatici, è la consapevolezza che tra alcuni decenni, se non si interviene con urgenza  e determinazione globale, il genere umano rischia di assistere all’estinzione del pianeta. In parallelo, per rifondare il presente e il futuro molto prossimo, si muove ad ogni latitudine la crociata dei ragazzi, bianchi, neri, gialli, contro la degenerazione del sistema politico, l’ingiustizia sociale, le povertà, le guerre, la corruzione.
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Migliaia di giovani scendono in piazza in tutto il mondo per chiedere ai governi di impegnarsi contro i cambiamenti climatici. Sono poco più che bambini, sono per lopiù ragazze. Provano a salvare la Terra, sono la nostra ultima speranza per garantirci il futuro. Prendono parte a scioperi scolastici in Svezia, Svizzera, Belgio, Germania, Regno Unito, Canada, Italia, Giappone, Australia. Chiedono ai governi azioni concrete. Hanno capito che il Pianeta che erediteranno sarà invivibile. Sono un  movimento che continua a crescere. È l’onda travolgente generata da Greta Thunberg, la  ragazzina svedese di sedici anni dal sorriso timido, astro nascente dell’ambientalismo mondiale che dichiara: “Se tutti ascoltassero gli scienziati e i fatti nessuno dovrebbe ascoltare me, o le centinaia di migliaia di studenti che scioperano per il clima in tutto il mondo”. A 15 anni, con accanto il cartello ‘sciopero della scuola per il cima’, ha presidiato il Parlamento svedese ogni venerdì e ha dato vita al Movimento Fridays for Future, (Venerdì per il futuro). Ha impugnato un cartellone con la scritta “Skolstrejk för klimatet” (sciopero della scuola per il clima), ha distribuito volantini che illustravano la crisi climatica: “Sono arrivati giornalisti e reporter”. Presto,  Greta si è resa conto  di entrare  nel  circuito mediatico mondiale, di essere a un passo dall’ottenere il dissenso collettivo contro l’inquinamento.
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Il suo Movimento non è stato il primo grande impulso per il  cambiamento nato dalla consapevolezza di bambini tra ai 14 e i 10 anni dell’emergenza climatica. “È orribile come gli umani stiano causando la morte di molte specie animali e vegetali”, lo ha detto un bambino di 11 anni. “Inizialmente mi sentivo strana, quasi un’anomalia nella mia scuola, poi ho incontrato molte altre persone della mia età che condividono le mie preoccupazioni”. Lo racconta Anna Taylor, inglese di   diciassette anni,  che con altri quattro studenti ha fondato l’Uk Students climate network (Ukscn). “I giovani hanno passione ed energia, devono essere ascoltati”: è la dichiarazione di Tallulah Guard, 17 anni, londinese. In Australia 15mila studenti sono scesi in strada dopo che Harriet O’Shea Carre e Milou Albrecht, entrambe di 14 anni, hanno scritto una lettera in cui chiedevano al governo un maggiore impegno per contrastare i cambiamenti climatici. Una marcia analoga si è svolta in Belgio, organizzata dalle diciassettenni Anna De Wever e Kyra Gantois. Hanno partecipato  35mila persone. “La nostra è una generazione climatica”, ha detto la De Wever “è in gioco il nostro futuro, motivo per cui i politici devono ascoltare gli esperti e attuare politiche che proteggano il pianeta. La tredicenne americana Alexandria Villasenor  ha iniziato a scioperare davanti alla sede delle Nazioni Unite. Pochi mesi prima, aveva assistito ad un grave incendio in California, che l’aveva provata fisicamente ed emotivamente. Americana anche Nadia Nazar, 16 anni, co-fondatrice del gruppo per la giustizia climatica Zero Hour: “Non voglio vivere nella paura di non avere una vita normale a causa dei cambiamenti climatici”. Luisa Neubauer, tedesca: “Dobbiamo ottenere che la battaglia climatica diventi una questione intergenerazionale, includa adulti, genitori, insegnanti e lavoratori”. Nel ’92, quando aveva appena 12 anni, Severn Cullis-Suzuki, attivista canadese, pronunciò un discorso al vertice della Terra di Rio de Janeiro molto simile a quello  di Greta Thunberg: “Sto lottando per  il mio futuro”.
Nel 1992, ad appena 12 anni, una giovane attivista canadese di nome Severn Cullis-Suzuki pronunciò un discorso al vertice della Terra di Rio de Janeiro molto simile a quello di Greta Thunberg: “Combatto per il mio futuro”.
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Greta Thunberg ha chi l’ha preceduta e di molto. Nel 1992, 27 anni fa, molto prima degli scioperi per il clima di Greta e del movimento Fridays For Future, ad appena 12 anni di età, una giovane attivista canadese di nome Severn Cullis-Suzuki ha pronunciato un discorso al vertice della Terra di Rio de Janeiro, che rimane nella storia e che, riascoltandolo oggi, sembra molto simile a quello dell’icona del climaticamente corretto: “Sto lottando per il mio futuro, Ho paura di stare  al sole perché ci sono dei buchi nell’ozono, ho paura di respirare l’aria perché non so quali sostanze chimiche contiene. Nella mia vita ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici e giungle e foreste piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno vedere tutto questo”.
C’è un’altra Greta anche al vertice sul clima di Madrid, ancora più giovane.  È Licypriya Kangujam, bambina indiana di otto anni. A Giugno, pensando all’esordio di Greta, ha presidiato il Parlamento dell’India  per chiedere al premier Narendra Modi una legge sul cambiamento climatico.
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Su altro fronte, l’emergenza di poteri forti, politico e finanziario, il pericoloso avanzare del sovranismo parafascista hanno mobilitato energie giovani, plasticamente raccontate dalle piazze gremite di ‘sardine’. Si deve a  Greta, a Lycypriya, alle sardine, ai milioni di ragazzi che vogliono decidere il loro futuro, se quest’inverno pieno somiglia a una radiosa primavera.

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