STOP 5G, DAI SINDACI DI FRONTIERA ALLA LEZIONE DI GIULIETTO CHIESA

«Con l’avvento del 5G la parola “progresso” significherà morte per l’uomo, che non uccide subito come una pallottola ma distrugge, rovina, introducendo nell’organismo umano malattie di vario genere. Necessario è ora più di prima difendere il nostro territorio e la nostra vita». Sono parole pronunciate e ribadite in più occasioni da Giulietto Chiesa, una voce autorevole che da tempo sta conducendo una campagna informativa capillare sugli effetti prodotti dall’installazione su larga scala della tecnologia di quinta generazione. Lo stesso Chiesa non ha dubbi quando profetizza «una catastrofe sanitaria per l’occidente» i cui effetti emergeranno in tutta la loro drammaticità a lungo termine. Non a caso, mette in guardia Chiesa in una recente intervista rilasciata sul tema del 5G, «più di diecimila ricerche già dimostrano in maniera incontrovertibile che l’esposizione alle onde ad alta frequenza sono gravemente lesive delle cellule, incluso il Dna dell’uomo e degli animali. Siamo al cospetto – conclude – di uno sconvolgimento della natura introdotto dal progresso della tecnologia nei confronti del quale si mantiene da anni ormai il silenzio della Comunità internazionale a cominciare dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che si rifiuta di prendere in esame gli studi già esistenti».

Giulietto Chiesa

Preoccupazione giustificata anche in virtù del fatto che la tecnologia di quinta generazione è stata lanciata con una vera e propria “sperimentazione” su larga scala gestita unicamente dal Mise senza il coinvolgimento degli enti istituzionalmente preposti alla tutela ambientale e sanitaria e senza alcuna valutazione preventiva sui rischi per la salute umana e gli ecosistemi viventi. Al Governo non è mai stato richiesto alcun parere sanitario sul 5G. In particolare, l’INAIL ha detto di non avere alcuna documentazione sulla sicurezza del 5G. Il Ministero della Salute ha dichiarato ufficialmente di non essere stato interpellato sulla sicurezza della nuova tecnologia dal Ministero dello Sviluppo Economico prima della vendita delle frequenze del 5G e che anche il Consiglio Superiore di Sanità non si sia interessato del problema. Dal canto suo, il Mise ha risposto che il parere sanitario non sia di sua competenza. L’Istituto Superiore di Sanità ha poi affermato di non aver prodotto alcun parere sanitario, ma di aver risposto all’AGCOM che richiedeva la semplificazione delle procedure di installazione delle nuove antenne 5G.

In questo scenario di incertezza, l’unica cosa evidente è che per l’imminente immersione in onde millimetriche mai studiate in laboratorio, che porterà il Bel Paese ad essere secondo per questa nuova tecnologia a livello europeo, nel settembre del 2018 lo Stato italiano ha incassato con la messa all’asta delle frequenze circa sei miliardi e mezzo di euro con un extra-gettito di oltre 4 miliardi rispetto al previsto.

Le accuse di essere “contro il progresso”, dispensatori di fake news o di ingiustificati allarmismi non hanno intanto scalfito di un’oncia l’azione di comitati e associazioni che da mesi stanno conducendo una battaglia di civiltà su tutto il territorio nazionale al fine di spingere gli enti locali a deliberare di vietare, in applicazione del principio di precauzione sancito dall’Unione Europea nell’articolo 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Ue, l’installazione della tecnologia di quinta generazione in attesa della nuova classificazione della cancerogenesi annunciata dallo IARC, all’esito della quale rimandare ogni ulteriore decisione.

 

MATESE, COMITATI IN TRINCEA

Di pari passo con la volontà delle società di telecomunicazioni, che con il supporto dei governi, implementando la rete wireless di quinta generazione, puntano entro il 2022 a coprire col 5G l’80% delle case della popolazione nazionale (il 99,4% entro giugno 2023), è cresciuta la preoccupazione tra la cittadinanza. Uno degli angoli d’Italia dove la costituzione di un comitato cittadino (guidato da Maria Gioia Tomassetti, diventata nel frattempo punto di riferimento regionale dell’Alleanza STOP 5G) è riuscito a stimolare la pubblica amministrazione alimentando una discussione su tutto il territorio è certamente il comprensorio casertano del Matese, che si appresta ad entrare a breve nell’olimpo dei parchi nazionali italiani. Famoso per le sue infinite bellezze naturalistiche e paesaggistiche, il Matese è una delle aree geografiche della penisola al centro della sperimentazione del 5G.

Maria Gioia Tomassetti

Tre comuni, tutti del casertano, sono infatti stati individuati dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni  con delibera numero 231/18/CONS tra i 120 piccoli centri pilota su cui lanciare il 5G. SI tratta di Letino, San Gregorio Matese e Raviscanina. Proprio in quest’ultima comunità, a fronte della scarsa chiarezza sul tema del sindaco Ermanno Masiello, i consiglieri di minoranza Giovanni Di Mundo, Elio Di Mundo e Bruno Corona hanno rotto gli indugi determinato la convocazione di un consiglio comunale nel corso del quale il civico consesso dovrà esprimersi venerdì pomeriggio sul divieto all’installazione di apparecchiature 5G.

Più o meno quanto avvenuto nella vicina Sant’Angelo d’Alife (CE) il cui sindaco Michele Caporaso nell’arco di tre mesi non ha fornito alcuna risposta al comitato che tramite Pec invitava l’amministrazione a produrre tutti gli atti finalizzati a vietare precauzionalmente l’installazione di apparecchiature 5G sul territorio comunale. Anche in questo caso, è stato determinante l’intervento dei consiglieri di opposizione Giuseppe Falco (ex presidente del Parco Regionale del Matese), Massimo Pini e Salvatore Bucci, che hanno chiesto la convocazione di un consiglio straordinario per dire ‘no’ in via precauzionale ad eventuali insediamenti di tipo 5G sul territorio. Una azione che ha meritato il plauso da parte della presidente del comitato Maria Gioia Tomassetti che ha pubblicamente ringraziato il gruppo di opposizione sottolineando al contempo la sensibilità dimostrata dal presidente del consiglio Giancarlo Campone che si è impegnato ad accogliere senza se e senza ma la proposta della minoranza.

Qualche settimana fa, invece, la maggioranza consiliare di Letino (proprio uno dei tre comuni casertani individuati dal Mise per il lancio del 5G) ha bocciato la proposta dei consiglieri di minoranza che hanno comunque annunciato di voler proseguire la battaglia per determinare il divieto di installare antenne di quinta generazione in città, forti anche dell’appoggio di gran parte della cittadinanza.

 

Il sindaco di Prata Sannita Damiano De Rosa

DE ROSA (PRATA SANNITA) PRIMO SINDACO IN CAMPANIA A DIRE ‘NO’ AL 5G

Come la Voce aveva già documentato in un articolo di luglio scorso, primo sindaco del comprensorio e dell’intera regione Campania a deliberare in sede di giunta per il divieto al 5G è stato il penalista Damiano De Rosa, ambientalista di lungo corso ora al timone del Comune di Prata Sannita, per il quale ha posto a disposizione la sua professionalità e le sue competenze, mettendo in atto un concreto rilancio socio-economico della città, scrigno di bellezza e paesaggi incontaminati come le sue acque cristalline. Senza indugi, a percorrere il sentiero tracciato da De Rosa è sceso in pista Giovanni Prato, sindaco di Capriati a Volturno, comune ‘di frontiera’ ai confini con il Molise.

 

ANCHE NEL BENEVENTANO PRIMI NO AL 5G

E al di fuori della provincia di Caserta qualcosa inizia a muoversi. Le giunte comunali di Telese Terme e di Amorosi, due comuni del beneventano, hanno recentemente aderito alla richiesta di moratoria della sperimentazione del 5G. I due esecutivi qualche giorno fa hanno deliberato di opporsi preventivamente alla eventuale attivazione di impianti con radiofrequenze in 5G sino a quando non saranno stati esclusi gli effetti nocivi sulla salute umana. Dai sindaci Pasquale Carofano e Carmine Cacchillo è arrivato un segnale forte nei confronti di tutti quei sindaci ancora sospesi in una sorta di limbo decisionale. Come moderni “Re Tentenna”, felici e beati nel loro lento e assordante oscillare.


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