Il numero 90 se ne sta nell’ultima pagina della ‘Smorfia’ e accanto l’affianca l’interpretazione della cabala: “La paura”. Quella che nella stagione più critica per di Di Maio lo spinge a proporre il cosiddetto ‘vincolo di mandato’, ovvero la modifica della Costituzione che giudica legittimo lasciare il partito con cui si è eletti e iscriversi a un altro movimento. Non lo ammette, ovvio, ma Di Maio è decisamente spaventato per l’iniziativa di settanta grillini che in un documento non esplicito, ma facilmente interpretabile, chiedono la conclusione del Movimento a guida unica, personale (Di Maio). Non è meno preoccupante il sospetto di una possibile scissione, che separerebbe le due anime dei 5Stelle, la moderata dalla ‘sinistra’, le probabili fughe in direzione del nascente “Italia Viva” (il primo esodo verso Renzi è della senatrice Vono) e perfino in senso opposto, a destra verso la Lega. Spine nel fianco sono i contestatori Paragone e Di Battista, non meno gli ex ministri trombati. Di Maio alza la voce e minaccia: introduciamo il divieto di cambiare casacca e per chi lo ha già fatto (la Vono e altri) multa di centomila euro. Ma il provvedimento legalmente e in pratica è inattuabile. Insomma, colpirne uno per educarne cento non funziona. A un anno e mezzo dall’inizio di questa legislatura il numero di parlamentari che hanno cambiato partito sembra in media con la storia. Si sono verificati 79 cambi di gruppo. 60 alla Camera e 19 al Senato, in media oltre 4 ogni mese. Il contributo maggiore si deve ai dem passati alla nuova formazione di Renzi. La precedente legislatura ha registrato il record di passaggi tra una formazione politica e l’altra: ben 566, 313 alla Camera e 253 al Senato. Una media di oltre 100 passaggi l’anno, quasi 10 ogni mese. Nel Pd di Zingaretti confluisce Laura Boldrini di Liberi e Uguali, ma se ne distacca Richetti, che condivide leragioni dell’esodo di Calenda. Nel Movimento 5Stelle sono nove gli esodi per espulsioni e dissenso politico. Da Forza Italia sono fuoriusciti 4 parlamentari confluiti in “Cambiamo” di Toti.
Sembrerebbe un assioma: i ricavi dalla lotta all’evasione fiscale sono risorse disponibili per le coperture economiche. L’economista Tremonti smentisce. Non serve, perché le riforme fiscali occupano sempre archi di tempo lunghi, e sono collegate a fasi di notevole, a volte rivoluzionario, rilievo politico” (???). Secondo Tremonti lo slogan ‘pagare meno, pagare tutti, e il contrasto all’uso del contante non funzionano, e si capisce il perché, detto da un fiscalista che cura gli interessi di ricchi clienti. Contestato anche il valore di 109 miliardi de.ll’evasione (perché non 108 o 111?) e si lancia in uno strano parallelismo: l’evasione fiscale è alta. Se recuperata, fa crescere anche la pressione fiscale (ma per chi? Ovviamente per chi ha evaso).
Non si placa l’ira funesta del tycoon, neanche a seguito della prova provata della sua illegale interferenza sulle elezioni che l’hanno insediato alla Casa Bianca. Non basta a zittirlo neppure la pubblicazione della telefonata con la quale richiese all’Ucraina di boicottare la candidatura di Biden alle presidenza degli States. Alla Power, portavoce della Camera, che ha rivelato l’esistenza dell’intercettazione il supertruce Trump ha rivolto l’accusa di essere prigioniera della sinistra radicale, come se tale fosse la compagine dei democratici americani. La procedura dell’impeachment che destituirebbe Trump è comunque avviata. Ora spetta all’America e al Parlamento Usa decidere se concluderla e liberandosi una buona volta di Trump.
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