Neonazismo ‘libero’ e la magistratura?

Già chiamarsi “nazirock” è una bestemmia che lede i principi della Costituzione. Se poi è il nome di una band, che osa tenere un concerto in coincidenza con l’anniversario della stramaledetta nascita di Hitler (in quel di Cerea, provincia di Verona, in un padiglione della Lega ed è organizzato dal Veneto Fronte Skinheads) la gravità della provocazione sarebbe tale da sollecitare l’intervento della magistratura. Ma per il momento a protestare sono stati la presidente della commissione giustizia della Camera Francesca Businarolo e le forze di opposizione del Comune. Il concerto si è svolto alle presenza di numerose sigle neonaziste nella sede dell’area fieristica del Comune, e non c’è stato alcun intervento delle autorità. La Businarolo: “ll ‘raduno’ di neonazisti è avvenuto alla vigilia della Festa della Liberazione, organizzato da gruppi che si ispirano all’ideologia violenza e razzista”. E i magistrati, custodi della tutela della Carta Costituzionale? Il loro silenzio preoccupa, quanto la crescente e impunita spavalderia dei neonazisti, che la Lega tollera e in molti casi condivide. La contestazione della Businarolo (M5s) va lodata, ma apre un altro fronte. Nasconde forse la direttiva del Movimento di attaccare Salvini, nel tentativo di arginarne la supremazia all’interno dell’alleanza gialloverde?

Nello scenario della strumentale vicinanza della Lega alla destra (Casa Pound, Forza Nuova e camerati, più Fratelli d’Italia della Meloni e del pronipote di Mussolini) spicca la foto di Salvini che imbraccia un fucile mitragliatore e difende Morisi, mandante della bravata, pagato 400 mila euro all’anno con denaro pubblico come suggeritore del linguaggio da trivio del vice premier leghista, che commenta “Siamo armati contro gli attacchi”. Attacchi di chi? Commenti di indignati: “Salvini col mitra, l’agghiacciante Pasqua social del vicepremier tutto Dio, Patria e famiglia”, “Minaccia alla democrazia”. “E’ in preda a delirio di onnipotenza”. La replica di Morisi: “Fanno di tutto per gettare fango sulla Lega…ma noi siamo armati. Avanti tutta”. Nessun dubbio, è istigazione alla violenza e come tale non può restare impunita.

Terzo step dell’arroganza fascista della Lega è il “no” del ministro dell’Interno al 25 Aprile, che l’Italia celebra per ricordare la liberazione dal nazifascismo. Salvini: “Il 25 Aprile ci saranno i cortei, i partigiani e i rossi, i verdi, i gialli. Siamo nel 2019 e mi interessa poco il derby fascisti-comunisti”. L’ignobile mistificatore, osa mettere sullo stesso piano la Resistenza, che si oppose eroicamente al nazismo e i fascisti, piaga purulenta del Ventennio.

Nasce un monito dalla contestazione alla Lega e a Salvini, all’esplicita omertà che li rende complici del rigurgito di gruppi neonazisti, ovvero c’è il sospetto che le accuse di ripercorrere la tragedia dell’Italia plagiata da Mussolini siano ‘gradite’ al Carroccio, che ritiene di poterle utilizzare per attrarre come una calamita tutto il pericoloso popolo della destra e non solo di quella italiana.

Salva Roma, salvo Siri. Questo sì è derby, ma di più è guanti giallo e verde, lanciati reciprocamente sulla faccia dei due pistoleros Di Maio-Salvini in attesa che il padrino dica ‘go’ alla sfida 5Stelle-Lega, con in palio la leadership del governo. I ricatti incrociati, in poche parole, oppongono la richiesta di espulsione del sottosegretario leghista per le note vicende di vicinanza all’imprenditore siciliano Arata, ora agli arresti domiciliari, in sospetto di favorire la latitanza del super latitante Messina Denaro e il decreto salva Roma che eviterebbe alla Raggi la gogna di sindaca fallimentare, che Salvini attacca un giorno sì e uno pure, con l’intenzione di insediare un leghista in Campidoglio. Fuoco a volontà.


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