Colpa mia, colpa tua: il premier scarica i guai sul passato

E’ il record di Conte, premier con supporto abituale di un suggeritore personale al seguito, istruito dalla coppia più oscena del mondo, il Ce l’aveva duro Salvini e l’incompiuto Di Maio: nel corso di un’intervista il fighettone del governo gialloverde, per una volta senza suggeritore, discolpa i suoi inconcludenti tutori, responsabili dello stop all’andamento positivo del Pil, con ben 91 parole imparate a memoria. In sintesi: “La politica economica del governo è espansiva” (certo, più disoccupati, meno lavoratori stabili, miliardi in fumo per il livello oltre 300 dello spread, mutui a tassi più alti, difficoltà delle banche, debito pubblico in crescita, bacchettate dall’Europa, sfiducia delle agenzie mondiali di rating, minacce per i risparmi degli italiani, ndr) “E ho fiducia nel dialogo con l’Europa”. Allora di chi la colpa dell’economia in recessione? “Se l’Italia non cresce è colpa dei governi di prima”. Parola di Conte, pardon di Salvin-Di Maio.

Questa vince, questa perde. Dei giochi di prestigio sono maestri i gialloverdi. Dal cappello a cilindro fanno sparire ogni traccia di incongruenze, omissioni, promesse disattese, litigi tra soci, avvisi di pericolo per la nostra economia emanati dall’Europa, da economisti di fama, agenzie di rating, dalla Bce e dalla banca d’Italia, dalle opposizioni, dalle imprese, dai sindacati. Le principali sparate propagandistiche scompaiono dietro il panno colorato dei prestigiatori, dove complici assoldati a tale scopo le sottraggono alla vista. I totem del reddito di cittadinanza e della flat tax, annunciati con rullo di tamburi e squilli di fanfara, escono dalla comune – come avviene per le comparse delle commedie – oscurate da spot pubblicitari di riserva, diversivi salva faccia. Ultimo esempio: i due titoli a nove colonne del contratto di governo, voilà, escono alla chetichella, a Napoli si dice aum-aum, dal testo della legge di bilancio trasmesso al Quirinale, che lo consegna al Parlamento. Dove sono finiti il reddito di cittadinanza e i tagli alle pensioni? Nel nulla dell’incapacità di trovare le risorse a copertura delle due velleitarie intenzioni, che restano per il momento virtuali, come il governo gialloverde.

M’informa un collega, giornalista parlamentare, ben addentro alle segrete cose di Montecitorio: l’aula che ospita i parlamentari sarà presto attrezzata per lo svolgimento di incontri delle arti marziali, con una pedana a ridosso dei banchi del governo, sotto gli occhi del presidente di turno, nel ruolo di arbitro unico. La decisione unanime, con l’unica astensione di Brunetta, per manifesta inferiorità di centimetri, l’ha presa l’aula, teatro di una zuffa sedata a fatica dai commessi tra deputati dem e Fratelli d’Italia. Il fattaccio al termine della seduta per l’approvazione del cosiddetto decreto Urgenze (Genova), che ha inglobato anche il condono degli infiniti abusi edilizi di Ischia, collegio elettorale del grullino Di Maio. I dem (Orfini) a Toninelli, ministro ‘balneare’ delle infrastrutture, assente in aula (di nuovo in vacanza con la famiglia?): “Ischia è il collegio del tuo capo Di Maio e non ti presenti in aula perché ti vergogni di quello che state facendo”. Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato: “Il principe degli incapaci al governo, Danilo Toninelli, ha travalicato da tempo le porte della vergogna e oggi approda di diritto nel campo dei buffoni. Questo cialtrone sostiene su Twitter che Forza Italia sta bloccando i fondi previsti dal decreto Genova con un atteggiamento ostruzionista in aula. Il buffone Toninelli non è mai venuto né in aula né in commissione e solo grazie a Forza Italia sono stati trovati i fondi e riscritto un decreto pensato senza testa e scritto con i piedi. Una colata di vergogna lo sommergerà”. Maria Stella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera: “L’incompetente Toninelli impari a fare il ministro”. Del Rio, Pd: “Non si può chiedere a noi di non fare opposizione, questo è un condono tombale in una zona sismica, vuol dire piangere dei morti”.


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