GIALLO SIANI / I RICORDI “BOLLENTI “ DI UN EX CAPO DEI CARABINIERI 

“Il motivo dell’omicidio di Giancarlo Siani, il cronista del Mattino ammazzato nell’84 si trova a Torre Annunziata, e soprattutto negli interessi contropposti tra il sindaco di allora Bertone e il pretore Gargiulo”.

Un pezzo di ‘verità che esce dall’archivio della memoria dell’allora comandante dei carabinieri a Torre Annunziata, Gabriele Sensales, che il Mattino ha incontrato in occasione di una cerimonia in memoria di Giancarlo a Vico Equense.

“Prima di essere ammazzato – racconta Sensales a Daniela De Crescenzo – Giancarlo era preoccupato. A  metterlo in stato di agitazione le pressioni del pretore Gargiulo. A Torre la situazione era drammatica, in cinque anni 140 morti. Il sindaco Bertone e Gargiulo erano in concorrenza per la gestione degli affari illeciti in combutta con il clan Gionta. Poi morì Giancarlo e il pretore interpretò il delitto come un avvertimento nei suoi confronti. Dopo la morte di Siani sono stato convocato dal procuratore capo di Napoli Aldo Vessia e ho raccontato tutto. Pochi mesi dopo sono stato trasferito a Firenze”.

E’ la sostanza base del racconto di Sensales, in parte già rimbalzata all’epoca dei fatti, quando si parlava molto, in zona e non solo, degli affari che ruotavano intorno al sindaco Bertone e della sua conflittualità con il pretore Gargiulo, anche lui in odore di affari.

Poi il processo ha preso altre vie. Venne archiviato e solo dopo svariati anni riaperto grazie proprio ad un articolo della Voce, e soprattutto all’intervisata ad un ex consigliere del Pci e docente universitario, Alfonso Di Maio, che dopo l’intervista venne convocato in procura per la verbalizzazione.

Amato Lamberti. In apertura Giancarlo Siani

Altri mesi e mesi di indagini, i magistrati cambiano in continuazione, fino a che il fascicolo finisce sul tavolo di Armando D’Alterio che, seguendo ulteriori piste e basandosi su un paio di verbalizzazioni di pentiti attendibili, riuscì a ripercorrere quella tragedia, assicurando alle patrie galere almeno gli esecutori dell’omicidio.

Una faida tutta interna alla camorra, ma non si riusciva ad arrivare al livello dei mandanti, a quel livello politico che negli anni della ricostruzione post terremoto ’80 era a caccia spasmodica di appalti. E Torre Annunziata era uno degli epicentri non solo degli affari, ma anche per la presenza di forti clan sul territorio; e per la presenza anche di imprese di riferimento, per gli appalti, sia di politici che di camorristi, che avevano costituito un perfetto asse.

Il teste Di Maio raccontò una sfilza di dettagli (e ai pm fece anche i nomi delle imprese di riferimento politica-camorra) e segnalò che Siani stava per mandare in stampa un libro che avrebbe fatto tremare mezzo mondo. Per questo non doveva uscire, le bozze scomparire e lui essere eliminato.

Una versione, del resto, che ha molti punti in comune con quella fornita da Amato Lamberti, il direttore dell’Osservatorio sulla Camorra al quale Giancarlo collaborava. La matrice è sicuramente politica e riguardava gli affari del dopo sisma. Giancarlo era riuscito a scoprire legami tra la politica torrese e anche napoletana di alto livello (in quegli anni Dc e Psi campani erano di livello ‘nazionale’) in combutta con la camorra. Sarebbe stata una vera ‘bomba’.


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