GERMANIA / PUNTARE TUTTO SU UN GOVERNO TRA I VERDI E UNA NUOVA SPD ISPIRATA AGLI ORIGINARI VALORI DI GIUSTIZIA SOCIALE

Verdi in Germania, il boom continua e pare davvero inarrestabile. Secondo un sondaggio commissionato da “Der Spiegel”, ora il partito guidato dalla trentatreenne Katharina Schulze raggiungerebbe la stratosferica cifra del 47 per cento di potenziali suffragi. La particolare espressione contenuta nel sondaggio era “immagina di poter votare in linea di principio” per i Verdi?

Ebbene, quasi un tedesco su 2 ha risposto in modo affermativo.

Secondo il 22 per cento degli interpellati, il prossimo Cancelliere (o, con più probabilità Cancelliera) che succederà ad Angela Merkel, sarà dei Verdi: è il ritratto di Katharina Schultze, un volto di successo, una personalità carismatica.

Ancora. Sempre secondo il sondaggio ordinato dal settimanale tedesco di maggiore diffusione, il 55 per cento degli intervistati ritiene che i Verdi siano collocabili, politicamente, al centro, mentre il 36 per cento li vede chiaramente a sinistra. Un po’ il dubbio che caratterizza la presenza 5 Stelle in Italia: riempiono il vuoto a sinistra o sono centristi-moderati per via del Contratto stipulato con la Lega?

Il dopo voto in Germania porterà in un breve giro di tempo ad una erosione della Grosse Koalition, viste le contemporanee debacle di Angela Merkel con suo tandem CDU-CSU e della storica SPD, che tocca i suoi minimi storici. Che senso ha ancora un’alleanza di governo del genere?

Quindi si apre, più che mai, la questione di un nuovo scenario politico e di nuove alleanze: ma con un piano strategico ber preciso, degli obiettivi ben definiti, una reale volontà di cambiamento.

Ora il pallino è in mano alla Spd guidata da Andrea Nahles. Un partito che, val la pena di ricordarlo, al voto precedente si era presentata con un programma comune insieme a Verdi, appunto, e liberali.

Avrà la credibilità e la forza, ora, di dare un vero colpo di reni, la Spd, per rinnovare in un breve lasso di tempo la sua rouling class, logorata – come dichiara senza mezzi termini il governatore della Bassa Sassonia Stephan Weil – da 15 anni di governo negli ultimi 20?

Sarà capace la Spd di tornare a parlare con i cittadini, di rappresentare le loro istanze, quelle del lavoro e soprattutto della giustizia sociale?

Osservano i corrispondenti tedeschi da Roma: “I Verdi hanno fatto il massimo sforzo possibile, hanno raggiunto un risultato straordinario e rappresentano il progresso, il domani, rimanendo fedeli ai loro principi base, quelli cominciati a coltivare negli anni ’80. E non dimentichiamo i positivi anni a cavallo dei 2000, per la precisione tra il 1998 e il 2005, quando si formò la famosa alleanza Rosso-Verde, rappresentata dalla Spd e dal tandem Alleanza 90 – i Verdi. Furono anni di grandi riforme. Nel 2001 venne votato il no al nucleare e il cancelliere si chiamava Gerard Schoeder. Occorre ritornare a quello spirito, ma tutto ora dipende dalla Spd: avrà la reale volontà e capacità di scrostarsi quel potere che si è comunque calcificato nella sua struttura? Avrà la forza di cambiare uomini e leader? Avrà la capacità, in sostanza, di tornare a quei valori che l’hanno contraddistinta dalla sua nascita con Willy Brandt, a quel coraggio di voler cambiare le cose e di lavorare veramente per i cittadini e la giustizia sociale con la G maiuscola?”.

E’ questo il vero domandone da novanta. I Verdi sembrano pronti, già maturi per tornare al Governo, spetta alla Spd di ritrovare smalto, slancio, passione e autentica volontà politica.

Da noi non pochi sperano che il “nuovo” (chissà quando) Pd possa trarre ispirazione dalla lezione dei Verdi tedeschi per cambiare del tutto pelle e percorsi politici. Osserva sull’Espresso il docente di Scienze politiche e sociali all’Università di Bologna, Mario Ricciardi: “Facciamo come Katharina Schultz? La forza del riflesso condizionato è irresistibile per un partito democratico che oggi, dopo le sconfitte cocenti del referendum del 2106 e di diverse consultazioni politiche e amministrative, è ancora una volta alla ricerca di un modello vincente da imitare”.

Rimarca comunque le differenze storiche, politiche e culturali. Ricorda, ad esempio, “l’impegno di uno dei leader del movimento ambientalista, Joshka Fischer, come ministro degli Esteri. Il Germania l’ambientalismo è una realtà culturale e politica consolidata che in tempi recenti ha già dato un contributo al governo del Paese”.

Qui da noi niente di tutto questo, con un partito Verde mai realmente sbocciato, se non come un cespuglio al seguito di Prodi & C.

“Seguire la lezione bavarese per il Pd – continua Ricciardi – non significa certo diventare ‘un partito ambientalista di massa’. La credibilità dei Verdi in questo campo è fatta anche di campagne e di militanza sul territorio. Un tipo di impegno che il Pd ‘liquido’ e spiccatamente ‘social’ degli ultimi tempi non sembra ben attrezzato ad affrontare”. “La credibilità in tema di ambiente – aggiunge – non si improvvisa”.

Ma torniamo all’illuminate esempio tedesco. Nota ancora il docente bolognese: “La SPD alleata della Cdu perde consensi, riducendosi ai minimi termini, ma una parte dei voti persi dallo storico partito della sinistra tedesca, che in quegli anni ha sempre guardato al centro, vengono probabilmente recuperati da una forza politica riformista, che ha il coraggio di mettere in discussione l’equilibrio politico su cui la Germania si è retta negli anni di questa lunga crisi”.

E conclude la sua analisi. “Bisogna aprirsi, imparare da ciò che è accaduto negli ultimi dieci anni. Dal ritorno di una ‘questione sociale’ che ci eravamo illusi di esserci lasciati alle spalle alla crescente evidenza che il nostro modello di sviluppo appare sempre più in tensione con la sopravvivenza della vita sulla terra. C’è da ripensare il senso dell’essere per la libertà e l’eguaglianza oggi, e le strade per realizzare una società che sia prospera senza trascurare l’equità”.

Se non proprio prospera, almeno in grado di soddisfare i bisogni della collettività e di garantire una vera giustizia ed equità sociale.

 

In apertura Andrea Nahles e, a sinistra, Katharina Schultz


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