CARCERI / QUELLA “GIUSTIZIA DI CLASSE” AMMAZZADIRITTI

Il rituale di ogni anno. Le carceri sono sovraffollate, fanno schifo, i suicidi sono in aumento. Poi il giorno dopo tutto daccapo e chissenefrega.

Ma alza un dito, la sgarrupata e scriteriata politica di casa nostra, per cambiare le cose di un centimetro? Niente, l’ipocrisia più totale.

Restano come al solito soli con il cerino in mano i radicali, costretti a recitare la consueta liturgia.

Ha fatto qualcosa di concreto il guardasigilli 5 Stelle Alfonso Bonafede che di carceri ne capisce come il portiere di un condominio? Ha urlato qualche invettiva concreta il fantasma di Beppe Grillo? Una parola da robot Luigi Di Maio?

Niente, il silenzio più tombale. Tutti con il lecca lecca in mano pro Sceriffo Salvini e la sua sicurezza a pistolettate. O con le nuove battaglie navali ingaggiate dal capo del Viminale per salvare l’Italia delle orde dei barbari.

Torniamo alle carceri. Dove ogni anno gli esperti danno i numeri.

Ma come mai nessuno parla dei tanti povericristi in galera in attesa dello straccio di un minimo giudizio? La giustizia se ne fotte di sbattere un innocente in galera, senza il becco di una prova, tanto è un poverocristo e nessuno se ne frega, si possono tranquillamente buttare le chiavi nel cesso.

Paga mai qualcuno per i macroscopici errori giudiziari quotidiani? Niente. E quasi cinquant’anni fa fa usciva “Detenuto in attesa di giudizio” con Alberto Sordi

E poi. Come mai a marcire in galera, con o senza giudizio, sono sempre loro, appunto i poveracci, chi non ha santi in paradiso, i tossici, i piccoli spacciatori, i micro delinquenti?

E invece come le mosche bianche si contano bancarottieri e colletti bianchi, mafiosi di peso e politici corrotti?

E’ sempre la strafottuta “giustizia di classe” a farla da padrona, forte con i deboli e debole con i forti. O meglio, spesso e volentieri collusa e complice con i forti. Spesso e volentieri pronta a voltare le carte in tavola, calpestare ogni principio di legalità e depistare.

Alla faccia delle regole e d’uno straccio di morale.


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