Autogol a tempo record. Neanche da venti giorni alla guida della tesoreria del Pd e l’inossidabile senatore Luigi Zanda ne combina una alta come un grattacielo.
A suo parere i parlamentari sono poveri in canna, soffrono la crisi, non arrivano a fine mese e per questo chiede un aumento: che si possa arrivare almeno a quanto prendono in Europa, 19 mila euro al mese, visto che con 16 mila non si riesce a campare.
Non è contento, il prode Zanda, e parte una seconda volta all’attacco. I partiti sono alla canna del gas, stanno vendendo ormai anche l’ultima camicia stracciata del più povero iscritto e quindi bisogna tornare al finanziamento pubblico.
Tanto per ricominciare il banchetto, 90 milioni per la prossima legislatura da spartirsi come argent de poche, poi man mano si torna agli antichi fasti.
Per fortuna qualcuno, forse un usciere, avvisa il neo segretario Nicola Zingaretti e gli racconta dell’uscita da matto. Nessuno chiama il 113, comunque dopo un paio di giorni (e di meditata riflessione) ecco la smentita. Si tratta di un’iniziativa personale di mister Zanda, nessuna presa di posizione del partito. Neanche a chiedersi: ma a chi abbiamo affidato la cassa?
E cercano di spiegare: solo un’interrogazione che ha presentato a fine febbraio, ma noi non c’entriamo niente. Però gli affidiamo le chiavi di casa.
Come aperitivo per le Europee di maggio niente male.
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