FALLIMENTARE NAPOLI NORD / ‘O SISTEMA AL VAGLIO DELLA CASSAZIONE

Sezioni fallimentari sempre sotto i riflettori. Stavolta è successo per quella di Napoli Nord, dove il tribunale del Riesame di Roma ha puntato i riflettori sul suo ex numero uno, Enrico Caria, per il quale ha appena chiesto gli “arresti domiciliari”. Sulla delicata e intricata questione si dovrà, a questo punto, pronunciare la Cassazione per esamire il ricorso che certo verrà presentato dai legali di Caria.

Ecco alcuni addebiti, non poco pesanti, che gli vengono mossi dalle toghe dell’undicesima sezione penale presieduta da Bruno Azzolini.

I giudici del Riesame scrivono di “un sistema di relazioni interpersonali e reciproci favori in cui pubblico e privato si confondono continuamente e nelle cui nebbie a perdersi completamente di vista sono l’imparzialità e la correttezza giudiziaria”.

Ancora, a proposito di Caria: “un giudice che viene sistematicamente omaggiato con utilità di vario genere e valore da professionisti ai quali elargisce importanti nomine e incarichi comportanti compensi molto lucrativi e con i quali ha frequentazioni molto amichevoli”.

Per questo, proseguono, agli occhi dei colleghi appare “difficile non ravvisare in tale vicenda unitaria un sistematico asservimento del pubblico ufficiale a interessi privati i cui costi vengono poi scaricati sulla massa attiva delle procedure concorsuali e quindi in ultima istanza sui creditori”.

A parere delle toghe del Riesame, sarebbe emersa “una spiccata tendenza di Caria a chiedere e accettare favori e regalie dai professionisti con i quali veniva in contatto. Quella di ricevere regali era per lui una vera e propria prassi, una consolidata modalità di esercizio della funzione giurisdizionale”.

Secondo i legali della difesa, l’ordinanza del Riesame “è affetta da errori macroscopici che non potranno non essere rilevati dalla Cassazione”. Staremo a vedere.

Un’ultimo aggiornamento di cronaca. Nell’attesa della Cassazione e del prosieguo processuale, il giudice Caria continua nella sua attivià. Non più, ovviamente, al tribunale di Napoli Nord, ma a Bologna.


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