SAIPEM / COMMESSE DA EGITTO E RUSSIA, GRANE IN BRASILE

Natale con parecchi regali per Saipem, la big dell’impiantistica petrolifera di casa nostra. Fioccano sotto l’albero due nuove commesse estere, dalla Russia e dall’Egitto.

La prima riguarda un contratto firmato con le autorità sovietiche per la realizzazione di ben tre impianti di liquefazione del gas nella penisola di Gydan, una regione siberiana dello Yamal. Il valore della commessa supera il miliardo di euro, per la precisione 1 miliardo 100 milioni di dollari.

Appena superiore, 1 miliardo 200 milioni di dollari, l’importo per la seconda aggiudicazione in terra egiziana. Si tratta di un appalto già iniziato anni fa, e quindi di un ulteriore ampliamento di quella commessa. Riguarda il mega giacimento di gas naturale a Zohr, al largo delle coste egiziane.

Saipem ha ricevuto l’incarico dalla società Petrobel, a sua volta costituita fifty fifty da Egyptian General Petroleum Corporation e da IEOC, una controlla di Eni in Egitto.

Ottimo e abbondante gas in cascina. E buono, soprattutto, per non pensare alle rogne del passato, soprattutto all’inchiesta sulle maxi tangenti brasiliane per l’affare Petrobras, su cui hanno acceso da alcuni anni i riflettori sia la procura carioca che quella milanese.

La prima è impegnata nell’inchiesta “Lava Jato” che ha decapitato mezza classe politica verdeoro, compresi gli ex presidenti Ignacio Lula da Silva (finito in galera per 9 anni) e Dilma Rousseff.

La seconda, dal canto suo, è al lavoro su un capo d’accusa da novanta: corruzione internazionale.

In entrambe le inchieste sono coinvolte anche mamma Eni (che controlla ancora il 70 per cento di Saipem, mentre alla Cassa Depositi e Prestiti fa capo il 30 per cento) e Techint, la corazzata per l’impiantistica petrolifera privata che fa capo al gruppo capitanato da Gianfelice Rocca.

Grosse grane, per gli stessi Rocca e in particolare per il fratello Paolo Rocca, anche in Argentina: nel mirino della magistratura locale da un paio di mesi sia Techint che Tenaris (la numero uno per la lavorazione e commercializzazione dell’acciaio in Argentina).


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