Nell’arco di appena 30 giorni scuole chiuse a Napoli su precisa richiesta del sindaco arancione Luigi de Magistris. Per qualche tsunami in arrivo? Per un terremoto segnalato dai sismografi? Per un’eruzione del Vesuvio in vista?
Niente. Per colpa delle previsioni del tempo, che regolarmente non ci “azzeccano” mai e alla quali invece crede ciecamente non solo Palazzo San Giacomo, ma anche la Protezione civile campana.
E allora. Scuole sbarrate il 22 ottobre, forti piogge e vento, ma da qualsiasi altra parte del mondo quel provvedimento non sarebbe stato adottato. Sprangate anche il 30 ottobre: e qui ci sta, perchè la città viene investita da un vero ciclone, alberi abbattuti, uno studente d’ingegneria morto a piazzale Tecchio, a un passo dallo stadio San Paolo.
Ma eccoci al 20 novembre. Le previsioni via internet danno brutto tempo, pioggia e temporali dalle 11 in poi. Ma basta solo aprire la finestra, alle ore 9, che probabilmente pensi di essere su un altro mondo, perchè il sole splende. E continua a splendere fino alle 14 passate, poco vento, chi è uscito con il cappotto ne fa a meno. Non primavera, o ultima estate, ma quasi.
Eppure le scuole sono rimaste chiuse. Perchè era previsto il nubifragio, l’apocalisse. Ha qualcosa da dire la Protezione civile che ha diramato, con ogni probabilità, dati deliranti?
3 giorni su dieci e siamo in autunno. Di questo passo sarà almeno un mese di lezioni perdute nel corso dell’anno scolastico.
Sorge spontanea la domanda, da rivolgere al sindaco arancione, alla sua equipe di metereologi e alla sempre più fallimentare Protezione (sic) civile: ma in Svezia, in Finlandia, in Russia come faranno? Organizzano lezioni domiciliari o tutto si svolge in rete, via internet, mai il naso fuori di casa?
De Magistris, dal canto suo, ha poco tempo per pensare ai climi partenopei. Ha già l’orecchio teso verso le prossime Europee e Regionali. Per poi puntare dritto su palazzo Chigi. Quella poltrona ormai lo aspetta: e lì ci potrà andare anche con l’ombrello.
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