La tragedia per il rogo di 12 anni fa all’acciaieria Thyssen di Torino continua sotto il profilo giudiziario.
I super manager tedeschi condannati per ben 5 volte nelle aule di giustizia italiane non hanno passato neanche un giorno in galera. E rischiano di farla franca anche per il futuro, visto che la giustizia tedesca potrebbe non riconoscere il valore delle sentenze pronunciate nel nostro Paese. Incredibile ma vero.
Non se ne è accorto neanche il Guardasigilli 5 Stelle Alfonso Bonafede, che solo quando il 6 febbraio ha ricevuto i familiari delle vittime è venuto a sapere di quella tragica pantomima. E solo il 20 febbraio ha provveduto ad inviare una missiva ufficiale alla procura di Essen, che si è fino ad oggi resa protagonista della non applicazione in Germania di quella (o meglio quelle) sentenze di condanna nei confronti dei magnate Harald Espenhahn (condannato a 9 anni e otto mesi) e Gerald Priegnitz (6 anni e tre mesi).
In quel tribunale di Essen, infatti, i legali dei due hanno chiesto l’archiviazione del caso, in particolare della sentenza della Cassazione, per motivi procedurali: a loro parere vi sarebbero delle discrepanze tra il processo italiano e quello tedesco, e quindi sorgerebbe la non applicabilità: si parla di “circostanze ostative” al riconoscimento della sentenza (o delle sentenze appunto) in Germania.
Circostanza emersa già mesi fa, ma ignota sia al ministro della Giustizia Bonafede che alla stessa Procura Generale di Torino. Addirittura, la circostanza non sarebbe emersa neanche nel corso dell’incontro di Bonafede con la ministra tedesca, Katarina Barley, avvenuto a dicembre dello scorso anno.
Un marziano al ministero della Giustizia, Bonafede.
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