Titolone delle Repubblica il 30 novembre, pagina 21: “Due ore per fare 50 chilometri – I forzati della Milano-Bergamo”. E nell’inchiesta viene spiegata in tutti i dettagli l’incredibile odissea dei pendolari costretti a percorrere quei maledetti 50 chilometri fra treno e pullman. La causa? La chiusura del ponte sull’Adda, che ha praticamente raddoppiato i tempi e sta costringendo i malcapitati a scendere dal treno e infilarsi in un autobus. Alla faccia di tutte le Alte velocità…
Pochi forse sanno che in Campania non c’è stato bisogno di crolli o chiusure di ponti, né di altre calamità, per costringere i pendolari che ogni giorno prendono il treno da Benevento per arrivare a Napoli, a sorbirsi due ore tonde tonde, se tutto va bene, per percorrere un chilometraggio di poco superiore.
“Siamo estenuati – racconta un passeggero – un vero treno lumaca. Ma poteva fare qualcosa a suo tempo Mastella invece di pensare ad altro! Se devi andare a Napoli per lavorare metti in conto 4 ore di treno, una cosa da sesto mondo o non so quale. Hanno buttato valanghe di miliardi per la Tav e se ne continuano a fottere dei pendolari. Anzi, ci saranno sempre meno soldi per le ferrovie secondarie, le chiamano rami secchi. Ma è possibile che una città come Benevento, non un paesucolo sperduto tra le montagne, sia costretta a due ore per arrivare a Napoli, neanche fosse un miraggio nel deserto?”.
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