UNA BANCA DEL SUD / ARIECCOCI CON LE SOLITE SCENEGGIATE

Per l’ennesima volta ritorna la cantilena di una Banca per il Mezzogiorno. Una cantilena ormai stucchevole, tirata fuori da chi non ha né ricette né conigli da estrarre dal cilindro per mettere in campo azioni concrete per il Sud.

Ora la ri-banca. Il cui ri-progetto è contenuto nel famigerato contratto gialloverde, dove viene rimarcato che la banca futuribile “deve utilizzare strutture e risorse già esistenti”, “avere un’esplicita e diretta garanzia dello Stato”, “agire sotto la supervisione di un organismo di controllo pubblico in cui siano presenti il ministero dell’Economia e quello dello Sviluppo Economico”.

Dovrà trattarsi di una banca di cosiddetto “secondo livello”, in grado di svolgere attività a supporto del tessuto imprenditoriale medio-piccolo, ma utilizzando come canale principale di finanziamento il classico mondo creditizio (soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, quindi il sistema di popolari e cooperative).

La solita lezioncina di economia domestica. Quando il problema andrebbe affrontato con ben altra ottica; e comunque esistono strutture che funzionicchiano. Come la Banca del Sud, mai sul serio decollata, la Banca del Mediterraneo, e soprattutto quella ideata 13 anni fa dall’allora ministro Giulio Tremonti e rimasta sempre nel cassetto.

Si tratta della Banca di MedioCredito Centrale, oggi controllata da Invitalia, il carrozzone pubblico che gestisce il futuro dell’area di Bagnoli, lasciata marcire per un quarto di secolo e perfino peggiorata sotto il profilo ambientale, con una mancata bonifica che ha ingoiato miliardi a palate ai tempi della partecipata (dal Comune) BagnoliFutura.

Secondo ambienti ministeriali, sarebbe allo studio il progetto di dare vita ad un polo creditizio (di secondo livello appunto), in grado di mettere insieme le potenzialità del MedioCredito Centrale e quelle della ormai onnipresente Cassa Depositi e Prestiti, che sempre più sta acquisendo i connotati di una nuova Iri de noantri.

Lo staff di Tria a quanto pare sta limando l’idea, caldeggiato dal vicepremier Di Maio che – anche per motivi elettorali – vede di buon occhio l’iniziativa.

Dopo i crac a catena del credito al Sud, a partire dalla fine degli anni ’90 – un ventennio dunque di “sofferenze” e credito difficile – sarà mai possibile assistere ad una svolticchia? Staremo a vedere.


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