Foa al vertice Rai: con due voti illegali?

Se un partito sospetta brogli o irregolarità del voto, alla denuncia fa seguito una scrupolosa verifica delle schede, a tutela della legittimità dei risultati. Il presidente della commissione di vigilanza della Rai ha una sua idea anarcoide della norma e rifiuta ai rappresentanti del Pd la visione di due voti a loro dire nulli perché resi riconoscibili, a dimostrare di aver rispettato la disciplina imposta dal loro mandante. Il Pd contesta il voto sul Cda Rai: “Due schede nulle, ma non ci fanno vedere gli atti””. Barachini, presidente della commissione, arzigogola e nega la visione con la perentoria e non dimostrata affermazione che i voti si sono svolti in maniera regolare. Svicola dal problema: la contestazione del Pd non riguarda le l’andamento del voto, ma il vizio di forma di due voti, resi riconoscibili a vantaggio di Salvini. Non fosse così, perché non mostrare le schede? I componenti dem della commissione: “”Forse sanno di aver violato la legge e che il voto su Marcello Foa è nullo? Che cosa hanno da nascondere? E soprattutto come fanno a tacere i Presidenti delle Camere, Fico e del senato Casellati?”.

Ma chi è Foa? C’è una raccolta firme di parlamentari europei preoccupati per la scelta di Foa, “ospite regolare degli strumenti di propaganda russa ‘Russia to day e Sputnik’ e uso a diffondere disinformazione via internet”. Il Guardian: “Giornalista euroscettico che ha spesso condiviso notizie verificatesi false e titolare di posizioni anti gay, anti immigrati, anti vaccini e filo russe”. Intanto ha preso il via l’occupazione gialloverde della Rai. Nominato ad interim, direttore della testata giornalistica regionale, Casarin, uomo di Salvini. Ne vedremo delle belle.

E’ la manovra del cambiamento dicono in stato di euforica ebbrezza e il “languido, incompiuto” Di Maio. Il socio “Ce l’ho duro” leghista Salvini fa il controcanto. Cinguettano “E’ la manovra del cambiamento”. Di Maio, per non trascurare la vocazione populista aggiunge “E’ la manovra del popolo” e non mente perché a pagare i 27miliardi dello sforamento del deficit sarà proprio il popolo. Chi se ne intende di economia e chiunque ha sale in zucca risponde “E’ la manovra del fallimento”. I due incoscienti hanno fatto precedere il cedimento di Tria da minacce di licenziamento e gli hanno imposto di aumentare il debito dello Stato al 2,4 percento. Se il ministro rimane al suo posto è solo per volontà di Mattarella che intende evitare di vedere al suo posto un economista ancora più permeabile alla volontà del governo.

Lo spettacolo dei grillini al balcone di palazzo Chigi, con le dita a “V” in segno di vittoria, è da conservare in archivio per i giorni bui, quando la nostra economia sarà devastata dal duopolio gialloverde.  Dell’autoesaltazione fa parte anche la cancellazione della legge Fornero, ma Tria, pur in stato precomatoso per la mazzata ricevuta, ammonisce” Non ci sono risorse per abolirla”. In margine all’evento, l’inconsapevolezza dell’evanescente premier. Conte commenta soddisfatto la legge senza capire di che parla: “E’ un rigoroso accordo politico per mantenere il rapporto deficit/pil al 2,4% fino al 2021”. Capito? Si moltiplica per tre il debito annuale di 17 miliardi. Si salvi chi può. La coda dell’accordo di governo è il grido incosciente “Non temiamo lo spread né i mercati”. Peccato non ci si avveda che lo scontro con l’Europa porterà a una procedura d’infrazione contro l’Italia. E peccato che non si commenti con le dita a “V” l’indice Ftse Mib che precipita in basso (-3%) che le banche perdono dal 10 al 4%, che c’è tensione sui titoli di Stato italiani, che lo spread rimbalza a 280 punti e il rendimento decennale sale al 3,24 percento. Dima e Salvi dicono ancora chi se ne frega?

Dove comincia e dove finisce l’accordo governo-Forza Italia? Mariastella Gelmini: “Il governo ha scelto la strada dell’azzardo esponendo il Paese a incredibili rischi, portando il rapporto deficit-Pil ben oltre il 2%. Tutto questo per finanziare un programma assistenzialista. E adesso l’Italia vede il baratro. Questo è il governo dell’avventura, che invece di eliminare la povertà, rischia di far collassare il Paese, senza offrire la spinta necessaria a sostenere l’economia. Una responsabilità che si assumono in toto tutti e due i partner di governo”.

Il sovraeccitato vice premier grullino (non è un errore grullino), vittima di voracità da potere, grida allo scandalo per l’elezione di Ermini, Pd dimissionario, alla vicepresidenza del Consiglio Superiore della Magistratura. Il ministro grullino (non è un errore grullino) della giustizia Bonafede: “La maggioranza delle toghe ha deciso di fare politica”. Alla terza votazione Ermini ha battuto con 13 consensi (anche della Lega, alleata di M5S) il professore grillino Alberto Maria Benedetti, che ne ha presi 11. Come la mettono Bonafede e con lui Di Maio: avesse prevalso Benedetti, grullino doc, avrebbero usato uguale metro di valutazione o avrebbero messo la sordina alla presenza politica nel CSM del loro candidato?

Che fine ha fatto il rosario sgranato da Salvini per catturare voti dei cattolici? Il papa e i suoi vescovi hanno idee opposte alla politica di respingimento dei migranti e non ne fanno mistero. Il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti: “Un decreto dovrebbe fronteggiare un periodo di emergenza e, per quello che ho letto, il nostro decreto abolisce i permessi per motivi umanitari. In sostanza, si toglierebbe a prefetti e giudici la discrezionalità sulla protezione umanitaria, mentre rimarrebbero solo permessi per cure mediche o per necessità di rientro nei paesi d’origine per breve tempo. E’ incostituzionale l’espulsione al primo grado di condanna. Se basta questo, mi sembra si faccia qualcosa che non è proprio in pieno con quanto previsto dalla Carta Costituzionale, perché non tiene conto dei tre gradi di giudizio”.

Mozione pro-Orban, sì della Camera, Lega e M5S uniti al contrario di Strasburgo. Non passa alla Camera la mozione con cui il Pd intendeva sostenere la posizione dell’Europa contro il governo di destra xenofoba ungherese guidato da Viktor Orbàn. Disco verde a favore del leader magiaro dalla Lega e dal M5S, nonostante i grillini a Strasburgo abbiano votato a favore delle sanzioni. Prodigi della coerenza grullina (non è un errore, grullina).


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