“Violante: mafia e politica, l’ultimo asse da spezzare”.
Così titola il Corsera un paginone dedicato all’ultima fatica letteraria del magistrato ed ex presidente della Commissione Antimafia Luciano Violante.
Il Pulitzer è assicurato, il Nobel quasi in saccoccia. Soprattutto per la colossale scoperta del magistrato caccia Bierre, della toga inflessibile che ora si rivolge, come il Maestro, ai discepoli, per indicare la via della Verità e illuminarli lungo il percorso della Giustizia.
Il libro già cult prima ancora di esordire in libreria si chiama: “Luciano Violante – Colpire per primi – La lotta alla mafia spiegata ai giovani”, per le edizioni Solferino, con ogni probabilità un ramo (secco?) dello stesso Corsera, visto il prestigioso indirizzo.
Ecco qualche memorabile passaggio del genuflesso Giovanni Bianconi.
“La mafia ha bisogno di convivere con il potere”. Perdinci.
“E’ da lì che trae la propria forza: dalla capacità di imporre un rapporto occulto con chi amministra la cosa pubblica, che diventa vitale per garantirsi guadagni illeciti e impunità”. Era il tassello che da sempre ci mancava.
“In cambio di appoggi elettorali, tangenti o altre forme di corruzione e sostegno. Sono gli ‘equilibri mafiosi’ che Luciano Violante individua come l’asse da spezzare affinchè la battaglia contro la mafia (le mafie) sia vinta definitivamente”. E chi mai l’aveva lontanamente sospettato?
Quindi direttamente dal Vate: “Una democrazia non può nascere né crescere in una società che non abbia onesti comportamenti, nella quale i cittadini non si prodighino per far emergere i valori civili”.
Peccato, nessuno fino ad oggi ci aveva mai pensato.
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