Ormai è macronite acuta all’Eliseo. Ultima ciliegina sulla torta, in ordine di tempo, le dimissioni del potente capo della comunicazione e uno degli uomini più vicini al presidente Emmanuel Macron. Si tratta del quarantaseienne Sylvain Fort, che adduce “motivi personali e familiari e per curare nuovi interessi”, aggiungendo che nel 2016 aveva accettato l’incarico a patto che fosse “a tempo”.
Chiacchiere e pezze a colori.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso riguarda lo scambio di sms tra le roi Macron e il suo amico e body guard Alexandre Benallà, prima negato sdegnosamente e poi ammesso dall’Eliseo.
Il Senato, dal canto suo, ha aperto una procedura giudiziaria finalizzata a scoprire il motivo per cui, nonostante gli fossero stati revocati a luglio, il caro Benallà fosse ancora in possesso dei due passaporti diplomatici che gli sono fra l’altro serviti per volare in Ciad alcuni giorni prima della visita presidenziale, e trattare con il numero uno del Ciad e suo fratello “affari personali” (“L’Eliseo non c’entra” ha voluto precisare Benallà) da 250 milioni di euro.
Non basta. Perchè lo stesso Macron ha gestito in modo pessimo l’ondata di proteste popolari e l’irruzione sulla scena politica dei gilet gialli: ultimo, sconsiderato atto è stato l’arresto del leader del movimento, Eric Drouet, rilasciato dopo qualche giorno. La vicenda, però, ha fatto ulteriormente crollare la popolarità del successore di Hollande, già in picchiata.
Quale sarà – è l’amaro toto che dilaga tra gli esasperati francesi – la prossima macronata?
Nella foto Sylvain Fort
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