PEDEMONTANA LOMBARDA / IL TIRA E MOLLA CONTINUA

Pedemontana Lombarda, l’ennesimo fronte caldo per i rapporti tra Lega e 5 Stelle.

Le truppe salviniane hanno deciso di imprimere un’accelerazione allo start per i bandi di gara, dopo l’ultima firma apposta del ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli al cosiddetto “atto aggiuntivo”.

L’apertura dei cantieri per completare un’opera iniziata addirittura una dozzina d’anni fa e fortemente voluta dall’allora titolare del dicastero, Antonio Di Pietro, è prevista tra un anno, primavera 2019.

Ma scorriamo un breve copione della sceneggiata.

Tutto parte, appunto, nel 2007, quando il fondatore-affondatore di Italia dei Valori siede sulla poltrona ministeriale.

Si tratta di un asse viario che squarcia la Brianza, da alcuni operatori ritenuto utile soprattutto per le tante imprese dislocate nell’area, da altri un’infrastruttura inutile, costosa e di pesante impatto ambientale.

Danilo Toninelli

Dopo stop and go nei lavori, Pedemontana Lombarda spa imbocca il tunnel delle difficoltà finanziarie. Il presidente della giunta, Roberto Maroni, chiama al capezzale il salvatore della Patria, l’uomo che l’ha voluta e che tutto sa di lei: l’ex pm di Mani pulite. Che per un anno bollente siede sulla poltrona di presidente. Ma poi molla tutto, quando si profila il crac.

Un crac sventato in extremis, quando vengono bloccate all’ultimo istante le procedure giudiziarie fallimentari. Un vero miracolo che evita di indagare sulle allegre gestioni del passato, ben compresa quella griffata Di Pietro.

A salvare la baracca è lo stesso Maroni, che immette in cassa una buona dose milionaria in grado di tamponare le richieste delle banche e soprattutto di allungare a dismisura i tempi di pagamento dei debiti.

Viene poi rescisso l’accordo per l’appalto con la austriaca Strabag.

Tutto fermo per oltre un anno e il nuovo start è di un paio di mesi fa, metà aprile, quando la firma di Toninelli permette di sbloccare le procedure per le nuove gare di appalto riguardanti le tratte B2 e C, che traversano la Brianza. Mentre la tratta D, quella più costosa e ambientalmente impattante, viene stralciata (per ora).

Per la Lega si tratta di un’opera prioritaria sul fronte delle infrastrutture regionali.

Mentre – a parole – si dichiarano sempre scettici i 5 Stelle, che sottolineano: “lo sblocco di Toninelli è solo un atto dovuto dopo il ricorso al Tar da parte della Concessionaria Autostrade Lombarde nei confronti del ministero. Ora Pedemontana spa è tenuta a presentare tutta la documentazione e il progetto. Che dovrà trovare un nuovo finanziatore. Un percorso tutto in salita. Molto più logico – sottolineano – finanziare la riqualificazione ad esempio della Milano-Meda, con un costo di circa 250 mila euro. Una cosa è migliorare, un’altra è rifare da zero”.


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