Lega e Fascio, Italia allo scatafascio

Digerita a fatica la notizia dei due “camerati” di casa Pound, che hanno filmato le violenze e lo stupro in danno di una donna di 36 anni, il prode Salvini ha rimesso sul tavolo delle smargiassate, che fanno breccia nel qualunquismo e nel sentimento di paura degli italiani, l’intenzione di sancire con una legge la punizione della castrazione chimica per i responsabili di violenza sessuale. Il vice premier del Carroccio non lascia neppure il tempo per contestare questo nuovo exploit e ne propone un altro, a conferma di una ferale contiguità con il neofascismo. In un raptus di auto esaltazione, pubblica il libro “Io sono Matteo Salvini, intervista allo specchio”, cofirmato (per ragioni facili da intuire da chi sa scrivere), da una giornalista. Il libro è risposte del ministro a cento domande, con corollario di interviste di suoi fan. Indovinate chi lo pubblica? Ma certo, l’editore Altaforte pregiudicato per violenza, esponente di Casa Pound, a cui sono affiliati i due lestofanti autori dello stupro che gli inquirenti, visionate le immagini girate, definiscono più che orribili, animalesche. In margine alla notizia: sono visibili sui motori internet di ricerca istantanee che ritraggono ammiratori del ministro razzista, xenofobo eccetera, eccetera, nell’atto di baciargli la mano, gesto riservato alle più alte cariche ecclesiastiche. Tra i “sudditi” proni, in adorazione, anche un sospettato di ‘affinità elettiva’ con la camorra. Salvini non ritrae la mano, tutt’altro, mostra autocompiacimento. Chi ha memoria, ricorda le cene del vice premier con esponenti di estrema destra, l’esibizione pubblica di ‘fratellanza’ con Casa Pound testimoniata a Roma, in tribuna d’onore dello stadio Olimpico, dove ha indossato un giubbotto di quel movimento fascista e la dichiarazione di ‘faccenda non prioritaria’ per la sede romana di Casa Pound occupata abusivamente. Occorre altro per definire Salvini fascista?

Impertinente riflessione sull’andamento dell’economia italiana letto da chi lo analizza statisticamente. Prima che il governo dei Dioscuri Salvini-Di Maio piantasse un’altra bandierina sulla mappa del potere, con il cambio di guardia al vertice dell’Istat ora a trazione gialloverde, i dati sulla salute del Paese tendevano a generale pessimismo e paventavano i rischi di un nuovo tuffo nella recessione. Tutto vero, o lettura condizionata da benevolenza a favore dell’opposizione di centro sinistra? E’ cosa di questi giorni l’enfasi al contrario per la presunta uscita dalla recessione ‘tecnica’ e per il Pil, definito positivo. Tutto vero, o analisi truccate a favore del governo? Il sospetto nasce dal dato parallelo, messo in sottofondo, della crescita che non accenna a decollare e rimane fragile. Stesso ragionamento merita l’annuncio di un presunto calo della disoccupazione. A fornirlo è l’Istat, a guida gialloverde, che conta sul dato di fatto che non esistono strumenti idonei e al di sopra delle parti, per contestarlo.


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