L’Italia dei barbari

Nel consueto editoriale della domenica, Eugenio Scalfari scrive della barbarie che sovrasta l’Italia come una cappa di repellente smog. In cima alla graduatoria degli inquinatori staziona in permanenza la Lega è chi ci avvelena con tempeste di polveri sottili è lo spargi veleni Salvini. Lo confermano decine di tracotanti nefandezze, ultima la via crucis della Open Arms, con il  suo carico di migranti salvati dalla morte, impediti a sbarcare dalla disumanità di un ministro che  abusa platealmente del potere artigliato nel corso della spartizione gialloverde di poltrone dell’esecutivo.
In un amen due episodi di preoccupanti conseguenze della contiguità di Salvini con rigurgiti di fascismo, che magistratura e polizia non hanno represso sul nascere, complice la sopita democrazia antifascista.
Auspichiamo che Papa Francesco scomunichi, per peccato di chiara  eresia, tale Donato Piacentini, parroco di Sora, seguace seriale dei post di Salvini, che  condivide su Facebook. Nel corso di un’omelia di stampo sovranista, opposta al dettato cattolico dell’ accoglienza, ha detto:  “Vanno a soccorrere persone che hanno telefonini o catenine al collo e che dicono di venire dalle persecuzioni. Ma quali persecuzioni? Guardiamoci intorno, la nostra città, la patria, le persone accanto, che hanno bisogno e sono tante, una marea”.
Secondo step della cronaca, questa  volta a margine dei funerali di Antonio Rastrelli, ex presidente della Campania, uomo della destra napoletana, ex Movimento Sociale, riferimento di un manipolo di noti neofascisti. L’addio all’ex governatore si è svolto come se la storia avesse fatto un passo all’indietro di ottant’anni, al tempo del ventennio. Fascisti schierati all’uscita della bara dalla Chiesa, braccio destro teso e coro urlato  “Camerata Rastrelli, presente”. Fra i ‘camerati’ anche Chiosi, assessore della prima municipalità di Napoli a cui si deve questa inequivocabile dichiarazione: “Ho fatto il saluto del legionario  con grande convinzione e piacere”. Il commento di altri ‘camerati’: “Antonio (Rastrelli) ha sempre detto con fierezza di essere fascista e mussoliniano”. Sull’episodio indaga la digos, ma con qualche conseguenza penale per il reato di apologia? Il dubbio è lecito, l’Italia continua a disattendere le leggi che la vietano e quanto afferma la Costituzione. Ma di là dall’aspetto giudiziario, la Napoli delle Quattro Giornate, dell’antifascismo, dov’era?
È un bla-bla, utile a riempire pagine e pagine di quotidiani, ampi spazi dei Tg. Il titolo della crisi di governo, annunciata ma non formalizzata, consente a politologi e giornalismo di genere, di arzigogolare su scenari plurimi, contrastanti, ragionevoli e surreali, veri e falsi, su fatti e misfatti, svolte reali e bluff, soluzioni a sbocchi improbabili, attendibilità e ipotesi  inverosimili, il tutto miscelato nello shaker della voluta incertezza, con ingredienti incompatibili, volatili come piume al vento, sondaggi quotidiani alla mano, social consultati come macchine della verità. L’Italia è sballottolata in questo marasma, incomprensibile per l’opinione pubblica di media competenza politica e perfino per i freudiani in confidenza con il caos per nulla calmo della partitocrazia. Ci vuole pazienza, ma nessuno sa quanta. Lega-5stelle bis? Grillismo e Pd  a braccetto?  Un Conte bis? Lega-Fi-Meloni? Vota Antonio, vota Antonio?

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