Per due anni e mezzo abbiamo scherzato. Pensavamo che dal braccio destro di don Raffaele Cutulo, il superlatitante in Brasile per quasi trent’anni, Pasquale Scotti, potessero arrivare rivelazioni choc, parole bomba dal rapimento Cirillo al caso Moro e invece niente. Un tric trac, la montagna non partorisce neanche un topolino anoressico.
Ricostruiamo la storia. Nella primavera 2016 Scotti viene catturato dopo la più lunga latitanza della storia criminale, in Brasile, dove si era rifatto una vita. Evviva, finalmente la caccia all’uomo di tutti i segreti è giunta alla sua più felice conclusione, gli sforzi di anni e anni di ricerca trionfano.
Viene ovviamente affidato alle cure dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che lo potrà interrogare per mesi e mesi, e fargli raccontare tutto quel mare di verità che sicuramente conosce, soprattutto lui che era il delegato di don Raffaele sia ai rapporti con i politici, anche quelli di alto livello, che al versante economico, ossia la gestione dei business della camorra, ingigantitisi con il dopo terremoto.
Passano i mesi ma nulla trapela. Bene, pensano i cronisti, vuol dire che è tutto così pesante e top secret che non può filtrare neanche la più piccola indiscrezione.
A fine 2016, comunque, la DDA prevede per lui un programma di protezione e un regime carcerario differenziato.
Passano i mesi. Niente. Passano altri mesi, lo zero è sempre assoluto. Staranno completando la Treccani della camorra? O l’enciclopedia di nomi e affari intrecciati in quegli anni? Mistero.
Ma ecco, in pieno agosto, la notizia, ovviamente uscita quanto tutti sono sotto l’ombrellone.
Con amarezza gli inquirenti devono ammettere che la missione è fallita, Scotti non ha raccontato nulla di utile per tutte le indagini attualmente in corso, non ha fornito il minimo elemento valido per ricostruire un crimine del passato mai chiarito né un affare mai trapelato. Un muro di gomma. Lavoro buttato al vento.
A questo punto la DDA inoltra domanda al ministero della Giustizia di revocare il programma di protezione.
Allora, abbiamo scherzato? Il gran depositario di tutti i segreti era una giovane marmotta? Uno che portava il caffè al capo e basta? Il domestico di casa?
Forse è proprio vero. Quelle storie bruciano ancora. Quei politici sono ancora vivi, ben vegeti e attivi. Quegli affari sono ancora in pieno essere e non possono certo essere svelati. Quegli imprenditori è meglio non toccarli. Quei colletti bianchi meglio lasciarli da parte. Tutte quelle collusioni meglio dimenticarle. Sì, scordammoce tutto ‘o passato.
Un segnale ben preciso: la camorra è ancora vincente.
Nella foto Pasquale Scotti
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