Nei piani si sarebbe dovuto trattare di una grande opera di riqualificazione urbana: ed invece, il progetto per il rilancio dell’immensa area di Porta Vittoria, a Milano, è fallito già da tempo miseramente, con il crac dell’omonima società. Protagonista in negativo di tutta la vicenda uno dei “furbetti del quartierino” saliti alla ribalta delle cronache una dozzina d’anni fa, Danilo Coppola. Il quale, a febbraio scorso, s’è visto affibbiare una condanna a 7 anni di galera.
Ma adesso si registra un nuovo, clamoroso sviluppo di tutta la vicenda. Il tribunale di Milano, infatti, sta mettendo alle corde un pezzo da novanta del credito made in Italy, ossia Pier Francesco Saviotti, attuale presidente del Comitato esecutivo di Banco BPM ed ex amministratore delegato del Banco Popolare.
I pm Giordano Baggio e Mauro Clerici – della sezione reati finanziari alla procura milanese – gli hanno infatti notificato un avviso di conclusione indagini per concorso in bancarotta, vale a dire per aver “fornito nel 2010 a Porta Vittoria, mediante un mutuo di 80 milioni poi rimborsato da Porta Vittoria al Banco Popolare a fine 2011 con l’accensione di un nuovo mutuo da 210 milioni, la provvista per acquistare da società lussemburghesi riconducibili a Coppola due partecipazioni per 45 e 25 milioni, quando invece queste partecipazioni erano di valore nullo o del tutto incongruo”.
Per altri personaggi (consulenti, avvocati, commercialisti) che hanno ruotato intorno all’affare, invece, si pronostica una richiesta di archiviazione.
Nella foto Danilo Coppola
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