Carabinieri nell’occhio del ciclone. Stavolta per il giallo Mollicone, lo sconvolgente omicidio avvenuto 18 anni e passa fa ad Arce.
Finalmente, dopo anni e anni di indagini girate incredibilmente a vuoto, si arriva alla chiusura delle indagini, quasi un ventennio per portarle a termine, segno lampante dello stato comatoso – nel migliore dei casi – della (non) giustizia italiana. Una famiglia lasciata per quasi vent’anni, appunto, nella totale solitudine, disperazione e senza lo straccio di una giustizia.
Sono ufficiali, adesso, le richieste di rinvio a giudizio, avanzate dalla procura di Cassino, finalmente destatasi da un eterno letargo.
Sono a carico dell’allora comandante della stazione di Arce, Fabrizio Mottola, del figlio Marco, della moglie Anna, del luogotenente Vincenzo Quatrale e dell’appuntato Vincenzo Suprano.
I componenti della famiglia Mottola devono rispondere di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Quatrale deve rispondere anche di istigazione al suicidio nei confronti del brigadiere Tuzi. Suprano, dal canto suo, risponderà di favoreggiamento.
Una delle peggiori dark stories di italiana memoria, che fa un po’ il tragico paio del caso Ciontoli.
Come mai, sorge subito spontanea la domanda, nel caso Ciontoli è stata inflitta al padre presunto killer una pena così ridicola, 5 anni per un omicidio? Forse perché faceva parte dei Servizi segreti?
E sul versante della tragedia Mollicone. Perché quasi vent’anni per arrivare ad un minino di accertamento giudiziario? Cosa hanno fatto fino ad oggi gli inquirenti, sono andati a caccia di farfalle? Quasi vent’anni in libertà, assassino e complici della morte di Sarah, allegri e beati come fringuelli.
E a questo punto, quanto durerà mai il processo di primo grado? E poi l’appello, la Cassazione?
E’ questo il calvario continuo di chi ha la tragica sventura di percorrere i sentieri della malagiustizia, della giustizia negata, della giustizia vilipesa e massacrata ogni giorno nelle aule (sic) di giustizia…
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