Pomicino batte Bassolino 33 a 18. Non si tratta di un torneo di bocce, ma del numero di assoluzioni (e molte prescrizioni) cumulate in altrettanti processi e sbandierate come veri trofei dai due ex big della Dc e del Pci nelle sue varie evoluzioni.
LA VIA CRUCIS DI DON ANTONIO DA AFRAGOLA
L’ultima performance è di Antonio Bassolino, per 8 anni sindaco di Napoli e per 10 Governatore della Campania. La diciottesima assoluzione è stata infatti pronunciata dal tribunale di Napoli il 31 ottobre scorso: si trattava di un’accusa non da poco, peculato nella gestione dei fondi riservati al dissesto idrogeologico, un tema particolarmente bollente oggi.
“Assolto 18 volte nel gelo del mio partito. Provo una grande tristezza per i tanti silenzi”, osserva con un groppo in gola il re incontrastato di Napoli e poi della Campania per un ventennio.
Ma non getta la spugna. “Resto un militante del mio partito, il Pd, e voglio ancora fare la mia parte – – osserva – dobbiamo affrontare una salita durissima. Ma non serve solo un leader, servono congressi veri e subito, oppure è finita”. Non pochi, comunque, lo corteggiano ancora: una parte di De.ma., l’associazione che fa capo al sindaco arancione Luigi De Magistris, una parte dello stesso Pd, alcuni grillini. Insomma, resta sempre uno capace di raccogliere consensi.
Un’altra assoluzione da novanta risale ad alcuni anni fa e riguarda un altro bubbone della Campania, la gestione dei rifiuti e il ruolo di commissario straordinario affidato al Governatore della Regione. Ad inizio anni ’90 fu Antonio Rastrelli, big di Alleanza Nazionale, per gli anni 2000 la poltrona è stata occupata da Bassolino.
Il processo è durato anni e la sentenza di assoluzione è stata pronunciata da Adele Scaramella, sorella del faccendiere Mario Scaramella, invischiato nel giallo della morte della spia russa Alexander Litvinenko e nel caso Mitrochin; un altro fratello è Roberto Scaramella, ex numero uno di Enav, e zio lo stesso Antonio Rastrelli.
Racconta un militante del vecchio Pci di Fuorigrotta che ha poi vissuto le odissee del continuo cambio di sigla (Pds, Ds, Pd): “Bassolino negli anni ’70 e ’80 ha rappresentato la sinistra del partito, l’ala ingraiana dura e pura, opposizione forte alla Dc e alle tante lobby di potere. Bassolino era un baluardo contro il doroteismo impersonato da Gava e Scotti e il pomicinismo che distribuiva danari a pioggia a clienti, amici, imprese collegate. Poi, quando è diventato sindaco, dopo le grandi promesse del primo anno, tutto è finito in consociativismo. E peggio ancora è andata quando è diventato Governatore della Campania. Bassolino, che rappresentava il contropotere e l’anima vera della classe operaia e di chi soffre, man mano è diventato uno di loro, un uomo di potere: si è pomicinizzato, un po’ come è successo tra Silvio Berlusconi e i suoi avversari, che si sono man mano berlusconizzati”.
Ha però ancora qualche gatta da pelare con la Corte dei Conti della Campania, che lo aveva condannato ad un maxi risarcimento per la questione rifiuti. Lui, Bassolino, si è sempre difeso sostenendo di non avere alcuna responsabilità; inoltre, di non aver alcun bene intestato, perchè tutto il patrimonio di famiglia, ormai, fa capo alla prole. Povero in canna.
‘O MINISTRO, L’AMICIZIA COL SUO INQUISITORE DI PIETRO
E povero in canna è anche ‘O Ministro, Paolo Cirino Pomicino, che si tiene aggrappato al suo vitalizio, altrimenti è difficile arrivare a fine mese. C’è comunque, per consolarsi, l’appannaggio come presidente da oltre sei anni della Tangenziale di Napoli (fu voluto su quella poltrona dai Benetton), che fa capo alla super contestata Autostrade per l’Italia, protagonista nella tragedia del Ponte Morando a Genova.
Fino a qualche anno fa, invece, riusciva a tirare avanti scrivendo libri, con lo pseudonimo di Geronimo, ed editoriali per il Giornale. Oggi è invitato un giorno sì e l’altro pure nei salotti tivvù per i talk: da buon ex ministro del Bilancio va ad impartire la lezioncina di economia al popolo bue e a far la morale agli italiani…
La più solerte nell’invitarlo Mirta Merlino, partenopea, che si fece le ossa ad Itinerario, il patinato mensile tanto caro ad ‘O Ministro negli anni ’80, 1 miliardo e passa di pubblicità dagli enti pubblici e alla quale collaboravano per mezzo milione di lire al pezzo tutti i big dell’informazione e i corrispondenti da Napoli delle grosse testate. Così si acquisiva ‘O consenso.
Nel pedigree, comunque, accanto alle 33 assoluzioni fanno capolino un paio di condanne, una per finanziamento illecito al partito e l’altra per la vicenda Enimont, la madre di tutte le tangenti.
Un processone gestito da vari pm della procura di Milano, il famoso pool, e che vide tra gli imputati eccellenti anche Francesco Pacini Battaglia, “l’uomo a un passo da Dio”, come lo definiva Antonio Di Pietro: il quale però fu molto tenero con il suo imputato che non trascorse neanche un giorno di galera.
E anche Pomicino fu inquisito da Tonino – sempre per il caso Enimont – senza subirne rilevanti conseguenze. Non solo la fece franca ma i due poi divennero anche amici. Tanto che quando ‘O Ministro fu ricoverato a Milano per un’operazione di bypass, temendo per la sua salute convocò l’amico Di Pietro per “confidarsi”. Cosa si saranno mai raccontati i due? Mistero.
Ma l’amicizia è proseguita nel tempo. Tanto che quando Di Pietro scende in campo per le prime amministrative nel suo Molise, fa quattro conti e vede che non ce la fa, con le sue forze, a raggiungere quel tot di voti necessario per essere eletto. Ed ecco che si rivolge per un ‘consiglio’ all’amico Pomicino, il quale lo affida alla cure di un altro amico, Aldo Patriciello, europarlamentare Dc, disinvolto imprenditore prima nel settore delle cave poi dell’edilizia, quindi re della sanità privata in sella alla corazzata Euromed, quartier generale a Venafro.
Patriciello riesce a far confluire una barca di voti sul nome di Di Pietro che viene quindi eletto. Più volte inquisito dalla magistratura locale (ad esempio l’inchiesta “Piedi d’argilla”) Patriciello è sempre riuscito a farla franca.
QUELLE LETTERE BOLLENTI SU CARTA MINISTERIALE
Nella lunghissima carriera, comunque, per ‘O Ministro nessun problema di camorra, come invece è capitato a tanti suoi colleghi di casa Dc (e non solo). Eppure non hanno mai trovato una piena spiegazione i rapporti con i costruttori Sorrentino da Torre del Greco, le cui società vennero confiscate e la band fece armi e bagagli per acquartierarsi a Lucca. Pomicino aveva sempre negato di conoscerli: e invece la Voce riuscì a scovare i fascicoli dell’inchiesta sull’assassinio (di stampo camorristico) di uno dei fratelli, Alessandro Sorrentino: nel fascicolo era contenuta anche un fitta corrispondenza, addirittura su carta ministeriale, tra Pomicino e Alessandro Sorrentino.
E poi: faceva guarda caso capo alla Sorrentino Costruzioni Generali l’appartamento di via Petrarca ceduto a “prezzo catastale” proprio a Pomicino il quale invece affermò: “non li conoscevo, mia moglie ha letto l’annuncio sul Mattino”. “Una bugia grossa come una casa”, titolò una cover story della Voce.
E misterioso un altro acquisto immobiliare, quello di via Nevio nella zona alta e chic di Napoli: stavolta a vendere, sempre a “prezzo catastale”, il re del grano Franco Ambrosio, al quale Pomicino aveva aperto le strade dei finanziamenti europei. Ambrosio, circa 10 anni fa, è stato ucciso da una banda di balordi romeni, un giallo ancora aperto.
Ha invece visto i sorci verdi, sotto il profilo giudiziario, il faccendiere-factotum di ‘O Ministro, ossia Vincenzo Maria Greco, che si è occupato di tutti gli affari da novanta, a partire dal dopo terremoto ’80, passando per l’Alta velocità e a una serie di appalti e lavori pubblici. Non solo attraverso imprese amiche (storica l’Icla negli anni ’80 e inizio ’90), ma anche sigle messe su in famiglia, ad esempio “Impresa spa”, primattori i figli Maria Grazia Greco e Ludovico Greco, in compagnia del mattonaro partenopeo Raffaele Raiola.
Molto attivo anche oggi sul fronte romano, Vincenzo Maria Greco, che con i suoi più stretti collaboratori punta i riflettori su tutto quanto fa progettazione e mattoni: a quanto pare nel mirino, oggi, le tante opere che dovranno essere realizzate per fronteggiare il tragico dissesto idrogeologico. Lui, del resto, è un ingegnere idraulico. I casi della vita…
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.