Le immagini dei migranti che festeggiano a bordo dell’Open Arms il sequestro della nave disposto Procura di Agrigento, con conseguente sbarco in Italia, sono l’emblema della crisi di governo che si sta consumando in queste ore, dentro un Paese dove chi ha soldi per brindare è solo la vastissima area della criminalità e del suo vasto indotto che continua ad allargarsi a macchia d’olio, complici provvedimenti come il reddito di cittadinanza, che ha foraggiato al Sud buona parte della manovalanza nelle retrovie.
Salvini può piacere o no, può essere detestato o considerato un eroe, certo è che è stato l’unico, nel governo gialloverde appena andato in frantumi, che ha cercato varare provvedimenti in favore degli ultimi. Gli ultimi, sì. Quelli che dopo una vita di sacrifici, dopo aver dato lavoro a tanti dipendenti, sarebbero stati costretti a chiudere perché stritolati dal fisco più mostruoso d’Europa. Dovremo calcolare – e bisognerà farlo – quanti posti di lavoro sono stati salvati nelle piccole imprese, spina dorsale dell’Italia che produce, grazie alla pace fiscale voluta da Salvini. E questo significa governare dalla parte degli ultimi.
Detestatelo pure, ma Matteo Salvini ha cercato di imporre ai riluttanti cinquestelle l’unica, possibile riforma della giustizia che almeno una volta, dopo oltre 60 anni di impunità e crimini, omicidi di Stato e vittime ammazzate due volte, ristabilisse criteri per punire – sì, punire – quei magistrati che per ignavia, collusione o incapacità, hanno permesso tutto questo, continuando ad accumulare lauti stipendi più benefit che arrivano, puntualissimi, ogni 27 del mese. Un andazzo che da oggi in poi andrà avanti ancora e ancora, senza più nulla temere. Mentre le madri piangono straziate o muoiono senza giustizia per i loro figli, come quella di Ilaria Alpi, coloro che per anni hanno depistato continueranno a guazzare dentro garanzie che in nessun’altra parte del mondo la legge assegna all’ordinamento giudiziario.
Odiatelo pure, Salvini, ma sappiate che è proprio su questo ripido crinale che il governo è andato in pezzi, con i pentastellati che, attraverso i pupari in toga nell’ombra, dettavano la solita, gattopardesca riforma della giustizia buona solo a non cambiare niente. E sul versante opposto la Lega, che aveva ben chiaro come, se si vuole salvare l’economia di un Paese, al primo posto è indispensabile una macchina della giustizia efficiente, non corrotta, tutt’altro che impunita: altrimenti in un mercato globale, qualsiasi investitore si dà alla fuga, piuttosto che piantare un solo chiodo in Italia. Esattamente quello che sta avvenendo. La saga dei Cavallotti docet, una famiglia espropriata dell’unica, grande azienda privata di trasporto gas in Sicilia, accusati ingiustamente di mafia, poi riabilitati dieci anni dopo, quando l’impresa era stata fatta a pezzi da un curatore truffaldino, su cui oggi la procura di Palermo chiede di mettere l’estrema pietra tombale dell’archiviazione.
Forse era un destino già scritto. Scritto naturalmente da quei banchieri nordeuropei discendenti naturali dei patti scellerati del Britannia: diventeremo la spiaggia delle ricche potenze mondiali. Francia, Germania, Olanda, Gran Bretagna, ma soprattutto Cina e Russia, che già ci stanno in buona parte colonizzando. Altro che Disneyland, qui da noi si potrà giocare a dadi nel Colosseo, far scorrazzare i bambini agli Uffizi, fare un pic nic nella Cappella Sistina. E poi, è ovvio, un Paese privo di sovranità può essere anche il “naturale” deposito delle masse oceaniche di migranti in arrivo dall’Africa (nel 2050 saranno due miliardi di persone). Che problema c’è? Tutti qui da noi, in un Paese che è già di suo in forte declino economico, sociale, politico, demografico.
Che si brindi, allora, sull’Open Arms! Prosit. Ma, a proposito, non erano stremati, mezzi morti, ridotti alla fame nonostante le generose razioni di cibo, acqua e medicinali? A guardare le immagini della festa, sembrano un popolo di leoni. Pronti ad azzannare, ora che c’è il via libera permanente, anche l’ultimo boccone di questo disperato Paese.
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