“Lei, per chi ha votato?” “Per quello…per Montalbano”

Un simpatico signore, viso sorridente, da pacioccone contento della vita, uno del milione e 800mila di italiani che hanno eletto Zingaretti segretario del Partito Democratico, intervistato dopo il voto sulle sua scelta, su a chi ha dato la preferenza, ha risposto tra il serio e il faceto “A quello lì…a Montalbano”. E’ reso noto che Luca, il fratello interprete di Camilleri, si è prestato per istruire Nicola nell’arte dell’affabulazione e della disinvoltura davanti alle telecamere. Per carità, nessuno osi supporre che nel quasi plebiscito di voti, che caricano sulle spalle del neo eletto segretario del Pd un carico impegnativo di responsabilità, vi sia una quota consistente di fan del fratello, star televisiva nel ruolo amatissimo di commissario, ma un’ombra di dubbio è lecita e nasce dalla domanda “Per quale convincente progetto, di là da slogan comuni a Martina e Giachetti, il popolo dem ha designato Zingaretti per resuscitare il centro sinistra di cui il Pd è perno centrale? La pazienza è forse l’unica virtù rimasta ai delusi del Pd e forse conviene continuare ad esercitarla, ad un aspettare non privo di ottimismo della ragione. I duecentocinquantamila di Milano, contro il razzismo e seppure indirettamente contro il governo, il milione e 800mila che hanno votato alle primarie del Pd, sono un patrimonio, in parte inatteso, da non sprecare, da vestire in fretta di concretezza programmatica e operativa, anche per dimenticare la consanguineità dei fratelli Zingaretti.

Per un vomerese di nascita quale sono, l’idea di gazebo per il voto ai candidati coincideva logisticamente con la via Scarlatti, cuore pulsante del quartiere, a dimensione molto prossima a quella di una città di media grandezza. Ipotesi smentita drasticamente. Nella strada di una domenica quasi primaverile, c’era di tutto, tranne che un gazebo Pd, ovvero stand di dolciumi, di Sky, bar all’aperto.

Da internet e solo da internet, perché ad esempio nella cronaca napoletana della Repubblica non ce n’era traccia, apprendo che un seggio per la zona dell’Arenella, Colli Aminei e dintorni è in via Pigna e non all’Arenella, che un secondo è in via Cammarano, distante dal centro del quartiere e un terzo alla via Solimena, in un basso al di sotto del livello stradale, che per entrarci devi ascoltare la raccomandazione di un vecchio compagno “Attento alla testa, se non ti fai male”. Se un problema analogo ha interessato altre città e Paesi, quanti voti in meno contribuito a fermare il totale a circa un milione e ottocentomila?

Immagini simbolo ritraggono Benigni, Nanni Moretti, Paolo Virzì, nel ruolo di votanti e non è una sorpresa. Da sempre la cultura, l’arte, il mondo dello spettacolo, sono stati e sono di sinistra. Incanta però la foto di Teresa Pizzorno, di Carcare, in provincia di Savona. Di buon mattino ha dato il buon giorno agli scrutatori e ha esercitato il diritto di dire la sua sui tre candidati. Che c’è di strano? Niente, se non fosse che la signora è nata nel 1915, novantaquattro anni fa. Di evidente, significato è il ritorno di figliol prodighi del dissenso: Sabrina Ferilli, reduce da un sì alla Raggi sindaca di Roma e da una trasferta in Liberi e Uguali; l’ex ministro dell’economia Saccamanno, la moglie di Massimo D’Alema, Gigi Proietti, Nicoletta Braschi, Renzo Arbore e Stefania Sandrelli, il costituzionalista Zagrebelsky.

Si cosparga il capo di cenere chi ha sferrato un attacco inaudito a Fazio, all’intervista rilasciata dal presidente francese Macron. Per chi non l’avesse vista e ascoltata, suggerisco di cercarla su Rai Play. Suppongo o che l’abbia seguita la direttrice di Rai 1, strumentalmente stizzita per non essere stata informata dell’iniziativa di Fazio (modalità non richiesta dal contratto), e soprattutto per doversi giustificare con i suoi sponsor politici (leggi Lega e 5Stelle), spiazzati dall’idea giornalisticamente corretta, vero scoop mancato dall’intero sistema dei media. Il colloquio, in onda con “Che tempo che fa”, è avvenuto all’Eliseo ed è una lezione raffinata di stile, sobrietà, abilità diplomatica, saggia riconciliazione con un Paese amico, che ministri del nostro governo avevano insolentito con dichiarazioni e invasioni di campo scorrette. Due temi fondamentali, sollecitati da Fazio, hanno illuminato il dialogo sui rapporti dell’Italia con la Francia. Da Macron l’elogio appassionato del nostro Paese, culla della cultura: “Per Stendhal, Napoli e Parigi, le due capitali europee. Napoli? E’ una città che amo, dove torno sempre con grande piacere”. L’intera intervista ha esemplificato, come di là di sproloqui contrastanti che hanno inasprito in Italia le tensioni tra i due Paesi, ci si piò riappropriare della stima reciproca e della coesione indispensabile ar conciliare l’impegno di per un’Europa competitiva a livello mondiale con il rispetto per le specificità di ciascuno dei suoi membri. Sincero il riconoscimento di Macron al nostro Paese, a cui è toccato l’onere di affrontare l’emergenza emigrazione.

Un imbelle contestatore di Fazio ha immaginato di coglierlo in fallo e ha insinuato di aver gravato la Rai dei costi della la sua trasferta parigina. “Ho viaggiato a miei spese” è stata la risposta. A un niente dal travaso di bile, Salvini commenta “In dieci anni partecipazione dimezzata”. Roberto Fico, 5Stelle: complimenti al nuovo segretario del Pd. Provi lui a essere eletto da quasi due milioni di leghisti. Milano lo sbeffeggia, insedia il seggio nel bar Salvini, in via Salvini e la scelta non è per niente casuale. In margine: oltre che fascista, inadempiente fiscalmente e come datore di lavoro, papà Di Battista è anche mentitore e ignora che le bugie hanno gambe cortissime. In occasione delle primarie ha scritto su Facebbok di aver votato tre volte nei gazebo del Pd. Che peccato…la nota è datata ore 7 e 34 e i seggi hanno aperto solo alle 8. In tema. Tale Sibilia sottosegretario al ministero di Salvini, denuncia che Junker percepirebbe l’ingente somma di 33mila euro: che peccato, si tratta della cifra lorda. Il netto è di poco più di 14 mila euro. Il cittadino Sibilia, come rivela Bottura su “la Repubblica”, incassa 14mila euro netti, più rimborsi, che ad esempio, per la collega “onestà, onestà”, la grullina Taverna, equivalgono a 16mila euro in telefonate.

In cinque righe. Marchio di fabbrica dei gialloverdi è la gaffe (Di Maio, Toninelli, Casalino, Fontana, ecc.) L’ultima è del ministero dell’Interno, cioè di Salvini. Nell’assegnare i fondi del progetto “spiagge sicure” inserisce anche Pompei. Il suo mare dov’è mai? Qualcuno glielo spiega e allora dietrofront, ma niente scuse.


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