IMPOSIMATO / CI MANCANO IL SUO CORAGGIO E LA SUA PASSIONE CIVILE

Ci manca da un anno. Ci manca la sua voce forte, il suo coraggio civile e politico, la sua tempra di combattente per la Giustizia e la Verità. Ferdinando Imposimato è stato un esempio che soprattutto in questo tremendo periodo di incertezze avrebbe rappresentato un faro per la democrazia.

L’ho conosciuto negli anni ’70 quando era un giudice coraggio, una toga che ha puntato i riflettori su mafie, malavite e terrorismi, ed ha pagato il suo impegno senza tregua con l’uccisione di suo fratello Franco, sindacalista alla Face Standard di Maddaloni, una tremenda vendetta trasversale.

Aveva per le mani inchieste bollenti, dall’attentato al Papa al rapimento di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. E stava ricostruendo le fitte trame e connnection tra mafie e Banda della Magliana. Anche Silvio Berlusconi era oggetto delle sue attenzioni: per i suoi rapporti border line, per le “origini” della sua fortuna.

Per questo Imposimato “non doveva” indagare, per questo Imposimato “non doveva” più cercare le Verità.

Cominciò a collaborare alla Voce fin dai primi numeri, nel 1984. E la Voce si ispirava proprio al suo modo di investigare, di scavare, di scoprire, di andare sempre al di là delle verità ufficiali, delle veline dei Palazzi. E, appunto, al suo sconfinato coraggio.

Scrisse memorabili “controinchieste”, ad esempio sul caso Cirillo, l’allora potente assessore Dc rapito dalle Br. Quella prima “Trattativa” tra Stato (sic) e antistato fu uno storico spartiacque per il nostro Paese dai mille misteri (di Stato): perchè quella trattativa tra camorra, Dc e Bierre – con la supervisione dei servizi segreti – sancì il decollo della camorra (delle mafie in genere) sia sotto il profilo economico che quello “socio-istituzionale”.

Aldo Moro, invece, “doveva morire”, perchè era una mina vagante, un pericolo pubblico sia per gli Usa che per l’Urss e nel nostro Paese soprattutto per gli oligarchi Dc (in prima linea Giulio Andreotti e Francesco Cossiga) che avrebbero fatto qualsiasi cosa per evitare l’abbraccio, a parer loro mortale, tra Dc e Pci.

Quel compromesso storico non si doveva fare e Moro “Doveva Morire”. E così venne titolato dai due autori, Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato, un epico libro denuncia sull’assassinio dello statista scudocrociato, con le rivelazioni choc, già dieci anni fa, dello 007 inviato da Henry Kissinger per coordinare il comitato di crisi (tutto composto da piduisti), ossia Steve Pieczenik: perchè l’ultima commissione Moro che ha lavorato a vuoto per due anni e presieduta dall’ex Dc, poi Margherita, quindi Pd Beppe Fioroni non ha voluto ascoltare e far verbalizzare l’uomo che sapeva tutto sul giallo Moro, ossia Pieczenik? Mistero assoluto.

Ma vogliamo ricordare un altro volume che ha fatto storia, quel “Corruzione ad Alta Velocità” – uscito nel ’99 e scritto sempre a quattro mani con Provvisionato – che ha ricostruito per filo e per segno tutti gli sporchi affari targati Tav. Ne parlavamo spesso, con Ferdinando, di quel gigantesco scandalo all’inizio da tutti ignorato (media ben compresi), perchè la Voce lo ha seguito fin dal 1992, dettagliando sigle, numeri e connection del maxi business. “Su cui stavano indagando gli stessi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”, ammoniva Imposimato, che nella relazione di minoranza della allora Commissione Antimafia ne scrisse di cotte e di crude sulle imprese (anche di grido) ormai contaminate dalle mafie: dalla Calcestruzzi del gruppo Ferruzzi all’Icla tanto cara a ‘O Ministro Paolo Cirino Pomicino.

Alcuni anni fa, Imposimato venne incaricato dal tribunale internazionale dell’Aja per i crimini contro l’umanità di redigire un rapporto sulla tragedia delle Torri Gemelle. Fece un lavoro semplicemente straordinario, che vedemmo nascere e crescere sotto i nostri occhi.

Sulla Voce pubblicammo due illuminanti interventi che la dicevano lunga sulle complicità Usa. Dai “precedenti” del capo commando, Mohamed Atta, ben noto a Cia ed Fbi, libero di scorazzare per tutti gli States fino a una settimana prima dell’eccidio; ai rapporti tra la famiglia Bush e il ricercato numero uno, il capo di Al Qaeda, Osama bin Laden.

Negli ultimi anni della sua vita, Ferdinando ha girato in lungo e in largo per l’Italia in difesa strenua della Costituzione. E su quel referendum fu l’unica voce a pronunciare parole chiarissime, nella babele di fake news e cialtronate. “Ho sentito i cinque minuti su You tube in cui Imposimato spiega il No al referendum. Non ne avevo mai capito niente, ora tutto mi è chiaro”, era un coro.

Aveva, infatti, il dono unico di unire alla forza degli argomenti, la chiarezza nello spiegarli, la semplicità di chi sa e non ha bisogno di esibirlo. Aveva ancora la passione e l’energia di un ragazzo quando girava per l’Italia spiegando le ragioni dei 5 Stelle: non a caso era il più amato nel movimento, che lo scelse in modo plebiscitario (tra dieci papabili) nelle sue “Quirinarie”, in vista del voto per la Presidenza che poi finì a Sergio Mattarella. Ma il vero Capo dello Stato, da allora, fu moralmente lui.

Se ne è andato tra i botti di Capodanno di un anno fa, stella tra le stelle. La sua voce, unica, rimane al fianco di tutti gli uomini e le donne che vogliono cambiare questo mondo.


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