Italia sotto processo davanti alla Corte di Strasburgo per i roghi tossici nella Terra dei Fuochi.
Sono stati infatti accolti decine di ricorsi di cittadini, familiari di vittime o malati, associazioni che accusano lo Stato di non aver fatto nulla per contrastare il fenomeno dilagante. Cioè, per non aver adottato i necessari provvedimenti, normativi e non solo. In particolare, al fine di ridurre i danni derivanti dall’accumulo e dalla combustione di rifiuti tossici nelle discariche abusive.
E tutto ciò nonostante da vent’anni la tragedia sia sotto gli occhi di tutti e i j’accuse non siano mancati, dall’oncologo Antonio Marfella che ha fornito i dati scientifici dell’ecatombe fino a don Maurizio Patriciello, una vita a fianco degli ultimi della terra.
I ricorsi sono già stati accolti “in via preliminare” dalla Corte Europea per i diritti dell’Uomo. La stessa Corte ha aperto il contraddittorio e chiede tutte le informazioni per verificare la fondatezza dei ricorsi stessi. Non difficile, del resto, da documentare, perché le cartelle cliniche parlano chiaro e il nesso basilare causa-effetto ormai non può essere più oggetto di contestazione.
Tanti organismi scientifici (sic) nel corso degli anni hanno invece cercato di minimizzare e soprattutto di negare quel nesso causale, così come hanno messo la testa sotto la sabbia autorità politiche, istituzionali, sanitarie, ministeriali e chi ne ha più ne metta. Una vera “strage di Stato” oltre che di camorra.
Come è successo, per fare un esempio, con la “strage del sangue infetto”, che fra pochi giorni troverà dopo quasi trent’anni il suo verdetto finale (la sentenza è prevista per il 25 marzo).
Ancora. La Corte Europea vuol sapere quali misure siano state adottate per identificare le zone inquinate e mai bonificate, per verificate gli stessi tassi di inquinamento di terra, aria e acqua, per esaminarne l’impatto sulla salute dei cittadini. Non è finita, perché Strasburgo vuol sapere dal nostro governo quali indagini siano state condotte per identificare i responsabili dei roghi tossici e di quelle condotte criminali.
Commenta Patriciello: “Abbiamo visto fare passi in avanti, ma l’emergenza non è affatto risolta. In Campania si producono ogni giorno 5000 tonnellate di rifiuti urbani, e 1000 arrivano da imprese che lavorano a nero, rifiuti che non si possono bruciare nei termovalorizzatori. Se non si scioglie questo nodo il problema non avrà mai fine”.
Da rammentare che tragicamente non siamo ancora ai “picchi” mortali. Visto che le patologie si possono manifestare dopo anni: quindi da un lato si morirà per le conseguenze dei vecchi roghi, e la striscia letale continuerà senza tregua fino a che – come osserva Patriciello – quegli stessi roghi non verranno più appiccati. Cioè fino a che lo Stato tornerà ad essere Stato e non più complice di quei crimini.
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