RIGOPIANO / IL GIP DI PESCARA ARCHIVIA POLITICI & BUROCRATI !

La metà delle posizioni degli indagati per la tragedia di Rigopiano, in cui hanno perso la vita due anni fa 29 innocenti, sono stati già archiviate.

L’incredibile provvedimento è stato preso dal gip del tribunale di Pescara che ha pensato bene di spedire in naftalina le bollenti situazioni di tutti i politici coinvolti in quei tragici fatti, con responsabilità di vario tipo.

Commenta a botta calda, con sconforto, Alessio Feniello, il padre di una delle vittime: “Alla fine la colpa sarà di chi stava in hotel, di chi lavorava a Rigopiano e di chi ci andava in vacanza”.

Questa è la giustizia di casa nostra, neanche degna di un paese tribale.

Il Gip Nicola Colantonio. Sopra, il disastro di Rigopiano

Ecco le testuali parole del gip, Nicola Colantonio: “La condotta degli indagati non può considerarsi omissiva e collegata al crollo della struttura alberghiera; nessun inadempimento, o ritardo, può rilevarsi nella tempistica di attivazione del Comitato operativo per le emergenze da parte dei soggetti responsabili”.

Tutti candidi come i gigli. Dai tre presidenti della Regione Abruzzo che si sono succeduti, Gianni Chiodi, Ottaviano Del Turco e soprattutto l’ultimo, Luciano D’Alfonso; agli assessori alla Protezione civile Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante, Mario Mazzocca; all’ex direttore generale Cristina Gerardis; all’ex Prefetto Franco Provolo e all’ex funzionaria della prefettura Daniela Acquaviva che pronunciò le famigerate parole “la mamma degli imbecilli è sempre incinta” per ridicolizzare l’allarme appena partito.

Aggiunge, ineffabile, il gip Colantonio: “Ai politici non fu indicata dai responsabili tecnici la necessità di procedere nel più breve tempo possibile alla formazione di una Carta di localizzazione probabile delle valanghe, estesa anche al comune di Farindola”. Ai confini della realtà.

Luciano D’Alfonso, appena sei giorni prima della tragedia del 18 gennaio 2017, aveva decretato lo stato d’emergenza. “E perciò – sostiene uno dei legali delle vittime, Romolo Reboa – doveva per forza essere informato della situazione, della strada bloccata, dell’unico spazzaneve rotto, lui che è ‘il re delle turbine’. Ma ci sono altre indagini, non dorma sonni tranquilli”.

Lo stesso Provolo e la funzionaria in vena di battute, d’altro canto, sono coinvolti in pieno in un’inchiesta bis, ossia sulle manovre di depistaggio compiute per insabbiare le responsabilità di chi aveva ignorato l’allarme Meteomat sulla possibilità di slavine, non aveva evacuato l’hotel e le scuole, anzi aveva predisposto l’accompagnamento al resort di alcuni ospiti, fino al giorno che precedè la nevicata record la quale, seguita da una serie di scosse di terremoto, provocò la valanga.

Non archiviate 18 posizioni, tra cui quelle del sindaco Ilario Lacchetta, dei suoi predecessori e del gestore dell’albergo trasformato in un cimitero, Bruno Di Tommaso.


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